Come la radio entrò nelle case degli italiani e come il feroce Saladino divenne il ricercato numero uno

Questa che vi racconterò è una storia con alcune divagazioni ed è anche una storia di figurine.

Se pensiamo alle figurine, pensiamo all’infanzia.

Oggi non c’è bambino o bambina che non faccia almeno una raccolta di figurine, ma nell’Italia povera del 1934 le figurine non erano diffuse e soprattutto queste di cui vi parlo non erano destinate a loro.

Se vogliamo dire tutta la verità, non c’erano neanche bambine e bambini. Certo i figli si facevano, il regime fascista premiava le famiglie più numerose, ma si rimaneva infanti per poco tempo perché, tranne pochi privilegiati, In campagna, appena possibile, si dava una mano nei campi o si andava a fare il bracciante, come Di Vittorio. Ma anche in città era così: i ragazzini, inquadrati nell’Opera nazionale Balilla, la mattina andavano a scuola e il pomeriggio a imparare un mestiere. Le bambine venivano mandate dalle suore per imparare a ricamare, o da qualche sartina perché era fondamentale per una donna saper tenere l’ago in mano. E comunque tutte le bambine dovevano aiutare in casa, anche quelle più benestanti, perché se non sai fare non saprai neanche comandare. Questo era il destino di chi nasceva femmina.

Ma questa è un’altra storia…

Meglio che ricominci a raccontare dall’inizio, e stavolta partendo dalla radio.

Un giovedì, e precisamente il 18 ottobre 1934, alle ore 13.05 l’Eiar (la Rai di allora) mandò in onda per la prima volta la trasmissione Le avventure dei 4 Moschettieri. Era sponsorizzata da Perugina e Buitoni e fu il primo caso di sponsorizzazione in Italia.

La Perugina faceva una scommessa sullo sviluppo della radiofonia, perché nel 1934 in Italia si contavano solo 400.000 radioabbonati. L’apparecchio radio era praticamente un mobile di lusso, molto costoso, e per di più l’energia elettrica non era ancora arrivata dappertutto.

Era un’Italia povera, un’Italietta.

Il programma di Angelo Nizza e Riccardo Morbelli divenne contro ogni più rosea previsione la più celebre trasmissione radiofonica dell’epoca.

Doveva essere destinata ai ragazzi, ma  riscosse un tale successo da parte del pubblico adulto che, dalle previste sei puntate iniziali, andò avanti per cinque anni.

Fu la prima rivista radiofonica fatta in Italia, caratterizzata da una lunga serie di storie in musica fantasiose e divertenti in cui i protagonisti dei Tre moschettieri di Dumas (Athos, Portos, Aramis e D’Artagnan, Re Luigi, la Regina e il Cardinale Riciliu) erano mescolati  ad altri personaggi di epoche diverse provenienti anche dal mondo dei fumetti, del cinema, della letteratura e della storia: Amleto e il suo autore Scecchespir, Ulisse, Otello, Tarzan, il conte di Montecristo, Cleopatra, Nerone, la Bella Sulamita, Mata Hari. E c’erano anche Arlecchino, Buffalo Bill, Greta Garbo, Clark Gable, Marlene Dietriich, Josephine Baker, col suo gonnellino di banane, e tanti altri ancora.

C’era ironia e c’era divertimento, insomma una ricetta ben riuscita.

Il personaggio più amato fu sicuramente Aramis, grazie alla bravura e alla simpatia del suo interprete, Nunzio Filogamo, che lo caratterizzò con la sua erre moscia che gli conferì un atteggiamento un po’ snob.

Vorrei aprire una parentesi a proposito di Filogamo, che fu artista di straordinario successo per molti anni. Fu lui, ad esempio, il primo presentatore del festival di Sanremo. «Miei cari amici vicini e lontani, buonasera, buonasera ovunque voi siate!». Forse qualcuno se lo ricorda questo saluto, il suo saluto.

Voglio raccontare un aneddoto che lo riguarda perché, anche se l’episodio non c’entra con la nostra storia, ci dà un po’ il polso di quei tempi.

Nella maschia Italia fascista l’omosessualità era una colpa.

I pederasti, come venivano chiamati allora i gay, rischiavano gli arresti domiciliari (con l’obbligo della firma giornaliera in questura, il divieto di frequentare locali pubblici, di uscire di casa fuori dagli orari stabiliti e di viaggiare) oppure potevano essere mandati al confino nelle isole o in qualche sperduta località del Sud, come accade al protagonista di Una giornata particolare di Ettore Scola. Ebbene, si dice che Filogamo, per evitare di fare la fine di Mastroianni nel film, girasse con in tasca un certificato medico che attestava che non era pederasta. Ma questa è un’altra storia…

Torniamo alla rivista radiofonica.
Alcune canzoni erano originali, ma per la maggior parte si trattava della rielaborazione del testo delle canzoni allora più di moda. Per esempio Nerone si cantava sull’aria del celebre brano di Petrolini Gastone.

In fondo, nella trasmissione si faceva quella operazione tra il comico-musicale e la parodia che diversi anni dopo ripropose il Quartetto Cetra in televisione con Biblioteca di Studio Uno, una serie che ogni settimana proponeva un classico della letteratura.

