Rosalba Carriera viene ricordata come la prima miniaturista in avorio della storia.
Poche e a volte contrastanti le notizie sulla sua vita, molti invece i dipinti, soprattutto ritratti a pastello, che ci ha lasciato.
Sin da giovanissima, la sua arte si rivolse principalmente alla produzione di piccole miniature su avorio e una di queste, Fanciulla con colomba, le consentì l’ammissione all’Accademia di San Luca a Roma.
Nacque a Venezia il 7 ottobre del 1675 da Andrea, che svolgeva compiti amministrativi per la Repubblica di Venezia e si dilettava di pittura, e dalla ricamatrice Alba Foresti. I genitori, e in particolar modo il padre, che si erano accorti della sensibilità artistica della figlia, la incoraggiarono e le permisero di studiare con bravi maestri dell’epoca.
I suoi primi lavori furono delle graziose tabacchiere che raffiguravano le donne del Settecento tra riccioli, sbuffi e volant. Rosalba fu la prima miniaturista che trasgredì le regole accademiche realizzando i suoi lavori con l’avorio e dipingendoli con un “tratto veloce caratteristico della pittura veneziana”. Ma di lei dobbiamo sottolineare una ulteriore trasgressione: la non corrispondenza allo stereotipo femminile del suo secolo che vedeva le coetanee impegnate in frivolezze e amenità.
Creò una sorta di circolo culturale di cui fecero parte personaggi illustri tra cui altre due pittrici, Felicita Sartori e Marianna Carlevarijs, la contralto Faustina Bordoni Hasse, la poeta Luisa Bergalli, la ballerina Barbara Campanini, la contessa Caterina Sagredo Barbarigo. Emancipate e progressiste si erano conquistate le libertà negate alle donne di quei tempi, costrette entro rigide regole comportamentali.
Nei suoi autoritratti non viene fuori una donna avvenente, ma dallo sguardo è possibile percepire il fascino di una personalità colta, sensibile, arguta. Come scrive Valentina Casarotto, Rosalba fu «una silenziosa rivoluzionaria nel concreto delle proprie scelte, poiché sfidando le convenzioni sociali che imponevano il motto “maritar o monacar” come uniche opzioni legittime, sceglie il nubilato, non solo per motivi economici, ma soprattutto per potersi dedicare anima e corpo alla propria arte».
Rosalba fu la ritrattista più ricercata del Settecento; re e regine, principi e principesse consacrarono il suo successo culminato con l’ammissione all’Accademia di Francia voluta da re Luigi XVI.
Dopo un viaggio a Parigi che contribuì a renderla sempre più famosa, nel 1723 fu invitata alla Corte di Modena per eseguire i ritratti delle principesse di Casa d’Este. I suoi biografi ci raccontano che non si fece travolgere dai successi ottenuti e dagli ambienti sfarzosi ma vacui in cui risiedeva per lavorare e, bisognosa dell’affetto della sua famiglia, ritornava sempre a Venezia.
Viaggiò per tutto il continente europeo, spostandosi da una reggia all’altra, fino a quando la cataratta, di cui aveva precedentemente sofferto, non la rese cieca. Visse tre anni nel buio più totale, tre anni tra sofferenze e angosce che, secondo alcuni biografi, la portarono addirittura alla pazzia.
Si spense a Venezia il 15 aprile del 1757.
I suoi ritratti e le sue opere si trovano in numerosi musei italiani, tra cui la Galleria degli Uffizi di Firenze e in collezioni pubbliche di Dresda, San Pietroburgo, Washington, Liverpool…Hanno tutti in comune una sorta di “leggerezza” e leggiadria, nonostante l’abbigliamento ridondante del tempo, e una luce capace di evidenziare «un tono vellutato dalle sfumature madreperlacee ottenute con un virtuosistico impiego del gessetto».
Roberto Longhi scrisse di lei che «interpretando con estrema raffinatezza gli ideali di grazia della società aristocratica settecentesca, seppe esprimere con forza impareggiabile la svaporata delicatezza dell’epoca».
Un talento di donna straordinaria, ancora oggi poco conosciuto.
A lei sono state intitolate strade in Veneto (a Mira, Padova e Treviso), in Puglia (a Taranto e Andria), a Torino e a Napoli.
Anche a San Paolo in Brasile le è stata dedicata una via.
Articolo di Ester Rizzo
Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo e di Le Ricamatrici.