Isteria: strumento di potere del maschilismo imperante

La donna e l’uomo sono, certamente, diversi biologicamente, questa diversità ha dato origine ad atteggiamenti culturali discutibili che relegano il ruolo della donna ad alcune sfere, la donna è stata esiliata nell’ambito domestico ed esclusa dai ruoli del sapere e del fare. Per quanto alcune situazioni non siano differenti rispetto al passato, il ruolo femminile ha iniziato a essere percepito diversamente quando le donne hanno cominciato a rivendicare il loro diritto di “esserci” ed entrare nelle sfere del sapere e del fare riservate fino a quel momento solo all’uomo.
In riferimento al modo di percepire la donna una storia particolare è quella dell’isteria. In psichiatria, il termine isteria (o isterismo) indica una diversità di comportamenti, problemi e conflitti psicologici che per tanto tempo sono stati considerati appartenenti all’universo femminile, d’altronde anche l’etimologia parrebbe ascriverla esclusivamente alle donne: la parola deriva dal greco hystera, cioè utero. I primi scritti medici conosciuti che trattano dei sintomi isterici si trovano nel papiro di Kahun (1800 a.C.), il più antico documento sanitario di cui si ha notizia rinvenuto a El-Lahun da Flinders Petrie, noto archeologo egittologo, e nel papiro Ebers (1500 a.C.), il più ampio testo sanitario in cui si parla di diversi argomenti, tra cui una sorta di trattato di ginecologia e della condizione psicofisica delle donne, considerate malattie tipiche indotte dall’utero “errante”.  

Il papiro di Ebers

                                                                                                                      

In epoca storica, il primo a scrivere di isteria è stato Ippocrate che era convinto che si trattasse di una malattia relativa ai disturbi dell’utero e sosteneva che «l’utero fosse la causa di tutti i mali delle donne». Essendo un organo asciutto e cavo, assorbirebbe una quantità maggiore di sostanze rispetto all’uomo, causando l’accumulo di liquido poi espulso sotto forma di sangue mestruale; era persuaso che la donna per riequilibrare le differenze di umidità dell’utero avrebbe avuto spesso bisogno del coito. Poteva accadere, secondo Ippocrate, che questo equilibrio si interrompesse, così l’utero rimanendo asciutto si spostava nel ventre e provocava dolore e «soffocazione interna», ovvero una sensazione di soffocamento e di confusione mentale e ciò accadeva solamente a quelle che non avevano avuto rapporti sessuali e alle anziane. L’intendimento di Ippocrate, considerando lo sviluppo della scienza medica del periodo, non fu quello di imprimere un marchio alle donne, purtroppo però le sue parole, successivamente, sono state strumentalizzate. Ancora oggi una donna, se nervosa o mette in discussione quanto le viene detto anche durante un tranquillo dialogo tra amici, è consapevole che prima o poi si sentirà dire «hai le tue cose?», come se la capacità di dibattito dipendesse da quello che accade nelle nostre pelvi. Queste frasi si trascinano da secoli di pregiudizio, pseudoscienza e misoginia. Nel Medioevo l’isterica cambia identità, i sintomi assumono un significato diverso, nelle biografie delle mistiche, l’anoressia, il mutismo, le assenze mentali, le allucinazioni