Letture di geopolitica. Il numero di settembre di “Limes”

Con questo numero comincia la segnalazione degli articoli più interessanti di “Limes”. La rivista di geopolitica, diretta da Lucio Caracciolo, è stata fondata nel 1993, subito dopo il crollo del Muro di Berlino e dell’Unione Sovietica, in un periodo di profondi sconvolgimenti geopolitici in Europa e nel mondo. Inizialmente contestata per dei pregiudizi duri a morire, oggi rappresenta uno strumento indispensabile per capire la complessità del Pianeta. Non sarà inutile ricordare, con le parole del suo fondatore, che cosa si intende oggi per geopolitica: «l’analisi (e non la semplificazione che tanto va di moda di questi tempi n.d.r.) dei conflitti di potere in uno spazio delimitato», un’analisi che richiede approfondimento, studio, conoscenza e un approccio neutro, sgombro da ideologie e valori morali. Per un approfondimento della storia della geopolitica si rinvia alla lezione di Lucio Caracciolo: Il nuovo vocabolario della geopolitica, https://www.youtube.com/watch?v=_WqeR2_56nw dell’Università di Roma tre, tenutasi il 4 settembre 2020. Quando mi fu chiesto di commentare la rivista “Limes” per Vitaminevaganti, accettai con grande entusiasmo. Avrei dovuto cercare di essere un raccordo tra “l’alto” delle analisi e degli studi in essa pubblicati e la base dei/lle non addetti/e ai lavori. Mission impossible, con cui mi cimento per la prima volta, chiedendo venia se non riuscirò a essere sempre chiara. La sfida, ardua e complessa, mi intriga perché quello che apprendo leggendo questa rivista è un plus rispetto alla narrazione dei media mainstream, non solo di quelli italiani, afflitti da sempre da provincialismo, ma anche di quelli internazionali. E mi piacerebbe condividere questa conoscenza con chi mi legge o quanto meno essere capace di stimolare la lettura di qualcuno di questi articoli.
Leggere “Limes” aiuta a “dilatare lo sguardo” soprattutto per il suo approccio multidisciplinare ai temi affrontati. Tra gli autori e le autrici troviamo studiosi/e di storia, geografia, sociologia, diritto, antropologia ma anche decisori politici, diplomatici, militari, imprenditori/trici con ottiche e posizioni differenti, che si contaminano in modo virtuoso, offrendo chiavi di lettura del mondo e dei suoi cambiamenti idonee a comprenderne la complessità.
L’uso di cartine geopolitiche, che «non sono vere ma nemmeno non vere, perché sono mobili e dinamiche», è particolarmente interessante e prezioso. Limes in latino significa “confine”, nel suo duplice significato: da un lato limite, linea che separa, barriera; dall’altro area condivisa, linea di contatto fra due regioni. Molto interessanti sono il sito e la newsletter della rivista, che ogni settimana sintetizza le principali questioni geopolitiche. Tra le tante, la teoria della Patria blu di Erdogan e la Rubrica Il punto di Lucio Caracciolo, un articolo già pubblicato su “La Stampa” dell’11 settembre, che ci guida a scoprire l’importanza del Gasdotto Nord Stream 2, cui non sono estranee le rivolte in Bielorussia, l’avvelenamento di Navalny e una cittadina della Pomerania Macleburgo, Greisfwald, capolinea del gasdotto.

