Ritrattiste e non solo nel Settecento fiorentino

In questa quarta tappa del nostro percorso alla scoperta delle artiste toscane e fiorentine in particolare, ci soffermiamo su un periodo intermedio tra la fine del Seicento e il Settecento, dove troviamo tante artiste che si cimentano nei generi allora di moda: nature morte e ritratti.

Suor Teresa Berenice, miniaturista di eccellente livello, è stata di recente identificata con Luisa Maria Vitelli (Firenze, 1687 – 1738), figlia del marchese Clemente dei nobili Vitelli di Città di Castello, a sua volta figlio di Pierfrancesco, che alla corte medicea era stato Maestro di Camera del Granduca e suo ambasciatore a Roma. Si è arrivati all’identificazione grazie  alle ricerche condotte in occasione della mostra a lei dedicata, che si è tenuta nella Villa Medicea di Poggio a Caiano nel 2014, ricerche che, oltre a rivalutare la sua opera, ne hanno corretto anche i dati cronologici e il nome da religiosa.

Luisa Maria entrò giovanissima nel monastero di Santa Apollonia nel 1703, scegliendo il nome di Berenice in ricordo della madre, appartenente all’antica famiglia senese dei Zondadari, e vi restò fino alla morte; nel 1729 presentò le proprie opere in una mostra pubblica nei chiostri della Santissima Annunziata. Realizzò disegni, acquerelli, gouaches di soggetti still-life e alcune copie da dipinti celebri, ma soprattutto piccoli dipinti con fiori, uccelli e frutti nei quali la resa del dato naturale, in linea con gli interessi scientifici della corte Medicea, è estremamente minuziosa.

Luisa Vitelli, Frosone con vaso di fiori e ciliegie (a sinistra); Uccellino con fichi (a destra)
Luisa Vitelli, Pappagallo blu con due lucertole e vasi

Giovanna Marmocchini Cortesi (Firenze, 1666 – 1731), ritrattista ufficiale della corte medicea, più nota come Giovanna Fratellini, dal cognome del marito, fu l’artista prediletta di Violante di Baviera, moglie di Ferdinando dei Medici. E per i Medici realizzò uno straordinario numero di lavori, tra cui i ritratti della Granduchessa Vittoria, del Granduca Cosimo III, oltre che quelli del Principe Ferdinando e, ovviamente, di sua moglie Violante. Attraverso le sue opere, la sua fama dilagò nelle diverse corti europee: eseguì i ritratti dei principi Stuart d’Inghilterra e della principessa di Polonia, e a Venezia si legò d’amicizia con Rosalba Carriera a cui venne paragonata, tanto da essere definita la Rosalba fiorentina. Dal 1706 Giovanna divenne membro dell’Accademia del disegno di Firenze. Oltre che ritratti realizzò anche alcuni soggetti sacri e miniature.

Giovanna Fratellini, Autoritratto

Un suo Autoritratto ce la mostra a lavoro: un nastro blu le raccoglie i capelli, e con uno sguardo intenso e un sorriso gentile si gira verso chi guarda, trasmettendo un senso di orgoglio e di fierezza. 

Giovanna Fratellini, Ritratto di Violante Beatrice di Baviera (a sinistra); Ritratto della Contessa Faustina Bolognetti (a destra)

Altra ritrattista della nobiltà toscana nella Firenze del XVIII secolo e dei viaggiatori del Grand Tour fu Violante Siriès Cerroti (1710-1783), figlia di Louis Siriès, incisore francese, direttore del Laboratorio Granducale delle Pietre Dure. A Firenze fu allieva di Giovanna Fratellini e a sua volta maestra di altre pittrici di professione come Anna Piattoli e Maria Hadfield. Ognuna di loro divenne membro dell’Accademia delle Arti e del Disegno, la prima d’Europa. I suoi dipinti si trovano in palazzi, monasteri e collezioni private in tutta Italia.

Collage di opere di Violante Siriès Cerroti: Autoritratto, Ritratto di Edward Hughes, Giovane che legge, La sarta addormentata, Tre giovani donne in giardino

Anna Piattoli nata Bacherini (Firenze, 1720 – 1788) è così descritta da Francesco Niccolò Gabburri, nelle sue Vite di pittori: «Questa spiritosissima fanciulla vive in Firenze e opera meravigliosamente in ritratti e altre cose, facendo stupire chiunque vede le sue pitture». Nel 1741 sposò Gaetano Piattoli, anche lui pittore ritrattista. Realizzò miniature, dipinti a olio e pastelli, si cimentò oltre che in ritratti anche in soggetti religiosi. Fu molto apprezzata dai Granduchi di Toscana per il suo talento come pittrice e come insegnante. Purtroppo, oggi rimane ben poco del suo lavoro, e quello che rimane è in cattive condizioni, ed è conservato nei magazzini degli Uffizi in attesa di un restauro.

Il suo autoritratto più conosciuto, un dipinto a olio del 1776, in cui la pittrice si è rappresentata mentre copia la Madonna del Sacco di Andrea del Sarto, è invece esposto nel Corridoio Vasariano.

Anna Bacherini Piattoli, Autoritratto (a sinistra, Santa Teresa Margherita del Sacro Cuore (a destra)

 Irene Parenti Duclos (Firenze, 1754 – 1795)

All’epoca Firenze era meta obbligata del Grand Tour e i ricchi signori che ci si fermavano erano soliti acquistare, come souvenir, copie di opere celebri. Irene Parenti fu una delle copiatrici più gettonate dell’epoca.

Il granduca Pietro Leopoldo nel 1773 le commissionò il ritratto di Joseph Eckhel, un gesuita ed esperto numismatico al servizio del principe. Il risultato fu talmente soddisfacente che il granduca le commissionò la copia di un affresco di Andrea del Sarto nella Chiesa della Santissima Annunziata che si stava rovinando. Col marito Gio Batta Duclos, continuò a realizzare e a vendere copie a turisti danarosi fino a tutto il 1780 quando poi si spostò a Roma per imparare l’arte della pittura a encausto. A Roma si fece apprezzare anche come poetessa, tanto che fu accolta nell’Accademia dell’Arcadia con lo pseudonimo di Lincasta Ericinia. Tornata a Firenze due anni dopo, la sua bottega divenne un centro di produzione di copie ma anche di opere originali a encausto e a pastello, e studenti da tutta Europa venivano per imparare l’arte del dipingere.

Irene Parenti Duclos, Autoritratto (a sinistra), Autoritratto in vesti orientali (a destra)

Due dei suoi autoritratti sono conservati nella collezione agli Uffizi. La versione più ampiamente riconosciuta è datata 1783 e mostra l’artista, abbigliata elegantemente, con gli strumenti del mestiere. Un secondo autoritratto le è stato recentemente attribuito dall’ex curatrice e studiosa degli Uffizi, Giovanna Giusti. La tela di piccole dimensioni raffigura l’artista nel suo laboratorio, vestita curiosamente in stile orientale.

In copertina: Incisione di Francesco Bartolozzi del dipinto di Maria Cosway Le ore, definito da Jacques-Louis David come “geniale

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

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