sono descritte come prove di santità. Però nei processi alle streghe vi sono riferimenti a sintomi isterici, tanto da usarli come prova palese di forze sovrannaturali siano esse divine o diaboliche, non più come avveniva nella medicina ginecologica precristiana, in questo caso il medico veniva sostituto dall’esorcista. La natura scientifica dell’isteria inizia a essere studiata nel XVII secolo, quando Charles Lepois ha spostato la causa di questo disturbo dall’utero al cervello, nello stesso periodo il medico inglese Thomas Sydenham ha sostenuto l’importanza delle emozioni nella genesi della malattia, considerandola uno squilibrio tra mente e corpo, anche se gli venne difficile mantenere la sua posizione, soprattutto, nelle sintomatologie collettive epidemiche di disagio sociale. Via via, l’isteria in quanto enigmatica generò un conflitto di competenze, dal quale nascerà una nuova disciplina medica: la psichiatria. Nel 1656 il re di Francia Luigi XIV fece costruire l’ospedale Salpêtrière di Parigi, inizialmente considerato come opera di carità per i/le mendicanti e le persone emarginate, ampliato nel 1680 per accogliere prostitute e donne abbandonate; nel 1788 accoglieva circa 8.000 donne di cui alcune alienate e altre appartenenti al più basso ceto sociale vivendo in condizioni igieniche pessime. Intorno al 1795, il direttore Philippe Pinel, primo psichiatra della storia, cambiò per i/le pazienti l’approccio alla malattia, eliminando catene ed esorcismi, liberò il disagio psichico dalle superstizioni e lo sviluppo delle malattie nervose, nonché per testare nuove cure e terapie. Per eliminare definitivamente ogni collegamento tra isteria e utero “errante” e cause ginecologiche varie ed eventuali, bisogna attendere l’Ottocento quando si è iniziato a indagare sulle supposte cause neurologiche che ebbero una svolta decisiva nella storia della scienza psichiatrica. Fu un periodo di innovazioni caratterizzato dal moralismo e dai gusti convenzionali impressi per cui venne repressa la libertà sessuale, si pensava che le donne non avessero desideri sessuali e non provassero piacere, i ruoli di genere si irrigidirono e separarono sulla base di principi naturali e biologici il maschile dal femminile. Tra gli studiosi dell’isteria si colloca Jean Martin Charcot, altro direttore dell’ospedale Salpêtrière nel 1862, la cui ambizione rimase quella di creare un manuale iconografico che illustrasse le pose degli attacchi delle donne rinchiuse in manicomio; è stato uno dei primi a concepire l’isteria in modo diverso e a sostenere che colpisse anche gli uomini, ma nella sua volontà era evidente che volesse sistematizzare la malattia nel corpo femminile in modo inequivocabile e riconoscibile. Egli si dedicò alla ricerca ed è considerato uno dei padri della neurologia moderna, ebbe l’opportunità di visitare diversi/e pazienti e di studiarne i corpi dopo la morte, individuando dei collegamenti tra i loro sintomi e alcune anomalie fisiologiche. Quindi, l’ospedale Salpêtrière divenne un famoso centro pschiatrico, in cui accorrevano parecchi studenti da tutta Europa e tra questi vi era Sigmund Freud, interessato alle ricerche di Charcot, che ipotizzò l’eventualità che l’isteria dipendesse da esperienze vissute dai/lle pazienti. 

