Sabato 28 marzo – a partire dalle ore 20,30 locali – si spengeranno per un’ora le luci in centinaia di piazze e monumenti di tutto il mondo, a cominciare da Venezia che doveva costituire la cornice del principale evento di Earth Hour in Italia. La situazione purtroppo non consentirà la realizzazione di concerti, incontri pubblici, coinvolgimento di scolaresche, tutte manifestazioni collaterali che caratterizzano normalmente l’evento, rendendolo una bella festa e una presa di coscienza collettiva. Venezia d’altra parte è stata scelta come simbolo del cambiamento climatico in atto, con il picco di 187 cm. di acqua alta registrato a novembre scorso, il secondo più alto e dannoso di sempre.
L’Ora della terra, che costituisce la più grande mobilitazione globale del Wwf (World Wide Fund for Nature) in tema di cambiamenti climatici, nacque nel 2007 in Australia, quando si spensero le luci della celebre Sydney Opera House e furono coinvolte oltre due milioni di persone. Da allora la manifestazione è cresciuta ed è divenuta un impegno reale per individui, comunità, imprese, organizzazioni in oltre 190 Paesi, ma anche la concreta dimostrazione che risparmiare energia si può.

Nel 2019 aderirono, solo in Italia, oltre 400 comuni fra cui Matera, capitale europea della cultura, mentre nel mondo si spensero le luci di oltre 18.000 monumenti: dalla Tour Eiffel al Big Ben, dal Colosseo all’arena di Verona, dal Cristo Redentore di Rio al ponte sul Bosforo, all’Empire State Building. L’effetto mediatico fu straordinario, con 3 miliardi e mezzo di messaggi sui social e sul web.
Anche se la manifestazione quest’anno sarà sotto tono e limitata allo spegnimento simbolico degli edifici, non per questo sarà meno importante: quello che viviamo infatti è un anno cruciale per l’ambiente perché si dovranno stabilire gli obiettivi di tre grandi meccanismi politici dell’Onu: l’Accordo internazionale sui cambiamenti climatici, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, la Convenzione sulla diversità biologica. Dobbiamo cogliere queste opportunità al fine di garantire un impegno internazionale per un New Deal for Nature and People che riconosca il legame indissolubile e fondamentale fra natura, clima ed esseri umani. Non c’è tempo da perdere: secondo un rapporto delle Nazioni Unite abbiamo solo 12 anni per evitare che il riscaldamento globale diventi incontrollabile, mentre la popolazione umana continua a sfruttare tutte le risorse possibili della terra, alterando paesaggi e corsi d’acqua, inquinando, distruggendo gli ecosistemi più delicati, riempiendo mari e oceani di plastica e provocando una perdita di biodiversità senza precedenti (come anche i recenti incendi ci hanno mostrato in tutta la loro forza distruttiva). Dobbiamo agire tutti/e insieme e coinvolgere i Governi, con il comune sforzo di azzerare le emissioni di CO2 ben prima del 2050. Solo così sarà possibile limitare il riscaldamento a 1,5°C sopra i livelli preindustriali. Per l’Europa significa puntare su una riduzione delle emissioni di gas serra del 65 % entro il 2030. Senza uno sforzo comune sarà impossibile creare un futuro migliore e ognuno/a di noi, nella propria realtà quotidiana, iniziando da gesti semplici e facili può dare il proprio contributo e vederne concreti risultati nella bolletta dell’energia elettrica: tenendo negli ambienti qualche grado in meno in inverno, in più in estate, spengendo le luci che non servono, utilizzando lampadine a basso consumo e – per l’esterno – quelle fotosensibili, moderando l’uso di elettrodomestici e apparecchi elettrici/ elettronici, preferendo la modalità “eco”, azzerando le piccole spie di computer e televisori, assolutamente inutili specie di notte e in nostra assenza. Insomma, lo stile di vita si può modificare e rendere più sostenibile: non si tratta di un nostalgico ritorno al passato con le candele e le lampade a olio, ma di voler bene all’unico pianeta che abbiamo, e poi un po’ di penombra ha sempre il suo fascino!
Articolo di Laura Candiani
Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume e Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.