Il bullismo contro chi è dislessico per aumentare il consenso

La mia esperienza di mamma mi ha portato a conoscere e dover/voler approfondire molti temi, uno dei quali riguarda i disturbi dell’apprendimento: dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia. Ho dovuto capire, studiare e riuscire a farmi una mia idea per poter essere maggiormente d’aiuto a mia figlia. La cosa più importante che ho compreso, durante gli anni, oltre alle modalità migliori per fare da tutor ad una ragazzina discalculica, è stata che c’è un errore di fondo nel chiamarli disturbi ma che secondo me la parola adatta è diversità di apprendimento. Indubbiamente si può parlare anche di difficoltà se ci si relaziona ai problemi reali che hanno le persone ma alla base di tutto vi è una diversità.
Lo sappiamo bene, siamo tutti/e diversi e diverse e solitamente questa diversità ci piace ma molto spesso diventa un problema, che sia di colore della pelle o di religione o di abitudini culturali o di orientamento sessuale o di abilità. Ma mentre molte di queste differenze dovrebbero essere ininfluenti, in un mondo perfetto, sulla vita di chi le vive, anche perché spesso sono collegate solo al dove si vive (una persona con la pelle chiara diventa diversa a sua volta in un Paese in cui tutti hanno la pelle scura) le differenze di abilità sono oggettivamente influenti perché realmente incidono sulla vita delle persone che le portano con sé e non solo perché le conducono spesso ad essere discriminate.
Avvicinandomi a questo tema ho letto molti testi: Le aquile sono nate per volare è il titolo del bellissimo libro-manuale di Rossella Grenci che mi ha spalancato gli occhi su questo mondo o Un pesce sull’albero di Lynda Mullaly Hunt che qualche anno dopo mi ha emozionato e ha rafforzato le mie convinzioni. Due libri che già dal titolo dicono tutto: se un’aquila è nata per volare non la si può costringere a camminare e un pesce sull’albero, fuori dall’acqua, morirebbe in pochi minuti. Allo stesso modo, le persone non pensano, non comprendono, non apprendono allo stesso modo. D’altra parte che non esista un unico modo di essere intelligenti ma che ci siano intelligenze multiple ce lo aveva spiegato Howard Gardner già una quarantina di anni fa. Ma la rigidità dei programmi scolastici e dei metodi di insegnamento fanno sì che siano quelli/e con intelligenza di tipo tradizionale ad emergere, semplicemente perché vengono loro impartiti insegnamenti e lezioni nel modo in cui per loro è più facile comprendere. Se però impariamo a conoscere il modo in cui ogni bambino o bambina con Dsa apprende e insegniamo seguendo la modalità opportuna per loro, li vedremo volare come aquile. Non è un caso che moltissime menti straordinarie fossero dislessiche o discalculiche: Carlo Magno (imperatore), Cher (cantante), Muhammad Ali (alias Cassius Clay) (pugile), Harry Belafonte (cantante), Napoleone Bonaparte (imperatore), Hans Christian Andersen (scrittore), Winston Churchill (statista), Albert Einstein (scienziato), Walter Elias Disney (fondatore della Walt Disney), Henry Ford (imprenditore), Galileo Galilei (scienziato),  John F. Kennedy (presidente degli Usa), Isaac Newton (fisico), Nelson Rockfeller (imprenditore), Quentin Tarantino (regista), George Washington (primo presidente degli Usa), W.B. Yeats (poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1923) e forse il più geniale di tutti, perché lo era in campi svariati, Leonardo da Vinci che, ricordiamo, scriveva al contrario (come farebbe ogni mancino se non fosse corretto, e anche di questo ci sarebbe da parlare).
Quanti/e invece sono stati etichettati come svogliati/e, privi/e di interesse, sempre a fantasticare, o “sulla nuvoletta” come diceva una insegnante di mia figlia. Quanti non ce l’hanno fatta a sopravvivere alla scuola, come ben ci racconta Pennac in un altro bellissimo libro che consiglio a chi vuole approfondire questi temi: Diario di scuola, in cui parte proprio dal suo “mal di scuola”.
Ci sarebbe da dire tanto sui Dsa, gli studi fatti, le metodologie usate, le diagnosi, il modo in cui la scuola li/le supporta ma non è di mia competenza e non è questa la sede per parlare di come io, da madre, abbia sostenuto mia figlia. Desidero invece dire qualcosa sulla discriminazione che molto spesso accompagna il percorso scolastico di questi ragazzi e ragazze, specie quando non sostenuti, dalla disapprovazione delle insegnanti (in particolare quando il problema non è stato diagnosticato) alla derisione dei compagni e delle compagne che può sfociare in vero e proprio bullismo. I Dsa sono perfetti candidati a subire il bullismo: a volte perché distratti, di frequente perché meno bravi, in molti casi perché non ordinati o precisi (spesso un dsa è anche disprassico cioè con difficoltà nel coordinare i movimenti per cui facilmente lo/la vedremo con le scarpe slacciate o il grembiule abbottonato con i bottoni sbagliati e le manine molto sporche di colore dopo aver dipinto), a volte ancora perché hanno sguardi diversi sulle cose e le insegnanti attente sanno quanto devono lavorare anche per evitare discriminazioni che poi hanno conseguenze terribili sull’autostima. Si innesca una catena negativa: più appaiono diversi, più vengono derisi, più peggiora l’autostima e più compiono errori che li fanno apparire diversi.
Detto tutto ciò si può immaginare facilmente la rabbia e il dolore di chi combatte quotidianamente contro i pregiudizi su dislessia, discalculia ecc. e poi si trova ad assistere al bullismo praticato a fini elettorali contro una giovane “Sardina”, un ragazzo di vent’anni che ha avuto l’unica colpa di dire ciò che non piaceva a colui che ha fatto del bullismo e del cyberbullismo il principale strumento di campagna elettorale: contro le donne, contro le persone dalla pelle scura e i non italiani/e in generale, e ora anche contro chi vive i disturbi dell’apprendimento.
Da mamma, il mio pensiero e la mia vicinanza sono andati prima al ragazzo, Sergio, e poi ai suoi genitori perché ho immaginato, come fossero miei, prima il loro orgoglio nel vederlo prendere la parola e poi il loro dolore nel vederlo deriso.
Coraggio, Sergio, siamo con te. Non è l’essere dislessico a risultare sbagliato, ma l’essere portatore di odio e di discriminazioni, arrivando al punto di sfruttare la diversità per aumentare il proprio consenso.

Moise. Dislessia
Vignetta di Moise, Paolo Moisello

 

 

Articolo di Donatella Caione

donatella_fotoprofiloEditrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.

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