L’ospedale Salpêtrière nel 1904, diJosepg Dargaud  

Affascinato dunque da Charcot, Freud focalizzò diversi aspetti del suo studio sull’isteria su quelli già analizzati dal primo, che lo aiutarono a perfezionare il concetto per la comprensione dei disturbi mentali. Freud nei suoi studi sull’isteria, redatti con Josef Breuer — fisiologo e medico austriaco che contribuì alla nascita della psicoanalisi pubblicando Studien über Hysterie (1895) — la ricondusse alla repressione del desiderio sessuale, eliminando definitivamente la teoria dell’utero “errante”. Gli studi erano stati condotti su pazienti di entrambi i sessi, pur stabilendo che fosse una malattia esclusivamente femminile, perché la repressione del desiderio era connessa al ruolo che la donna assumeva nella società, in quanto l’educazione puritana del periodo imponeva un’immagine idealizzata e angelica della femminilità. Per tutto l’Ottocento, nonostante l’abbandono delle cause biologiche, i medici sulle pazienti che presentavano i sintomi dell’isteria praticavano la tecnica del “parossismo isterico”, un orgasmo terapeutico che consisteva nel massaggio pelvico di massima intensità, pensando che non avesse a che fare con il piacere sessuale e utilizzato come cura palliativa per l’isteria, ovviamente non era riconosciuto come tale in quanto comunemente pensavano che la donna non provasse piacere. Le pazienti tipo erano le vedove e le nubili, a molte prescrivevano la cura del riposo, ovvero erano segregate in casa a letto, sovente isolate, al buio e prive di qualunque stimolo per mesi, le più sfortunate erano rinchiuse in manicomio o sottoposte a trattamenti scellerati come l’isterectomia o l’iniezione di varie sostanze nell’utero. L’isteria e il pregiudizio non ebbero gravi conseguenze soltanto nell’ambito psichiatrico ma anche su alcuni aspetti sociali e morali dell’esistenza femminile. Le donne, infatti, erano considerate troppo instabili per partecipare alla vita politica, tanto da non poter votare; si pensi che in Italia, fino al 1963, non potevano partecipare ai concorsi in magistratura perché ritenute fatue, leggere, emotive, passionali, impulsive, testarde, dominate dal pietismo, negate alla logica e quindi inadatte a valutare in maniera obiettiva.
Soltanto dalla seconda metà del Novecento l’isteria non è stata più diagnosticata, la psicanalisi in questo ha avuto un importante ruolo: nel 1980 la nevrosi isterica è stata abolita ed è stato eliminato qualsiasi riferimento di genere dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con la sigla Dsm, derivante dal titolo originario dell’edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes. Si tratta di un manuale che fornisce ai/lle clinici/he e ai/lle ricercatori/trici descrizioni chiare delle categorie diagnostiche allo scopo di classificare e studiare i diversi disturbi mentali e di curare le persone che ne sono affette, annualmente aggiornata per il notevole numero di ricerche. In realtà, ancora oggi questi pregiudizi sopravvivono, Simone De Beauvoir nel suo libro Il secondo sesso chiarisce il mistero della donna “dolcemente complicata”, per cui molti a torto sostengono che la psiche e la personalità femminile siano guidate dagli ormoni e dagli istinti misteriosi, e la incastrano in una visione di nevrosi, aggressività e desideri repressi, quando tutti siamo soggetti ai cambiamenti ormonali a prescindere dal sesso, c’è chi li gestisce meglio e chi ne sente maggiormente l’influenza. I cambiamenti ormonali prescindono dal sesso: chi dà a una donna dell’isterica, quindi dell’imprevedibile e irrazionale, non fa altro che evidenziare quanto il suo modo di rapportarsi al sesso femminile sia viziato; sicuramente a un uomo non si darebbe mai dell’isterico, anzi rivolgersi così agli uomini è ritenuto offensivo e si trascende anche in giudizi omofobici. Il dolore che colpisce ogni donna, sia fisico che psicologico, non è ancora oggi considerato seriamente, è spesso ridotto a una suggestione. Molte donne che hanno patologie all’apparato riproduttivo, come l’endometriosi, si sentono dire che è nella loro testa, che si sono inventate tutto, insomma, sono ritenute suggestionabili, troppo emotive e, ancora una volta, pazze. L’isteria come tante altre cose è stata uno strumento per attribuire alle donne inferiorità intellettuale, fisica e morale, per secoli è stato più semplice dire “isteria”, era troppo difficile studiare le varie complessità della salute mentale. Eliminare i pregiudizi è l’unico modo per superare le disparità tra uomini e donne. Bisognerebbe riorganizzare con un impegno serio le nostre società, perché da questo dipende il futuro dell’umanità, smettendola di presentare il genere femminile come quello sempre svantaggiato e svalutato, continuamente alla ricerca di un’uguaglianza che non viene mai concessa. L’ingiustizia, la discriminazione, la complicità, la corruzione, la prevaricazione, la violenza fisica e verbale rimangono temi molto gravi nei confronti del sesso femminile che occorre affrontare. L’Italia, purtroppo, nella classifica mondiale non ha un posto lusinghiero.

Articolo di Giovanna Martorana

PXFiheft

Vive a Palermo e lavora nell’ambito dell’arte contemporanea, collaborando con alcuni spazi espositivi della sua città e promuovendo progetti culturali. Le sue passioni sono la lettura, l’archeologia e il podismo. 

Un commento

  1. Articolo,ben scritto con ricerca storica. Purtroppo molto attuale,condivido pienamente la frase finale dell’articolo. Giovanna Martorana non delude mai,a parte la scrittura ,asciutta ed essenziale, riesce sempre a trovare argomenti interessanti,che riguardano le Donne.

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