L’alfabeto del Coronavirus

Cosa potrebbe accomunare ricercatrici precarie, cape di Stato e di governo, donne dello spettacolo, economiste, anonime operatrici sanitarie? Apparentemente nulla, a parte il genere! Eppure, da dicembre 2019, molte di esse sono entrate, talvolta inconsapevolmente e per motivi differenti, nelle case italiane, sottraendo spazi e visibilità ad omologhi colleghi e figure maschili, con la stessa novità di anglicismi, tecnicismi e neologismi. Ma procediamo per ordine, in ordine alfabetico, affinché ogni singola lettera si faccia portatrice di un campo semantico.

A come Ai Fen. Responsabile del Pronto Soccorso di Wuhan. Il 30 dicembre 2019 comunica in chat ai colleghi e alle colleghe che i risultati di un test, su un paziente da lei trattato, parlano di Sars-Coronavirus. La malcapitata viene “invitata” a stretto giro dai suoi superiori a ritrattare e non far menzione del test con nessuno, per non turbare la serenità della popolazione cinese. Il 10 marzo 2020 rilascia un’intervista alla testata “Renvu” che però, nel giro di poche ore, viene oscurata dagli organi di stampa cinesi. Il suo profilo Twitter verso metà marzo viene aggiornato, ma numerose fonti sostengono che Ai Fen sia scomparsa.

B come Bianca Balti. Modella, lodigiana di nascita, vive con le sue figliolette negli Stati Uniti. «Sono ferma, immobile, come la mia cara Lodi. Il mio corpo è lontano ma la mia mente è prigioniera oltre i confini di dove mi trovo: con la mia famiglia, gli amici, e con tutti voi, lodigiani, italiani: siete tutti i miei fratelli e sorelle, acquisiti da una lotta e da un senso civico comuni». E conclude: «Lodi ti amo, resta forte, così che io possa venire da te presto». Il testo è stato pubblicato sul suo profilo Instagram il 13 marzo 2020. La lettera d’amore, a Lodi e alla sua gente, commuove il mondo e, inevitabilmente, riporta l’attenzione all’Ospedale Maggiore della città, simbolo di una nuova Resistenza che mai si piegherà ad un nemico subdolo ed insidioso.

C come Capobianchi, Castelletti e Colavita. Sono i cognomi, rispettivamente, di Maria Rosaria, Concetta e Francesca, le tre ricercatrici dello Spallanzani di Roma (struttura pubblica del Ssn) che hanno isolato il ceppo del Coronavirus. I loro curricula testimoniano l’elevata qualità della ricerca italiana, ma ripropongono il tema del taglio di fondi alla ricerca operato dai governi italiani nel tempo. Francesca Colavita, la più giovane del team e “una vita da precaria”, viene assunta qualche giorno dopo la scoperta. A tal proposito, in una nota dello Spallanzani si legge: «in considerazione della vocazione per la ricerca piuttosto che per l’assistenza, nonché per la lodevole attività professionale che ha assicurato nell’ambito dell’emergenza sanitaria attuale di rilevanza nazionale e internazionale».

D come Dadone. Fabiana Dadone, ministra per la Pubblica Amministrazione nell’attuale governo Conte. Nata a Cuneo, classe 1984, già referente della tanto vituperata piattaforma Rousseau, Dadone lega il suo nome allo Smart Working. Nei giorni più convulsi del Coronavirus, oltre il 70% dei dipendenti della PA “va” di Smart Working; inoltre, l’ambizioso progetto della ministra piemontese prevede, a regime, che tale modus operandi raggiunga una percentuale di lavoratori/trici tra il 30% e il 40%. Specchietto per le allodole o opportunità di crescita? Gli investimenti tecnologici di sicuro non possono più aspettare, ma bisogna considerare che il “Lavoro agile a domicilio” trasformerà spazi, tempi, relazioni sociali e diritti di chi lavora.

E come Elena. Elena Paglierini, 43 anni, infermiera presso l’Ospedale di Cremona. Tutti/e la ricorderanno per quella foto che la ritrae col capo appoggiato alla tastiera di un computer con guanti e mascherina, dopo un turno lavorativo, non di ore, ma di momenti interminabili. Interminabili perché l’emergenza non conosce tregua ma fa emergere miseramente le fragilità di un’organizzazione sanitaria, fino a ieri fiore all’occhiello dell’Italia. La foto racconterà l’eroismo di infermieri/e e medici/he e ricorderà che il matrimonio sanitario, tutto lombardo, tra pubblico e privato è giunto a scadenza.

