Da un po’ di tempo mi capita di riflettere sul fatto che nelle nostre università i corsi di educazione al genere sono previsti solo presso i dipartimenti di studi umanistici. Corsi di solito molto interessanti, tenuti da docenti appassionate/i, di cui mi è capitato anche di essere ospite per convegni e/o seminari, ma che non dovrebbero solo essere confinati in questo settore di studi. Nell’ambito di ogni professione infatti dovrebbe esserci una formazione su questi temi: pensiamo all’importanza della medicina di genere (ma anche alle relazioni medici-pazienti), pensiamo a quanto sia importante una consapevolezza specifica per chi studia diritto (basta pensare a certe sconcertanti sentenze contro le donne), pensiamo all’importanza per la professione giornalistica dove pare sia così difficile andare oltre il raptus e la gelosia! Ma ancora più sconcertante è la mancanza di formazione e preparazione su questi temi nelle facoltà artistiche: ci lamentiamo di pubblicità sessiste, di campagne di sensibilizzazione discriminanti (il pensiero corre alla terribile campagna contro l’infertilità della ministra Lorenzin), di slogan politici sessisti (penso al tremendo “Trivella tua sorella” venuto fuori durante la battaglia contro la trivellazione in Adriatico), di illustrazioni stereotipate nei libri di testo, ma ci si è mai posto il problema di una formazione non sessista di grafici e grafiche, illustratrici e illustratori e tutti/e coloro che svolgono attività connesse? Ho fatto una ricerca, lo ammetto, non approfonditissima, quindi sarei felice di essere smentita, ma non ho trovato nei piani di studio di Accademie e Scuole di formazione universitaria di grafica e design alcuna materia di esame su questi temi, ma al massimo qualche seminario di poche ore, non obbligatorio.
Dunque mi ha fatto molto piacere quando mia figlia, studente di illustrazione all’Isia di Urbino, ha ricevuto durante il suo primo giorno di Erasmus presso l’Ensad (École nationale supérieure des Arts Décoratifs) di Parigi un opuscolo dal titolo Égalité – Carta dell’Ensad per l’uguaglianza tra i generi e la lotta contro le discriminazioni legate al genere e all’orientamento sessuale.
La Carta tratta i più diversi aspetti collegati all’uguaglianza fra i generi: innanzitutto prevede il contrastare le discriminazioni nelle procedure di assunzioni dei/delle docenti e nella loro crescita professionale, l’uguaglianza delle retribuzioni, la pari presenza negli organismi decisionali, la lotta contro ogni forma di discriminazione.
Un altro punto è dedicato alla lotta contro ogni forma di violenza psicologica (oltre che sessuale ovviamente!) e ogni comportamento sessista. Ancora, si parla della messa in atto di comportamenti concreti per attuare un reale raggiungimento dell’uguaglianza. Il tutto è reso concreto dall’esistenza di uno sportello da contattare di persona, tramite telefono o tramite mail. Insomma tutto quanto riguarda i ruoli, i comportamenti, le relazioni tra docenti e studenti deve essere improntato all’uguaglianza e alla lotta contro le discriminazioni ma la parte dell’opuscolo che mi ha colpito più di ogni altra è quella che si intitola: “Cambiare le rappresentazioni sociali e culturali”, all’interno della quale si può leggere:
«L’EnsAD sarà particolarmente attenta al rispetto della parità nella programmazione di conferenze, mostre e di tutte le sue attività culturali. L’EnsAD si impegna a realizzare azioni di sensibilizzazione e di formazione nei suoi corsi di formazione, al fine di fornire agli/alle studenti gli strumenti per analizzare, identificare e decostruire meglio alcuni tipi di stereotipi di genere, soprattutto nel campo dell’arte e della cultura visiva. Si adopererà inoltre affinché le questioni relative al genere siano importanti quanto qualsiasi altro settore pertinente di studio nei settori dell’istruzione di base e della ricerca. Particolare attenzione sarà prestata alla presenza di artiste, autrici, designer di sesso femminile e disegnatrici.»
Leggere ciò mi ha entusiasmato. Sarà difficile che giovani formati con questo spirito, dovendo rappresentare in un libro di testo una nonna e un nonno, illustreranno la prima con i capelli pettinati in una crocchia mentre lavora a maglia e il secondo mentre legge il giornale o, dovendo rappresentare un papà e una mamma, disegneranno il primo in ufficio e la seconda ai fornelli. Desiderare un cambiamento senza individuare azioni concrete per perseguirlo è utopico.
Nella foto di copertina c’è l’insegna della strada dedicata a Parigi a Rosa Bonheur, nel 15° arrondissement. Chi era Rosa Bonheur? Grande pittrice, una delle direttrici della Scuola speciale di disegno per ragazze fondata a Parigi nel 1803 poi confluita nell’EnsAD nel 1890, data da cui l’odierno Istituto si considera precursore su questi temi, nella convinzione che «L’istruzione superiore ha un ruolo cruciale da svolgere sia nella diffusione generalizzata di una cultura della parità di genere tra le giovani generazioni e nella società, sia nella lotta contro gli stereotipi, la discriminazione e la violenza legata al genere o all’orientamento sessuale.
Ed io sono totalmente d’accordo. Per questo motivo sarò felice di sapere che esistono intenti reali analoghi in facoltà e scuole a indirizzo artistico in Italia.
Articolo di Donatella Caione
Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.