Yang Jiang ha vissuto gran parte della sua vita a Pechino, al di là di qualche anno di studi a Oxford e alla Sorbona, per questo ho attraversato il globo per il nostro incontro di oggi.
Davanti a una tazza di delizioso tè caldo emerge subito la sua profonda riservatezza, che non so se imputare a una timidezza personale o a un fattore culturale.
“Signora Yang Jiang, quando hanno cominciato a rivelarsi a lei le sue grandi doti di scrittrice e intellettuale?”
“Devo ammettere che da bambina non ero un vero e proprio enfant prodige, anche se, un po’ per talento innato, un po’ per l’educazione ricevuta, ho sempre dimostrato di essere leggermente avanti alla media dei miei compagni di scuola”.
“I suoi genitori la incoraggiavano?”
“Ho avuto la fortuna immensa, che, purtroppo, nel mio Paese non è da sottovalutare, di nascere in una famiglia in cui uomini e donne erano considerati pari. Mio padre ci teneva che io ricevessi un’ottima educazione e, anche se non l’ha mai detto chiaramente, voleva insegnarmi a pensare liberamente e ad avere una determinazione ferrea per inseguire i miei sogni”.
“Ha mai dovuto scegliere tra la sua carriera e la sua famiglia?”
“No, la mia attività professionale non ha mai influenzato negativamente la mia vita famigliare e viceversa: non ho mai pensato di abbandonare una delle due. Credo che mio marito, Qian Zhongshu, capisse il senso profondo della mia anima e con la nostra bambina avevamo creato un piccolo porto sicuro”.
“Ha qualche rimorso?”
“Solo quello di non aver studiato da subito quello che mi piaceva davvero, cioè la letteratura”.
“In cosa si è laureata invece?”
“In un primo momento ho studiato scienze politiche all’Università di Dongwu, poi però mi sono specializzata sul romanzo francese alla Sorbona ed è tra Parigi e Oxford che ho imparato così bene le lingue, permettendomi di tradurre anche una serie di opere, come il Don Chisciotte”.
“Tutti hanno un proprio libro che, in fondo al cuore, preferiscono. Il suo qual è?”
“Le giuro che non ne ho uno. Posso dirle quello che preferisco meno!”
“Sono tutta orecchie!”
“Una delle commedie che ho scritto si chiamava Sporting with the world, ma il copione era talmente deludente che ho scelto di farlo sparire io stessa, non volevo arrivasse ai posteri”.
“Senta, prima mi accennava a quanto i suoi genitori dessero peso al libero pensiero. Leggendo le sue opere ho notato quanto effettivamente lei si sia discostata dalla convenzionale partecipazione intellettuale alla politica del proprio Paese. Vuole dirmi qualcosa in più?”
“È un discorso molto complesso: mi interessa più approfondire la potenzialità e la moralità umana che criticare il sistema e la politica. Per potenzialità non intendo nulla che abbia a che fare con l’eroismo, col titanismo, intendo la capacità di adattarsi alle persone, alle situazioni, alle occasioni che la vita presenta, ancor di più se sfavorevoli”.
“Come mai?”
“Perché è nella crisi, nella tempesta, che si rivela la tempra di un individuo, sono le avversità a renderci forti. C’è chi ha interpretato questa mia distanza dalla politica come arroganza, senso di superiorità, ma non è affatto così: è la libera scelta di non naufragare nel mare impetuoso degli umori politici e delle convenzioni sociali”.
“Se dovesse dare un consiglio alle future generazioni, che direbbe?”
“Di non sprecare la propria vita, di essere delle persone piene di stimoli e valori”.
“Mi scusi l’indiscrezione, ma avendo vissuto 104 anni sono sicura che le mie lettrici vorrebbero glielo chiedessi…Qual è il segreto della longevità?”
“Sembrerà sciocco, ma, al di là di cause incontrollabili ed esterne, credo proprio sia la gentilezza”.
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YANG JIAN: Nata a Pechino nel 1911 e morta nella sua città natale nel 2016 è stata un’intellettuale, traduttrice e scrittrice cinese. Appartiene alla generazione degli intellettuali cosmopoliti degli anni ’30 e ha perfezionato i suoi studi universitari frequentando le facoltà letterarie della Sorbona e di Oxford.
Ha scritto opere teatrali, due romanzi e molti saggi, alcuni di questi ultimi tradotti in italiano nelle raccolte Il tè dell’oblio e Camminando sul bordo della vita.
Articolo di Emma de Pasquale
Emma de Pasquale è nata a Roma nel 1997 ed è laureata in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente frequenta la magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre. Ha interesse per il giornalismo e l’editoria, soprattutto se volti a mettere in evidenza le criticità dei nostri tempi in un’ottica di genere.