F come Frederiksen. Mette Frederiksen, 43 anni, dal 2019 Prima ministra dello Stato danese. Leader socialdemocratica, è la più giovane tra i primi ministri nella storia della Danimarca. La premier ha subito messo in campo provvedimenti molto restrittivi per contenere la diffusione del Coronavirus, non solo blindando i confini del Paese, ma anche prescrivendo ricoveri coatti in ospedale per i positivi. Ad oggi il Paese della Sirenetta (25 aprile 2020 N.d.R.) fa registrare poco più di 400 morti e un tasso di letalità del 4,9%. Frederiksen ha deciso, inoltre, di riaprire le scuole per bambini/e fino agli 11 anni già dal 15 di aprile 2020 e di non concedere aiuti di Stato alle aziende che operano nei paradisi fiscali. 

G come Gismondo. Maria Rita Gismondo, Direttrice responsabile di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano. 66 anni, curriculum di lunga esperienza, ricco di pubblicazioni di carattere scientifico. Hanno fatto discutere alcune sue affermazioni nei primissimi giorni di diffusione del Coronavirus in Italia. Il Patto Trasversale per la Scienza le ha addirittura inviato una diffida «per le gravi affermazioni che avrebbero minimizzato la gravità della situazione e non basate su evidenze scientifiche». Gismondo si è sempre difesa sostenendo che sul virus sia, in realtà, tutta la comunità scientifica a saperne poco e, soprattutto, la professora non ha mai fatto dietro-front su quanto pubblicamente affermato. Gli strali di fuoco sono partiti, perlopiù, da uomini che, al contrario, non sono stati così altrettanto severi con gli altri colleghi maschi di Gismondo che avevano percorso, nelle comparsate televisive, la stessa via prudenziale.

H come Hospital. La lettera h è utilizzata nella segnaletica stradale internazionale per indicare la presenza di un ospedale nelle vicinanze. Ed è proprio l’ospedale il primo luogo simbolo del Coronavirus. Luogo di focolai, di sovraffollamento, di personale sanitario senza dispositivi di protezione, ma anche di strutture realizzate in tempi record e, soprattutto, luogo di speranza, di rinascita civile, prima ancora che sanitaria. Luogo dal quale ripartire per ricostruire un sistema centrale di Welfare, minato nelle sue fondamenta da scellerate politiche federaliste frutto della revisione del Titolo V della Costituzione. Perché la salute non può essere una faccenda privata, ma un bene pubblico, un bene sociale.

I come Ing-Wen. Tsai Ing-Wen, presidente di Taiwan al secondo mandato, classe 1956, esponente del Partito progressista democratico. Esempio di gestione virtuosa della pandemia alla stregua dei lungimiranti Stati del Nord-Europa. Già da gennaio 2020, la presidente ha introdotto una serie di misure restrittive per bloccare il rischio pandemia: tracciamento dei contagi anche attraverso l’utilizzo dei big-data, chiusura totale del Paese, isolamento dei positivi, trasparenza nella trasmissione delle informazioni alla popolazione. Nonostante la prossimità fisica con la Cina, ad oggi a Taiwan si registrano solo sei decessi e un indice di letalità pari a 1,4%, su una popolazione di circa 24.000.000 di abitanti. 

L come Lady. Lady Gaga. Indiscutibile icona della musica pop, la trentaquattrenne statunitense non ha bisogno di presentazioni. Nella notte tra il 18 e 19 aprile 2020 ha messo in pista un mega concerto virtuale e solidale, scomodando star del calibro di Elton John e dei Rolling Stones, solo per citarne un paio su 70. L’obiettivo? La maratona canora promossa dall’ Organizzazione mondiale della Sanità, che ha già raccolto oltre 35 milioni di dollari nella prima settimana, permetterà di acquistare materiale sanitario e attrezzature per test e laboratori. Inoltre, il concerto è servito a sensibilizzare giovani e meno giovani sull’importanza di rimanere a casa per combattere la diffusione dei contagi.

