Il futurismo fu un movimento misogino, proclamava il disprezzo della donna e costruiva una visione dell’arte fondata su valori maschili quali la forza, la velocità, la guerra. Eppure al suo interno ci furono tante donne, indipendenti, intellettuali di primo piano, che sperimentarono innovazioni anche in ambiti trasversali quali le arti decorative, la scenografia, la fotografia, il cinema, la danza, la letteratura, il teatro, e spesso ebbero delle posizioni critiche nei riguardi del movimento. Fra di loro Valentine De Saint-Point nel 1912 pubblicò il Manifeste de la Femme futuriste, in risposta al Manifesto del Futurismo di Marinetti pubblicato nel 1909. Vi si legge: «Ogni donna deve possedere non soltanto delle virtù femminili, ma delle qualità virili; e l’uomo che ha soltanto la forza maschia, senza l’intuizione, non è che un bruto. Non più donne piovre dei focolari, le donne sono le Erinni, le Amazzoni,….le guerriere che combattono più ferocemente dei maschi».
Benedetta Cappa (Roma, 1897 – Venezia, 1977)
È la figura più nota del futurismo femminile, non fosse altro perché era la moglie di Filippo Tommaso Marinetti. Scrisse alcuni romanzi e un poema; nei dipinti registrò le sensazioni riportate dai suoi viaggi in aereo, dalla velocità di treni e mezzi marini. Partecipò a tante mostre futuriste in Italia e all’estero, firmò il Manifesto dell’aereopittura e quello sulla plastica murale; collaborò a scenografie teatrali. Nel 1938 dipinse a Palermo cinque grandi pannelli raffiguranti le comunicazioni terrestri, marine, aeree, telegrafiche, radiofoniche per la Sala del Consiglio del palazzo delle Poste.
Filippo Tommaso Marinetti disse di lei: «Ammiro il genio di Benedetta, mia eguale e non discepola». Certamente fu un’artista a tutto tondo, rimasta nell’ombra di una personalità dirompente come quella del marito. Eppure il suo linguaggio fu creativo e autonomo, fu guida e punto di riferimento per tutti i futuristi e va ascritto a suo merito la diffusione del movimento oltreoceano.

Olga Biglieri (Mortara, 1915 – Roma, 2002)
Più nota col nome d’arte di Barbara, prese il brevetto di pilota a soli sedici anni. La pratica del volo le suggerì le visioni con cui rendeva le sue sensazioni, soprattutto il brivido della velocità. Raccontò che, quando era in volo, non aveva più corpo, era solo spirito.
Del suo incontro con Marinetti scrisse: «Non mi sfiorò neppure l’idea che Marinetti, in quel momento, stava catturando un caso nuovo nel futurismo, un caso che poteva far notizia: un’aviatrice, diceva lui; l’unica donna aviatrice del movimento futurista. Non capii che solo quello gli importava, e non come sapevo dipingere».
Convinta pacifista, rifiutò l’esaltazione della guerra fatta dai futuristi, come il loro maschilismo. Sperimentò anche l’arte dei murales; si dedicò alla scrittura, pubblicando racconti per l’infanzia e scrivendo testi per la radio. Organizzò eventi e sfilate per diverse sartorie.

Regina Cassolo (Mede, 1894 – Milano 1974)
Scultrice, nel 1934 firmò il Manifesto Tecnico dell’Aereoplastica futurista. Dopo gli anni della guerra optò per una scultura di carattere astratto e aderì al Mac (Movimento Arte Concreta) fino allo scioglimento del gruppo, quando cominciò a usare materiali e tecniche nuove, come il plexiglas e la fiamma ossidrica. Alla sua morte il marito donò oltre 500 opere tra disegni e sculture al comune di Mede, dove è nato il museo “Regina Cassolo” sito nel locale Castello.

Adriana Fabbri (Ferrara, 1881 – Travedona, VA, 1918)
Cugina e amica di Umberto Boccioni, autodidatta, fu un’artista eclettica ed ebbe nei riguardi dei futuristi sempre un’adesione critica; il suo gusto caricaturale la impose all’attenzione del pubblico: contro un certo tipo di donna produsse satiriche caricature, e con vignette a sfondo politico e di argomento bellico collaborò a varie testate giornalistiche. Significativo è un disegno, con cui vinse un premio a un concorso di arte umoristica, che rappresentava la Gioconda strangolata dalle mani di un futurista. Ha affermato: «L’intelligenza non ha sesso: io sono, io voglio essere un’artista. Poi sarò, naturalmente, donna». Dolenti i suoi lavori sulle madri in tempo di guerra. Si firmava con lo pseudonimo di Adrì.

Leandra Cominazzini (Foligno, 1890 – 1981)
Con i futuristi espose nelle principali mostre italiane ed estere. Coltivò anche la pittura su ceramica, vetro, realizzò arazzi e mosaici. Dopo la Seconda guerra mondiale la sua pittura subì una svolta, diventò onirica rivolgendosi al cosmo, agli astri. Si dedicò anche alla poesia e collaborò alle iniziative tese a rinverdire la memoria del futurismo.

Marisa Luisa Lurini, (Firenze, 1900 – 1985)
A Torino fu allieva e assistente di Felice Casorati. I suoi dipinti di questi anni sono nello stile del Realismo magico del maestro. In seguito si avvicinò ai futuristi piemontesi e ottenne grande successo nella fase aeropittorica. Nel frattempo allargò l’interesse alla fotografia e alla scenografia teatrale. Quando nel 1938 cominciò la discriminazione degli ebrei, prese le distanze dal movimento e tornò ai soggetti del primo periodo.