Fu un  trionfo assolutamente inaspettato che, oltre agli sponsor Perugina e Buitoni, trascinò il mezzo, cioè la radio.

Chi non possedeva ancora un apparecchio, poteva ascoltare la radio nelle sedi del dopolavoro e nei circoli dei gruppi rionali del fascio, e anche nei locali pubblici come bar e ristoranti.

Ma molti la comprarono proprio per seguire da casa I 4 Moschettieri, questo grazie all’abbassamento dei prezzi e anche perché vennero lanciate vendite a rate attraverso le varie organizzazioni del partito e delle corporazioni. Il regime ne agevolava in tutti i modi la diffusione perché  aveva fatto della radio uno strumento di consenso.  Nelle case non c’erano tutte le prese di corrente che abbiamo adesso e a volte si ricorreva a una presa che si poteva avvitare ai portalampade che pendevano dal soffitto. La lampadina si avvitava al centro di questa presa che ai lati aveva i buchi dove si inseriva la spina della radio. Io ricordo di aver visto queste prese con attaccato il ferro da stiro.

I 4 Moschettieri furono spostati dal giovedì alla domenica, l’inizio delle partite scivolò di mezz’ora e gli abbonati alle radioaudizioni salirono vertiginosamente arrivando al milione. Un milione di famiglie che non bisognava assolutamente disturbare nell’ora del pasto domenicale. È storia: il principe di Piemonte fece dire a Sua Maestà che era occupato e che lo avrebbe richiamato lui più tardi.

Ai 4 Moschettieri era abbinato un concorso a premi basato sulla ricerca delle figurine disegnate da  Angelo Bioletto  contenute nei prodotti Perugina e Buitoni. Le figurine andavano raccolte nell’apposito album in cui ne andavano messe 100.

Le figurine completavano la trasmissione, mostravano quello che la radio non poteva fare: davano le immagini dei quattro moschettieri, facevano “vedere” i personaggi.

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Quattro moschettieri

 Scoppiò la figurinomania.

La gente comprava i prodotti per avere le figurine.

In breve tempo si crearono borse, mercati ufficiali e quotazioni, la più rara, il feroce Saladino, era addirittura quotata in banca. Ci furono delle tipografie clandestine che si specializzarono nei falsi.

Tutta l’Italia era alla ricerca del feroce Saladino.

feroce saladino
Saladino

 La zia Tina mi raccontava che ogni sera, dopo il lavoro, andava al Bar Vitalesta, in Corso Vannucci, comprava una tavoletta di cioccolato Perugina, per avere la figurina nuova e poi faceva lo scambio dei doppioni. A Perugia quel bar era un luogo ufficiale per lo scambio di figurine, ma in tutta Italia c’erano locali dedicati in cui si andava a cercare le figurine mancanti.

La raccolta serviva per avere dei premi, anche se non si riusciva a completare l’album di 100 figurine, si poteva avere qualcosa.

Con cento figurine sfuse si aveva diritto a ricevere uno dei due libri: I 4 Moschettieri e Due anni dopo. C’erano poi biciclette, apparecchi radio, cioccolatini, pasta, giochi, macchine da scrivere, frigoriferi, servizi di piatti, batterie di pentole, fino al massimo dei premi: 150 album completati davano diritto a una Topolino, l’utilitaria della Fiat uscita proprio in quegli anni.

Non si era mai vista prima una campagna pubblicitaria del genere.

La concorrenza si scatenò. Non poteva più andare avanti così. Si moltiplicarono i concorsi a premi basati sulle figurine.

Le grandi aziende che videro calare le proprie vendite fecero pressione sul Governo che alla fine fu costretto a vietare i concorsi con figurine nei prodotti, e a nulla valsero le petizioni al duce di Giovanni Buitoni, allora podestà di Perugia.

La terza serie di trasmissioni (e il terzo libro: un poema alla Torquato Tasso intitolato Il feroce Saladino) rimase nel cassetto. I primi lampi della Seconda guerra mondiale fecero il resto.

Il risultato promozionale raggiunto fu incredibile per quei tempi. Quella dei Moschettieri fu la prima grande campagna multimediale che ancora oggi mantiene imbattuti una serie di primati.

Si sperimentarono nuove forme di pubblicità: per esempio i protagonisti della trasmissione furono fatti piovere con un pallone aerostatico sulla Fiera di Milano (nel 1935).

Mongolfiera - Album
mongolfiera

 Dappertutto si parlava del programma e delle figurine. Il feroce Saladino divenne il protagonista di un film con Alida Valli e Angelo Musco.

Si trattò di una serie di idee e iniziative difficilmente riproponibili: tant’è che di successi così non se ne sono più avuti.

Intanto molti Italiani avevano comprato l’apparecchio radio con il quale, oltre alla propaganda e ai discorsi di Mussolini, poterono poi ascoltare  Radio Londra che dava informazioni vere sull’andamento della guerra, faceva propaganda contro il regime e inviava messaggi cifrati agli alleati e ai partigiani.

Articolo di Paola Spinelli

Paola Spinelli. foto.jpg

Ex insegnante, ex magra, ex sindacalista, vive a Perugia alle prese con quattro gatti e i suoi innumerevoli hobby, ma è in grado di stare bene anche senza fare niente.

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