In un precedente articolo ho parlato del consenso, ma con molto maggior piacere desidero ora scrivere del dissenso, la libertà di chi pensa diversamente. Con maggior piacere perché se il consenso è importante per chi deve acquisirlo, e quindi per comunicarlo alle/gli altre/i con cui si interagisce, il dissenso è importante per sé stesse/i, perché è una rivendicazione del proprio libero arbitrio, della propria libertà di scegliere, di riconoscere e assecondare i propri legittimi e legali desideri, di dare insomma valore alla propria libertà.
Dissenso vuol dire anche libero arbitrio e qualche volta disobbedienza civile.
Una delle frasi più belle lasciateci da Rosa Luxemburg è: «La libertà è sempre la libertà di chi pensa diversamente». Pensare diversamente è, secondo me, il modo più efficace di spiegare cosa voglia dire dissenso. Rosa Luxemburg considerava il dissenso una delle basi fondanti della ricerca di libertà, del suo coraggio di pensare e di non farsi censurare da alcun genere di autorità costituita.

Un’altra donna di nome Rosa ci ha lasciato un altro bellissimo esempio di espressione di dissenso, si tratta di Rosa Parks che nel 1955 rifiutò di cedere il posto su un autobus a un bianco, dando così origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery in Alabama. Il 1° dicembre 1955 Rosa stava tornando a casa e, non trovando altri posti liberi, occupò una seduta nella fila dei posti comuni. Dopo tre fermate, l’autista le chiese di alzarsi e cedere il posto a un passeggero bianco salito dopo di lei. Ella, mantenendo un atteggiamento calmo, sommesso e dignitoso, rifiutò di muoversi e di lasciare il suo posto. Il conducente fermò così il veicolo e chiamò due agenti di polizia per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine che obbligavano le persone di colore a cedere il proprio posto nel settore comune ai bianchi, quando in quello a loro riservato non ve n’erano più disponibili.

Ma c’è un’altra Rosa che desidero nominare, si tratta di Rosa Bonheur, pittrice francese del XIX secolo, che ci ha lasciato, oltre a bellissimi dipinti, una bellissima affermazione sul dissenso: «Non ho pazienza con le donne che chiedono il permesso di pensare» e che visse tutta la sua vita improntandola alla libertà, anche andando contro convenzioni e regole che le avrebbero impedito di vivere liberamente il suo amore per altre donne, di lasciare loro i suoi beni in eredità e finanche di indossare i pantaloni, cosa indispensabile per lei che visitava i mattatoi per poter studiare l’anatomia degli animali per poterli ritrarre.

L’importanza di saper dire NO va spiegata anche alle bambine e ai bambini: per far valere i propri diritti e veder rispettati i propri desideri occorre una voce forte e chiara. Un NO consapevole che accresce la coscienza di sé, del proprio diritto di scegliere e decidere di avere una voce forte e chiara sui propri diritti, sia affinché nessuno approfitti di loro, sia perché in futuro non diventino adulti/e che approfitteranno delle altre persone.
Più spesso sono bambine e donne a non saper dire NO. Per insegnare a bambini e bambine che nessuno deve decidere per noi, nessuno deve impedirci di realizzare i nostri desideri più profondi ho deciso di pubblicare l’albo illustrato Se dico no è NO di Annamaria Piccione e Viola Gesmundo. Non saper dire NO ha conseguenze anche nelle relazioni: ha detto probabilmente sempre sì una donna vittima di violenza.

Bambini e bambine sin dalla prima infanzia, per esempio, non devono sentirsi obbligati/e ad essere abbracciati/e da chiunque, ma devono capire che una dimostrazione di affetto invade la sfera personale di un altro o di un’altra e che dunque deve essere gradita: l’importanza del dissenso, e quindi del consenso, va acquisita sin dalla prima infanzia. Dire NO non si traduce dunque in egoismo o rifiuto di relazione, ma in consapevolezza e coscienza di sé: non è possibile instaurare rapporti armoniosi con il prossimo se prima non si crea armonia in sé stesse/i. Educare all’obbedienza cieca può essere molto pericoloso.
Dunque i motivi per dire NO sono tanti e importanti.
Articolo di Donatella Caione
Editrice, ama dare visibilità alle bambine, educare alle emozioni e all’identità; far conoscere la storia delle donne del passato e/o di culture diverse; contrastare gli stereotipi di genere e abituare all’uso del linguaggio sessuato. Svolge laboratori di educazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Si occupa inoltre di tematiche legate alla salute delle donne e alla prevenzione della violenza di genere.