FOTO 1. Nord Stream 2

Ma veniamo al numero di settembre, il cui titolo È la storia, bellezza! si richiama al famoso «È la stampa, bellezza!» pronunciato da Humphrey Bogart nel film L’ultima minaccia del 1952 ed è dedicato a come le potenze maneggiano la memoria storica. Si apre con il prezioso editoriale del Direttore, che inizia con la situazione instabile degli Usa, il movimento Black Lives Matter e l’assassinio di George Floyd, per discostarsene, spiegando come ormai la questione negli Usa non sia più razziale, tra bianchi e neri, ma tra Nord e Sud degli Usa e come negli Usa si stia cercando di ricompattare il fronte interno riscrivendo una storia più unitaria, in vista di una possibile “resa de conti” con i nemici esterni. «Ogni Stato che si rispetti tende ad assumere l’identità come un valore, come uno strumento di potenza nelle fasi critiche delle relazioni tra Stati come quella che stiamo attraversando e tende a riscrivere il passato per adattarlo al presente, usandolo come strumento di legittimazione sia interna sia anche nei confronti dei nemici e competitori esterni. Gli Stati che hanno un senso della storia molto sviluppato e hanno la libertà di riscriverla in vista di obiettivi futuri lo stanno facendo» (Caracciolo). Nella parte prima, intitolata “Guerre per la Storia”, l’articolo di Diego Fabbri è illuminante in proposito con riferimenti al revisionismo dei testi di storia dei Licei e delle scuole medie americane e apre uno squarcio sul tentativo statunitense di compattare la nazione, e in particolare il Sud, intorno al ceppo germanico dominante e sul tema dell’assimilazione degli ispanici, in vista di future possibili guerre. Tutto questo sfugge ai popoli europei, perché non è raccontato. La storia sta diventando sempre più uno strumento della grande partita geopolitica sia sul piano interno che su quello internazionale. Le élite di tutto il mondo lo hanno capito e in questa fase critica cercano di riscrivere la storia. «Niente per lo Stato è più importante della custodia della memoria. Condizione della sovranità», ricorda Caracciolo. Mentre in Italia sui media si parla d’altro, “Limes” si sofferma sui tentativi di Russia e Cina, ma anche di Turchia e Iran, di costruire una narrazione quasi mitologica della storia dei loro Stati. Interessante su quanto sta succedendo negli Usa anche l’articolo di Friedman, che ci ricorda che il passato è ciò che ci definisce e che probabilmente le proteste sulle questioni razziali stanno chiudendo un ciclo, mentre Shapiro richiama il romanzo distopico di Orwell 1984, per metterci in guardia contro l’uso anacronistico della storia abbracciato da un popolo per armarlo contro altri popoli.

FOTO 2. Il nostro posto nella storia

«Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.» Andrew Gamble descrive il movimento britannico Black Lives Matter che, sull’onda di quanto accaduto negli Stati Uniti, insieme ad altre Nazioni europee, ha abbattuto e imbrattato statue di personaggi famosi e riflette sulla guerra culturale in corso nel Paese della Brexit. Il movimento vuole riportare alla luce le responsabilità britanniche nella tratta atlantica e critica l’atteggiamento della maggior parte degli inglesi che non sanno o rifiutano di ammettere che l’impero si è fondato su atti di espropriazione e subordinazione, senza riconoscere le basi su cui poggiano il loro benessere e la loro prosperità, con un complesso di superiorità lento a morire. Anche l’Unione Europea è fortemente in crisi nonostante la narrazione mainstream punti sui valori comuni che stentano ad affermarsi nella realtà. L’invenzione dell’Europa ripercorre la sua storia caratterizzata da una forte influenza statunitense e dalla cosiddetta “Pattomania”. Tutta da leggere e da usare nelle lezioni di storia e relazioni internazionali. Se gli Usa e i loro amici europei sono afflitti da contrasti sulla memoria e sono posseduti dalla furia iconoclasta che spinge a imbrattare o demolire, tra le tante, le statue di Churchill o Cristoforo Colombo (senza alcuna reazione da parte nostra o degli italo-americani) e di Montanelli in Italia, sono bravissimi a recuperare un passato teso a legittimare le istituzioni proprio i nemici della superpotenza Numero Uno: la Cina, l’Iran, la Russia, la Turchia, ma anche il Giappone. Per ognuno di questi Stati ci sono articoli assai coinvolgenti, che invito a leggere perché contengono gustosissime analisi. In Cina la narrazione della storia tende a essere unica e non ammette contrasti. Interessantissima la descrizione dell’incontro tra Xi Jinping e Trump nella Città proibita, da sempre disertata dai leader comunisti e invece utilizzata tra i due Capi di Stato in un dialogo che si riporta perché estremamente significativo. Il Capo della Cina introduce Trump nella città millenaria e Xi si richiama alla cultura cinese definendo i cinesi “discendenti del Drago” e celebrando davanti al mondo una vera e propria rivoluzione identitaria. Xi, nonostante la sua infanzia difficile legata alla storia del padre, che consiglio a tutte e tutti di leggere, è l’erede di un impero che ha più di cinquemila anni di fronte al giovanottone americano il cui Paese ha solo due secoli e mezzo. Da tempo la ricostruzione della storia millenaria cinese è in atto e la visita a Qufu, nello Shadong, città natale di Confucio, vuole dimostrare che Xi è l’erede, il Capo, il figlio del Drago messo lì dalla Storia. Ricucire la narrazione dei cinque millenni ha lo scopo di unire il popolo sotto la bandiera del Partito Stato, realizzare il Sogno Cinese e sostituire nel futuro gli Usa come potenza dominante. Costruire una religione di Stato serve a contrastare l’attacco americano portato avanti con la guerra commerciale, l’ostilità a Huawei, il sostegno ai separatisti di Hong Kong e la demonizzazione del popolo cinese, visto come avvelenatore dell’umanità via virus.

