La vita lunga delle donne

L’autrice Marina Piazza, nata nel 1939, è una sociologa laureata a Ca’ Foscari, che ha un vasto e importante curriculum: è stata presidente della commissione Pari Opportunità della Presidenza del consiglio dal 2000 al 2003; dal 1995 al 2000 è stata responsabile per l’Italia del network Families and Work dell’Unione Europea. Docente esperta negli studi di genere, continua oggi la sua attività di ricercatrice sulle condizioni familiari e lavorative delle donne. Rielaborando gli studi, le interviste e le ricerche ha pubblicato numerosi libri sulle trentenni, le cinquantenni, la maternità, la menopausa, i rapporti fra donna e uomo, ricevendo premi e riconoscimenti anche per le qualità letterarie delle sue opere.
Frutto di tanti incontri sul tema della vecchiaia avuti con donne fra i sessanta e i settantotto anni a Milano e Lugano, è appena uscito il suo nuovo lavoro dal titolo La vita lunga delle donne (ed. Solferino) che ha sollecitato la mia curiosità per svariati motivi. Innanzitutto perché è risaputo che, specie in Italia, la longevità femminile è un dato acquisito, poi perché anch’io mi avvio sulla strada della “seconda giovinezza” (come dice Piazza: «Non felici di invecchiare, ma libere di invecchiare») e poi perché di recente mi sono occupata di donne di età avanzata ancora vivaci, operose, piene di entusiasmo e voglia di vivere (Lia Origoni, splendida centenaria sarda, per citarne una). Mi è piaciuta anche la copertina con delle tartarughe colorate, dall’occhio vispo, che significano sì lentezza, ma anche pazienza, calma, perseveranza.
Il libro, elemento non trascurabile, è arricchito da precise note e da una bella e ampia bibliografia che può incoraggiare chi legge ad approfondire le tematiche, ricorrendo anche alla narrativa, non necessariamente a saggi specialistici; vale la pena riprendere in mano i sempre attuali La terza età (ma in francese La vieillesse, Simone de Beauvoir), Gli anni (Annie Ernaux), Mattino nella casa bruciata (Margaret Atwood), L’ospite (Lalla Romano), Una storia chiusa (Clara Sereni), Le onde (Virginia Woolf) e molti altri.
Dall’indice emerge la suddivisione interna in agili capitoli tematici che si leggono con vero piacere per il tono discorsivo e colloquiale, amichevole vorrei dire, perché attingono a esperienze quotidiane, di vita vissuta da donne reali, non da modelli costruiti a tavolino. La stessa autrice si apre a noi con confidenza e racconta della sua progressiva fragilità, della difficoltà di accettare il cambiamento, di alcune rinunce, ma anche di nuove conquiste in termini di indipendenza e di libertà dal giudizio altrui. È divertente quando racconta che si è lasciata i capelli bianchi oppure quando riferisce l’imbarazzo della prima volta in cui qualche passeggero cortese le ha ceduto il posto sull’autobus. «La prima volta la reazione è di stizza (“Gli avrei dato un pugno”), la seconda volta di gentile rifiuto (“No, grazie, va bene così”), la terza volta di accettazione quasi commossa (“Lei è molto gentile, grazie”)».
Il modo di vedere la vita, con l’età, cambia; racconta Piazza che quando seppe della morte di Philip Roth si trovò a pensare che fosse morto giovane (a 85 anni); cita poi il caso di due donne formidabili, attivissime ottantenni: l’artista Giosetta Fioroni e l’editrice Laura Lepetit. «Salvarsi non dalla vecchiaia ma dalla decrepitudine»: non a caso chi si salva, oltre a godere di una buona salute, ha una mente curiosa, ha una attività appagante e coinvolgente, non sta in casa a lamentarsi. Quello che fa – qualunque cosa sia – lo fa perché è “libera” di farlo, e quindi si diverte.
La lettura procede fra riflessioni, ricordi, momenti belli e brutti, persino traumatici (all’autrice morì il babbo in maniera «improvvisa e assurda» quando era una bambina di soli sette anni), ma bisogna reagire e riscoprire la propria forza vitale, come fa la protagonista del film di animazione Le stagioni di Louise. Occorre superare pregiudizi e stereotipi anche in questo caso: il vecchio solo, incapace, fragile ma polemico e lento nella guida, la vecchia bigotta, smemorata, intollerante, eppure non mancano le esperienze di giovani che raccontano di nonne e nonni ricchi di interessi, sempre in movimento, aggiornati, moderni, sessualmente attivi. A ottant’anni Lia Origoni acquistò il suo primo computer, ora ha allestito in casa uno studio di registrazione in cui “ripulisce” da fruscii e disturbi le incisioni dei suoi vecchi dischi.
Un tema dolente può essere quello economico: quasi la metà delle pensionate italiane vive con meno di 1000 euro al mese e deve fare i conti con la realtà quotidiana, con le spese mediche e per l’alloggio (dove e con chi vivere?), magari anche con le barriere architettoniche e la mancanza di quei piccoli accorgimenti che renderebbero l’esistenza più semplice: una panchina alla fermata dell’autobus, scritte a caratteri più grandi, una rete di condivisione di servizi e sostegno reciproco, sconti e accessi facilitati per palestre e centri fisioterapici.
In un libro sulla vecchiaia non possono mancare due tematiche: la malattia e la morte; come diceva Leopardi, la prima si può anche evitare, ma la seconda è inevitabile. Il decadimento fisico fa paura, giustamente, ma spaventa forse di più quello mentale, partendo dai primi innocui vuoti di memoria, che talvolta possono persino farci sorridere. In un celebre romanzo il protagonista telefona alle quattro di mattina al figlio per sapere come si chiama quel dannato aggeggio che serve per raccogliere il brodo! A proposito della morte, Piazza riflette –attraverso le voci delle donne con cui si è confrontata – sia sul timore della propria sia su quella degli altri: quando si cominciano a perdere i familiari, il marito primo fra tutti, le amiche, i conoscenti, si avverte un enorme vuoto che difficilmente si rimpiazza. Non c’è più un “noi”, ci si sente sopravvissute, dice qualcuna. È ben diverso però invecchiare in solitudine o invece circondati/e da affetti solidi, in una coppia affiatata. C’è chi è lieta della sua “nonnitudine”, ma anche chi si dichiara «felicemente vedova» o sceglie di divorziare a ottant’anni.
A conclusione del percorso di lettura – che riserva ancora pagine di grande interesse – vorrei condividere quanto scrive l’autrice; non sarà una formula dal potere miracoloso, ma direi che è un bel suggerimento per tutti noi (donne e uomini) che, prima o poi, ci dovremo confrontare con la vecchiaia: «Saggezza, apertura, ironia, consapevolezza di sé e del mondo insieme a uno sguardo più distaccato, persino leggerezza». A questi mi sento di aggiungere un altro elemento che – a mio giudizio – dovrebbe essere per l’intera vita uno stimolo continuo: la curiosità, la voglia di sapere, di imparare e di fare, senza credere di aver tutto già acquisito. E le sorprese non mancheranno mai, proprio come l’albero di prugne che sembrava «rinsecchito e morto» e ha ripreso a fare frutti succosi e dolcissimi.

 

Articolo di Laura Candiani

oON31UKhEx insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume e Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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