M come Mazzucato. Mariana Mazzucato, professora di Economia a Londra presso l’University College. Nata a Roma nel 1968, ma di fatto cresciuta negli Stati Uniti, Mazzucato è una dei due economisti che affiancano il premier Conte nell’ardito compito di elaborare misure di contrasto degli effetti economici del Coronavirus. Un’economista consigliera a Palazzo Chigi non si era mai vista. Perché Mazzucato? Nella sua lunga e corposa bibliografia si legge di un capitalismo nuovo, da rifondare, che rifugge da politiche rigoriste quali quelle che la Germania vorrebbe imporre ai Paesi europei in difficoltà. Mazzucato è resiliente: la drammatica crisi di questi giorni impone un ripensamento del ruolo dello Stato nell’economia: solo uno Stato che crea e redistribuisce ricchezza favorirà lo sviluppo economico del Paese e della sua popolazione.

N come Noa. Noa, pseudonimo di Ahinoam Nini, musicista israeliana, classe 1969. Sabato 4 aprile 2020, in diretta sui canali Facebook e poi in differita Rai, Noa ha cantato la sua preghiera laica per l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il rapporto speciale con Bergamo è iniziato 20 anni fa, quando la parte Alta della città divenne il palcoscenico a cielo aperto per il video della  famosissima canzone La vita è bella. Noa ha così lanciato una raccolta fondi, tramite la Onlus Cesvi, a sostegno dell’ospedale bergamasco, ospedale ferito profondamente dal Coronavirus. Il concerto acustico virtuale e solidale è stato «l’estrema medicina d’amore» donata da Noa a Bergamo e alla sua cittadinanza.

O come Oss. Operatore socio-sanitario. Categoria di lavoratori e lavoratrici che opera a supporto delle attività infermieristiche. In questa emergenza Coronavirus, l’acronimo Oss è divenuto di dominio pubblico, soprattutto quando, freneticamente, in piena emergenza, la Protezione civile ha pubblicato bandi per il reclutamento. Per la categoria, contrariamente a medici/he ed infermieri/e, non esiste un albo professionale ufficiale, pertanto non se ne conosce il numero esatto, così come non si conosce il numero esatto di decessi e contagiati da Covid-19. Molto presenti nelle Rsa, talvolta assunti da cooperative con improbabili contratti, gli Oss pagano il prezzo più alto di questa crisi sanitaria, perché spesso costretti a lavorare senza dispositivi di sicurezza, mettendo a repentaglio la loro salute e quella degli assistiti. Si stima che su 100 Oss contagiati 77 siano donne.

P come Poggi. Anna Poggi. Infermiera presso l’Ospedale Villa Scassi di Genova, nel quartiere storico di Sampierdarena, ospedale riconvertito in Covid-19, come tante altre strutture in giro per l’Italia. Anna Poggi è spirata alla vigilia di Pasqua, a casa, dopo che era stata posta in isolamento perché presentava i primi sintomi del Covid-19. A breve avrebbe raggiunto l’agognata pensione. Purtroppo, l’emergenza Coronavirus ha riproposto con forza il problema del ricambio occupazionale tra generazioni e paradossalmente ha fatto incontrare, negli ospedali e nelle Rsa, anziani operatori rientrati dalla pensione e nuove leve che, secondo le regole del rigido mercato del lavoro, i requisiti per lavorare ancora non li avrebbero maturati.

Q come Quaranta. Lorena Quaranta, 27 anni e un sogno infranto, quello di diventare medica. Primo caso di femminicidio in Sicilia ai tempi del Coronavirus. Nel mese di marzo 2020 i casi di femminicidio in Italia sono stati ben 5. Le misure governative di contenimento del Covid-19 hanno accentuato notevolmente lo stato di solitudine, isolamento e impotenza delle donne imposto da convivenze forzate. I Centri Antiviolenza hanno registrato un calo di richieste di aiuto pari a circa il 98% rispetto allo stesso periodo di tempo del 2019.

R come Ragnoli. Costantina Ragnoli, suora dell’Ordine delle poverelle. 75 anni, infermiera, caposala a Pantelleria, direttrice della scuola infermieri Milano Palazzolo, responsabile dell’ambulatorio di oculistica a Bergamo Casa di Cura, deceduta il 23 marzo 2020. Le congregazioni femminili religiose registrano un elevato numero di decessi per Covid- 19. Poco si conosce all’esterno su quanto realmente accada in conventi e monasteri, pertanto il dato su decessi e contagi è parziale, ma sicuramente in crescita.

