Fascismi. Germania. L’instabilità della Repubblica di Weimar

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Weimar tra socialdemocrazia, spartachismo e nazionalsocialismo

Nel 1918 la popolazione tedesca esasperata dalla fame e dalla guerra insorge insieme all’esercito. A Berlino viene proclamata la Repubblica su iniziativa dei socialdemocratici per paura che siano gli spartachisti ad abbattere la monarchia e dare vita alla Rivoluzione sociale. Per lo stesso motivo la sede del governo è spostata a Weimar, una tranquilla cittadina nei pressi di Berlino, in quanto la capitale è in un subbuglio difficilmente gestibile. Nei Trattati di Parigi del 1919 la Germania viene umiliata e ridotta in misera principalmente su richiesta del presidente francese Georges Clemenceau: è vietata la riorganizzazione dell’esercito e della marina militare e imposto il pagamento dei danni di guerra stimati in cinque miliardi di franchi ma vengono sottratte le miniere, dunque è impossibile pagare i debiti. Queste pesantissime condizioni si aggiungono alle già presenti ingiustizie interne all’Impero tedesco, che la nuova Repubblica non ha cancellato. Con il consenso della vecchia élite di destra, il governo socialdemocratico reprime le spinte rivoluzionarie della sinistra (composta da spartachisti e socialisti indipendenti), forti soprattutto a Berlino e in Baviera. Come richiesto dalla III Internazionale, la Lega di Spartaco cambia nome in Partito Comunista Tedesco (KPD).

A gennaio del 1919 il KPD tenta un’insurrezione. Vinta questa, l’eco della Rivoluzione russa si propagherebbe rapida per tutta l’Europa. Ma la repressione è spietata: qui muoiono i principali leader spartachisti, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, insieme a numerosi operai sia comunisti e socialisti che cattolici, uccisi dalla coalizione di polizia (sotto la guida socialdemocratica) e corpi speciali (ex soldati guidati dalla destra). Rosa Luxemburg è stata una delle principali teoriche del Comunismo e la prima interna al Comintern a criticare da sinistra l’autoritarismo della Rivoluzione leninista in nome del diritto delle masse all’autorganizzazione e allo spontaneismo; Karl Liebknecht invece era stato il primo deputato dell’SPD a votare contro l’entrata in guerra della Germania nel 1914 e per questo era stato espulso dal partito.

FOTO 1. Luxemburg e Liebknecht,
Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht

Alle elezioni del 1919 per la prima volta hanno diritto di voto anche le donne ma i comunisti non vi partecipano. La vittoria va all’SPD, che però non ottiene abbastanza consensi da poter governare da solo e deve quindi ricorrere a governi di coalizione con il centrodestra, cattolico e conservatore. Così il governo socialdemocratico si ritrova al potere con l’ostilità della maggioranza della poverissima popolazione civile. Una repubblica senza repubblicani, nata da una sconfitta e da un’umiliazione e basata sulla repressione, non voluta da nessuno e priva di consensi, non può di certo avere vita facile. Nel frattempo il malcontento per le umilianti condizioni di pace poste dalla Francia continua a crescere aumentando nell’opinione pubblica tedesca nazionalismo e militarismo.

Nel 1923 a Monaco un giovane fanatico nazionalista reduce di guerra di nome Adolf Hitler tenta un colpo di Stato, noto come «il putsch di Monaco». Hitler ha la complicità di Luddendorf, anziano generale dell’esercito. Il tentativo fallisce e Hitler viene incarcerato. Durante il periodo di reclusione ha tempo di elaborare il suo progetto politico che trova chiara espressione nel testo Mein Kampf.

Nazionalismo e razzismo, imperialismo e militarismo sono accompagnati da un feroce sentimento antibolscevico e antisemita, insieme al disprezzo per la classica dottrina liberaldemocratica. Questi punti costituiscono la base ideologica di un piccolo marginale partito di estrema destra che prende il nome di Partito Nazional-Socialista dei lavoratori tedeschi, il cui nome è di solito abbreviato in Nazista. Nello stesso anno Francia e Belgio occupano militarmente il bacino minerario tedesco della Ruhr come pegno del mancato pagamento dei debiti che la Germania in ginocchio non è in grado di risarcire. Questo fatto esaspera ulteriormente i sentimenti nazionalisti della popolazione della Repubblica di Weimar ridotta alla fame.

Nel 1925 si tengono le elezioni per la presidenza della Repubblica: l’ostilità tra i socialdemocratici dell’SPD e i comunisti del KPD impedisce una coalizione delle sinistre e la vittoria va a Hindenburg, un vecchio uomo di destra ed ex generale dell’esercito ai tempi della Grande Guerra sostenuto dai monarchici e dai nostalgici del vecchio impero.

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Articolo di Andrea Zennaro

4sep3jNILaureato in Filosofia politica e appassionato di Storia, è attualmente fotografo e artista di strada. Scrive per passione e pubblica con frequenza su testate giornalistiche online legate al mondo femminista e anticapitalista.

 

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