Il Primato di Pearl

La prima in assoluto ad ottenere il premio Nobel per la Letteratura, nel 1909, fu la svedese Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf. Selma detiene anche un altro primato: fu la prima donna a cui dedicarono, in Svezia, una banconota ed a lei è intitolato l’asteroide 11061. Dopo di lei, trascorsero ben 17 anni prima che questo Nobel fosse assegnato ad una scrittrice: la nostra connazionale Grazia Deledda che lo ricevette nel 1926. Da allora solo altre tredici donne ne sono state insignite: ultima la polacca Olga Tokarczuk nel 2019.

Pearl S. Buck è stata la prima donna americana a vincere il Nobel per la Letteratura.

Di lei ha tracciato un sintetico profilo Agnese Onnis.

«Pearl Comfort Sydenstricker, più nota come Pearl S. Buck, nata in Virginia a Hillsboro il 26 giugno 1892, è stata una famosa scrittrice statunitense del XX secolo.
Malgrado i suoi numerosi libri siano stati tradotti e letti in tutto il mondo, il suo nome non è citato nella grande letteratura americana. Troviamo opinioni interessanti sulla produzione di Pearl Buck sia nelle analisi di autori cinesi quali Kang Liao, che la considera “un ponte umano tra le civiltà dell’Oriente e dell’Occidente”, sia in quelle di autori occidentali come lo storico James Thomson: “La Buck è l’occidentale più influente che possa scrivere sulla Cina dal XIII secolo di Marco Polo”.
Figlia di Absalom e Caroline Sydenstricker, due presbiteriani che svolgono opera missionaria in Cina, Pearl trascorre la sua infanzia a Ching Kiang e a Shanghai, studia la dottrina di Confucio e il cinese di Pechino ma anche il cantonese attraverso le leggende taoiste narrate dalla sua governante. “Al mattino leggevo i miei libri di testo americani e imparavo le lezioni che mia madre mi assegnava basandosi fedelmente sul metodo Calvert, mentre al pomeriggio studiavo sotto la tutela completamente diversa del Signor Kung. Diventai mentalmente bifocale, e così mi resi conto presto di come non esista nelle questioni umane una verità assoluta”.
La sua formazione, seppure impregnata di cultura americana, viene influenzata per buona parte dalla cultura cinese e dalle pagine dei suoi libri traspare la sua profonda e partecipata condivisione. “A quel tempo non mi consideravo bianca. Così sono cresciuta in un mondo doppio: quello presbiteriano dei miei genitori, piccolo bianco e pulito, e quello grande affettuoso allegro e non pulitissimo dei cinesi. Tra i due non c’era comunicazione: quando ero nel mondo cinese ero cinese, parlavo cinese, mi comportavo da cinese, mangiavo come loro e condividevo i loro pensieri e i loro sentimenti”.
Frequenta gli studi negli Stati Uniti fino alla laurea in letteratura inglese in Virginia, nel 1917 conosce nel Campus e poi sposa John L. Buck, un insegnante di economia agraria, col quale ritorna in Cina, questa volta nelle zone rurali povere da cui Pearl prende in seguito spunti e materiale per il suo romanzo più famoso, The Good Earth (La buona terra).
Negli anni Venti scrive saggi e novelle per la rivista “Atlantic Magazine” e su “Asia” pubblica il racconto A chinese woman, successivo soggetto del suo primo romanzo Vento dell’Est Vento dell’Ovest. Nel lungo arco della sua vita Pearl pubblica circa settanta libri, tradotti in occidente, alcuni anche in Cina dove è conosciuta col nome locale di Sai Zhenzhu.
Rimarcando il suo debito verso la tradizione letteraria cinese, Pearl esorta gli scrittori occidentali: “La Cina esiste, i cinesi e la tradizione letteraria cinese anche. Siatene coscienti”.
Pearl insegna all’università di Nanchino Lingua e letteratura inglese fino al 1927, quando deve sfuggire alle ritorsioni xenofobe cinesi trasferendosi per un anno in Giappone, dove studia la lingua e le tradizioni di quel Paese. Non nasconde comunque le contraddizioni del mondo delle donne cinesi, nei suoi scritti ritrae le loro storie fatte di dolore e solidarietà, combatte le usanze che le opprimono, come quella delle bambine vendute come schiave o maritate a 12 anni o quella del concubinato. Riesce a trascrivere nei racconti la vita reale del mondo cinese della tradizione e della lunga parentesi rivoluzionaria, è esperta convinta della multiculturalità e fautrice dell’umanitarismo internazionale, anticipando così il femminismo e le analisi dell’antropologia culturale.