Marietta Angelini (Godiasco, PV, 1869 – 1942)
Era la domestica in casa Marinetti a Milano. «Energica, volitiva, ironica e brusca», così la definì lo stesso Marinetti, fu la “mente organizzatrice” della casa. Offrì un originale contributo al paroliberismo e, con la sorella Nina, realizzò delle “tavole tattili”, collage confezionati con materiali di diversa natura. Collaborò alla buona riuscita del I Congresso futurista italiano del 1924.
Adele Gloria (Catania, 1910 – Roma, 1984)
Unica donna futurista siciliana, artista “totale” secondo i canoni del movimento futurista, fu poeta, fotografa, pittrice, scultrice e giornalista. Le sue opere sono state esposte in molte mostre a Roma e in Sicilia. Purtroppo sono andate tutte disperse. Coi suoi scritti ha contribuito alla lotta per l’emancipazione della donna.

Alcune artiste attive nei primi decenni del XX secolo trasformarono i tradizionali lavori femminili in opere d’arte, a testimoniare che l’artista/donna può utilizzare qualunque mezzo per esprimere la propria creatività, anche passando attraverso gli utensili che, in qualche modo, sono simbolo della sua sottomissione.
Alma Fidora (Milano, 1894 – 1980)
Lavorò come disegnatrice di ventagli, di tessuti e di vestiti; per la ditta Venini di Venezia disegnò vasi; insieme ai futuristi nel 1925 partecipò con alcuni pannelli ricamati all‘Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi.
La maggior parte della sua produzione venne distrutta dai bombardamenti aerei che colpirono il Palazzo reale di Milano, dove Alma risiedeva col marito, funzionario della Soprintendenza.

Bruna Pestagalli (Buenos Aires 1905 – Milano, 1982)
Nata in Argentina da famiglia di origine italiana, venne in Italia e a Roma partecipò alla maggior parte degli eventi futuristi, col nome d’arte Brunas, (formato dal nome di battesimo con l’aggiunta dell’iniziale del cognome del marito). Scrisse poesie, realizzò dipinti nello stile dell’aeropittura, arazzi e ceramiche per la Manifattura Mazzotti di Albissola Marina, tende sul tema delle comunicazioni per il Palazzo delle Poste di Palermo. Purtroppo quasi tutte le sue opere non sono più reperibili.

Luce Balla (Roma, 1904 – 1994) ed Elica Balla (Roma, 1914 – 1993)
Le sorelle Balla, figlie di Giacomo, seguirono le orme paterne nelle arti applicate e in pittura, pur vivendo quasi recluse all’interno della loro casa romana. Non frequentarono le scuole, ma ricevettero precettori privati in casa. Luce iniziò a cucire e ricamare molto presto e continuò per tutta la vita a trasferire disegni e studi del padre su arazzi, tappeti, tarsie, ricami. Elica con lo pseudonimo di “Ballelica” partecipò come pittrice futurista a numerose mostre, realizzò pure delle illustrazioni. Le sorelle si occuparono anche dell’arredo della casa, decorando mobili, pareti, porte e oggetti, per creare un perfetto ambiente futurista. Impartivano lezioni private di pittura e realizzavano ritratti su commissione, panche, paraventi, portaombrelli, sedie. Insieme contribuirono a preservare la memoria del padre col loro costante lavoro di riscoperta e citazione.

Il futurismo, unica avanguardia italiana, ebbe largo seguito in Russia: il Manifesto futurista di Marinetti fu pubblicato a San Pietroburgo appena un mese dopo l’uscita su “Le Figaro”. Natal’ja Gončarova e il marito Michail Larionov furono i concreti iniziatori del movimento in Russia. Nel gennaio 1914 Marinetti stesso si recò a Mosca.
Aleksandra Grigorovič Ėkster (Białystok, 1882 – Fontenay-aux-Roses, 1949)
Nata in una provincia russa, che oggi appartiene alla Polonia, in una ricca famiglia, ricevette un’educazione consona al suo stato. Visse tra San Pietroburgo, Odessa, Roma e Mosca. A Parigi ebbe modo di conoscere personaggi importanti dell’arte e della cultura del suo tempo, come Apollinaire, Braque, Léger e Picasso. I suoi lavori furono influenzati dal geometrismo di Cézanne, poi dal cubismo-futurismo, infine si avvicinò all’arte astratta. Disegnò costumi di scena e arredi, creò sculture, fabbricò marionette, tenne corsi di scenografia, illustrò libri. Fu anche insegnante nell’Accademia d’arte contemporanea di Fernand Léger.

Ljubov’ Sergeevna Popova (Ivanovo, 1889 – Mosca, 1924)
Di famiglia agiata, a Parigi approfondì la conoscenza delle avanguardie europee, in Italia rimase colpita dagli affreschi di Giotto e dalle sperimentazioni futuriste. Tornata in Russia, partecipò a varie manifestazioni di avanguardia con opere dalle forme angolose, dai colori contrastanti, che producono un’intensa impressione di movimento ed energia. In seguito si dedicò prevalentemente all’arte applicata: lavorò in una fabbrica tessile, eseguì la decorazione dei locali del Soviet di Mosca, disegnò un progetto per la decorazione della Piazza Rossa e numerosi manifesti rivoluzionari. Si interessò anche di teatro, realizzando architetture sceniche.

In copertina: Velocità di motoscafo, Benedetta Cappa
Articolo di Livia Capasso
Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.