S come Solberg. Erna Solberg. Prima ministra della Norvegia, 59 anni, leader del Partito conservatore norvegese. Viso e corpo che rassicurano, soprattutto i più piccoli. Ai bambini e alle bambine, infatti, ha dedicato una vera e propria conferenza stampa. La Ministra ha esortato l’infanzia a non aver paura del Coronavirus, spiegando il perché di tanti divieti e chiosando: «È importante ricordare che tutti coloro che si ammalano in Norvegia ricevono ottime cure in ospedale. Abbiamo eccellenti infermieri e medici che si prendono cura di noi». Come contraddire le parole dell’empatica leader? Alla data del 25 aprile 2020 i decessi in Norvegia sono 199 e il tasso di letalità è del 2,67%.

T come Teresa. Teresa Lurdo, 23 anni, neo dottora in Scienze infermieristiche. Il 24 aprile 2020 ha discusso la tesi di laurea “a distanza” presso l’Università di Foggia (polo didattico di San Giovanni Rotondo). La neo-infermiera già si dice pronta a scendere in campo contro il Coronavirus. Coronavirus che ha costretto Teresa e migliaia di giovani italiani/e a discutere il proprio elaborato in sordina, davanti al computer di casa e alla sola presenza di mamma e papà: un’inedita intimità domestica che prende il posto di strette di mano della Commissione, altisonanti proclamazioni e applausi e lacrime di nonni e parenti accorsi per l’occorrenza.

U come Ursula. Ursula Von Der Leyen. Tedesca, classe 1958, da dicembre 2019 presidente della Commissione Europea. «Scusateci. Ora l’Unione Europea è con voi». In una lettera indirizzata al quotidiano “la Repubblica” e rivolta a tutta la popolazione italiana, la delfina di Angela Merkel chiede scusa. È il 1° aprile 2020; lo rifarà qualche giorno dopo da Bruxelles, in un luogo solenne, quale il Parlamento Europeo. Il 16 aprile, infatti, ad inizio lavori, ricorderà come molti Paesi della Ue hanno girato le spalle all’Italia nel momento del bisogno: «L’Unione Europea deve chiedere scusa, deve farlo sentitamente, e lo fa. Ma le scuse valgono solo se si cambia comportamento. C’è voluto molto tempo perché tutti capissero che dobbiamo proteggerci a vicenda. Ma ora la verità è questa, l’Unione Europea è diventata il cuore pulsante della solidarietà europea».

V come Villa. Roberta Villa. Giornalista e divulgatrice scientifica, laureata in medicina.  Molto seguita sui social, ha aperto un canale Youtube con numerosi video di informazione scientifica per smontare fake news che in tempi di pandemia si sono moltiplicate. Molto presente sugli schermi televisivi, la dottora Villa è entrata a far parte di una task-force governativa che ha l’obiettivo di dare battaglia alle fake news sul Coronavirus. A tal proposito la giornalista ha affermato: «Il nostro scopo non è distinguere tra vero e falso, ma favorire un metodo diverso di approccio all’informazione, che migliori il senso civico delle persone nei confronti di ciò che arriva da qualunque fonte».

Z come Zanusso. Ada Zanusso, classe 1916, nata nelle Marche, vive in Piemonte in una casa di riposo per anziani e, nei giorni scorsi, il suo nome è corso sulle bocche stupite di molti/e: alla veneranda età di 104 anni è stata la paziente italiana più longeva ad avere sconfitto il Covid-19. La nonnina, sempre lucida e sorridente, è diventata il simbolo della speranza, rafforzando quel sentire comune che vuole le donne meno suscettibili al contagio e più resistenti al Coronavirus. E non solo. 

11 commenti

  1. Bravissima Modesta!!! VIVA LE DONNE!!! Sempre più al centro di grandi progetti, sempre più presenti e alla guida di grandi aziende ed imprese, costrette a dividersi tra carriera e famiglia ma sempre presenti in entrambe le situazioni con determinazione e grandi successi!!!!

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  2. Interessante questo articolo che evidenzia una rappresentanza di donne che hanno combattuto, combattono o sono state, loro malgrado, eroicamente vittime.

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