FOTO 3. La Cina non vuole una guerra ma intanto la prepara. Dalla newsletter del mese di settembre

La strategia che gli Usa stanno mettendo in atto per combattere la Cina, invece, anche qui raccontata con dovizia di particolari fino alle ultime dichiarazioni di Mike Pompeo, è quella di separare il popolo cinese dal Partito e dallo Stato, appoggiando i dissidenti. Ma questa strategia potrebbe rivelarsi perdente, proprio a fronte di tale rivisitazione cinese della sua storia. La ricostruzione dei rapporti tra Usa e Cina è molto approfondita, come sempre sono gli articoli di questa interessante rivista, veri e propri saggi.
Il numero di “Limes” analizza molto bene anche la riscrittura della memoria da parte di Putin, che chiede agli/lle insegnanti di storia di rivalutare i simboli zaristi, di descrivere Stalin come statista e condottiero e di restituire al popolo l’orgoglio ferito sotto El’cin. Un’antologia di testi scolastici correda gli articoli sulla Russia di Putin ed è assolutamente da leggere per capire le finalità di questa operazione. Non è da sottovalutare neppure l’aggiornamento della Costituzione realizzato quasi sotto silenzio dalla Federazione Russa, in cui si scrive che la Russia è tenuta insieme da una storia millenaria e dalla memoria degli antenati che hanno tramandato fino ai nostri giorni determinati ideali e la fede in Dio. Secondo questa narrazione, la Russia è l’erede legittima dell’Urss nel suo territorio, dal 998 a oggi. Anche sulla storia del Giappone c’è un interessante excursus. Nei momenti di crisi nei rapporti tra le potenze è sulla storia che ci si misura e mentre l’Occidente si divide e abbatte i monumenti (c’è una tabella che li riporta tutti), Russia e Cina rifondano la loro storia e costruiscono una memoria condivisa, che cementi il senso dello Stato e della Patria e l’identità del popolo.
La seconda parte si intitola Archeologia della potenza e mostra come Stati come la Germania, l’Iran, la Turchia e la Russia si stiano preparando a riprendersi il passato. Non mancano interessanti approfondimenti sull’Italia e sul suo retroterra storico, di cui la stessa cultura italiana pare poco consapevole. Sulla Bielorussia si alternano, nella terza parte, ben sei approfondimenti, un vero e proprio dossier, che descrive le ragioni delle proteste e dei “corteggiatori di Minsk”, contribuendo a farci conoscere la storia complessa e i rapporti con la Madre Russia, da un lato, e con polacchi, ucraini e paesi baltici dall’altro, del Paese che è assurto alle cronache per le proteste di questi ultimi mesi contro Lukashenko e gli arresti degli oppositori e delle oppositrici politiche. Il ricco apparato di cartine, curate da Laura Canali, completa quest’analisi approfondita sull’importanza della storia e della memoria all’interno delle grandi potenze e degli Stati e contribuisce a darci informazioni e analisi difficilmente reperibili sui media. Notevole l’approfondimento su Taiwan e sulla battaglia di Quemoy.

FOTO 4. Cover di Limes

Il numero di settembre di “Limes” si apre con il programma dell’Ottavo festival della rivista che si svolgerà a Genova, a Palazzo Ducale, dal 16 al 18 ottobre e che ha per titolo Occidenti contro. Il Convegno inizierà il primo giorno con gli incontri con le scuole e questa è una bellissima notizia. Chi scrive insegna Relazioni internazionali in un Istituto tecnico e ritiene che la Geopolitica sia una materia determinante in questo indirizzo di studi. Non dimentichiamo che in tale indirizzo l’insegnamento di Geopolitica è stato affiancato a quello di Economia aziendale. Si spera che con l’andare del tempo l’approccio geopolitico alle questioni aziendali ma soprattutto internazionali aumenti di importanza rispetto alla noia della partita doppia, abituando le menti dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, che studiano  anche tre lingue straniere, a uno sguardo veramente cosmopolitico sul mondo. “Limes” sicuramente rappresenta uno strumento importante per la realizzazione di questo scopo.

https://www.limesonline.com/

Articolo di Sara Marsico

Sara Marsico.400x400.jpgAbilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLILÈ stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donneÈ appassionata di corsa e montagna. 

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