Il primato di Nelly

Nelly Sachs è stata la prima donna tedesca a vincere il Nobel per la Letteratura nel 1967. Era nata a Berlino il 10 dicembre del 1891.
Ci piace riportare alcuni dei suoi versi, per noi, tra i più belli: «Pronti sono i paesi a sollevarsi/ dall’atlante./ A scrollarsi il loro involucro stellare/ e annodarsi sulla schiena/ i fasci azzurri dei loro mari, / a mettersi, berretti sul fumo dei capelli, / le montagne dalle radici ardenti./ Pronti a portare nel bagaglio/ l’ultimo peso di tristezza, questa crisalide/ sulle cui ali un giorno/ termineranno il viaggio».
Ed ancora:
«Uno straniero porta sempre/ la sua patria fra le braccia/ come un’orfana/ per la quale forse/ cerca solo una tomba».
Laura Candiani ha tracciato un profilo di Nelly Sachs.
«Leonie (Nelly) era figlia di Margarete Karger e di un industriale ebreo, William, che la avvicinò all’arte e alla poesia; il carattere duro e autoritario del padre, tuttavia, creò profondi conflitti nell’animo sensibile della giovane fino a portarla alle soglie dell’anoressia quando un suo amore giovanile venne ostacolato con fermezza. Da piccola visse in solitudine, senza fratelli né sorelle, e fu istruita in casa da insegnanti privati, in seguito frequentò la Höhere Töchterschule di Berlino. Leggendo, appena quindicenne, le opere di Selma Lagerlöf si appassionò alla narrativa arrivando a intrecciare con la famosa scrittrice un rapporto durato circa 35 anni. La salvezza personale di Nelly arriva grazie alla scrittura. Del 1921 sono Leggende e racconti, a suo giudizio testi ancora acerbi, ma apprezzati dal grande Stefan Zweig. Rimasta sola con la madre e in ristrettezze economiche, visse i rischi della situazione politica fra le due guerre e della condizione ebraica. Nel 1940, quando comprese che sarebbe potuta finire da un momento all’altro in un campo di lavoro, fuggì in Svezia, che fu la sua patria fino alla morte, e cominciò l’attività di traduttrice, rinnegando la sua precedente produzione letteraria come se fosse nata una seconda volta.
Nel ’47 uscì il primo libro di poesie Nelle dimore della morte; dal 1950, dopo la morte della madre, iniziarono i ripetuti ricoveri in ospedale psichiatrico, ma, sottoposta più volte a elettroshock, volle tenacemente mantenere viva la sua voce poetica. In questi anni le sue opere cominciarono a essere conosciute e apprezzate; un suo estimatore divenne Paul Celan con cui intrecciò una fitta corrispondenza divenuta presto sincera amicizia. Nel ’60 Nelly riuscì a compiere un lungo viaggio in Germania, Svizzera, Francia e a incontrare il poeta esule a Zurigo e a Parigi. La sua attività letteraria si intensificò con la pubblicazione di poesie sceniche, fra cui Eli (1951), poemi drammatici (Segni sulla sabbia del 1962, e Incantesimo del 1970) e numerose raccolte di poesie: Le stelle si oscurano (1951), Fuga e trasformazione (1959), Al di là della polvere (1961), Alla ricerca dei viventi (1971).
Intraprese nello stesso momento lo studio dei classici chassidici, la lettura puntuale della Bibbia e si avvicinò alla Kabala e alla cultura ebraica da cui trasse continui spunti. L’elemento comune a tutta la sua produzione è infatti la tragedia del popolo ebraico, nel passato antico e in quello più recente fino alla situazione contemporanea, utilizzando un linguaggio intenso e metaforico. Viene ritenuta la voce più profonda della Shoah, dei campi di concentramento, dello sterminio che pure non ha conosciuto in prima persona: «Invece della patria/ stringo la metamorfosi del mondo» dicono due suoi versi.
Nel ’65 ottenne il Premio internazionale per la pace degli editori tedeschi e l’anno successivo arrivò il massimo riconoscimento. Al momento dell’attribuzione del premio Nobel per la letteratura l’Accademia svedese motivò con queste parole: “Per la sua lirica notevole e la scrittura drammatica che interpreta il destino di Israele con forza toccante”.
Nelly Sachs, nonostante la fama raggiunta, continuò a vivere la sua esistenza in modo modesto, rimanendo nel suo appartamento di Stoccolma, in una condizione di salute piuttosto precaria fino alla morte». E proprio Nelle dimore della morte così aveva scritto: «O dita,/ che toglieste ai morti la sabbia dalle scarpe, / domani già sarete polvere/ nelle scarpe di quelli che verranno».
A Stoccolma, dove è morta il 12 maggio 1970,  le è stato dedicato un parco e alcune strade in giro per il mondo sono a lei intitolate, come a Friburgo, Wolfsburg e Loxstedt in Germania, Madrid e Tel Aviv.

 

 

Articolo di Ester Rizzo

a5GPeso3Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo e di Le Ricamatrici.

 

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