Al suo ritorno negli Usa scrive e pubblica nel 1931 la sua opera più nota: The Good Earth, ricevendo il premio Pulitzer. La scrittrice vive un’intensa attività letteraria, soprattutto ha bisogno di pubblicare i libri perché fonte sicura di guadagno per le costose spese mediche necessarie a sua figlia Carol affetta da gravi disturbi neurologici.
A soli 46 anni, nel 1938, Pearl Buck è la prima donna americana a ricevere il premio Nobel per la Letteratura. Negli anni Quaranta, impegnata socialmente sul fronte delle ingiustizie sociali e razziali, fonda la “East and West Association” per favorire nel territorio statunitense gli scambi culturali e sociali con le minoranze etniche. Dopo la guerra riprende a scrivere e a manifestare il suo impegno per i diritti civili. Da convinta multiculturalista, Pearl intende nobilitare la storia cinese attribuendo significato a una cultura differente per renderla comprensibile al mondo americano.
Durante la Seconda guerra mondiale prende posizione contro l’internamento delle persone giapponesi residenti negli Usa, nel 1941 si dichiara pubblicamente contro le dittature europee, preoccupata per l’ascesa del fascismo e del nazismo in Europa e per i suoi effetti sulla libertà e sul ruolo delle donne. Per tutte le sue dichiarazioni sulle libertà democratiche viene considerata eccentrica e radicale. Dedica alle tematiche di genere una raccolta di nove saggi in cui lamenta quanto le donne americane troppo spesso siano relegate in casa, sottovalutando la loro curiosità intellettuale e il desiderio di imparare. Nel 1949 istituisce “The Welcome House Inc.”, una fondazione per ospitare bambini e bambine di provenienza asiatica, cresciuti negli Stati Uniti in attesa di adozione in famiglie americane; a conferma del suo impegno civile e umanitario, Pearl ne adotta alcuni. Decisa e intransigente, partecipa attivamente alle battaglie per i diritti civili delle donne e per la parità nella Costituzione americana e nel 1942, come commissaria Aauw (American Association of University Women), dà priorità alle questioni legislative, studiando e discutendo temi quali la parità salariale e la parità di rango per le donne nelle forze armate, la lotta per abrogare pratiche di lavoro discriminatorie nei confronti delle donne sposate e il Ser.
Nel 1950 Pearl entra a far parte dell’American Academy of Arts and Letters e, attraverso un documento pubblico, denuncia le difficoltà di integrazione e le misere condizioni di vita degli emigranti negli Stati Uniti. Il mondo politico e accademico statunitense è in parte critico nei confronti della scrittrice che manifesta il dissenso verso le scelte politiche del nuovo ordine mondiale costruito con la guerra fredda. Vengono messe sotto controllo tutta la sua produzione letteraria e la sua attività di pacifista.
Nel 1959 partecipa alla campagna contro l’uso delle armi atomiche e scrive condannando i bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki. A Denby, nel Vermont, scrive l’ultimo suo saggio: China Post and Present. Muore il 6 marzo 1973.
Negli Stati Uniti, dieci anni dopo, viene dato riconoscimento all’impegno civile di Pearl S. Buck con l’emissione di una serie particolare di francobolli (5 ¢ Grandi americani) emessi dall’United States Post Service».

Nei Paesi Bassi le sono intitolate una piazza a Rotterdam e una via a Dordrecht. In Pennsylvania portano il suo nome una strada di Levittown e un’area verde a Bristol.

 

 

Articolo di Ester Rizzo

a5GPeso3Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo e di Le Ricamatrici.

 

Un commento

  1. Brava Ester: non conoscevo questa donna, che lottava per me prima ancora che io nascessi, e me l’hai fatta amare perché donne come lei hanno tolto molte pietre davanti ai nostri piedi sulla strada della parità.

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