Il 27 novembre del 1765, in una famiglia contadina del villaggio francese di Sancey-le-Long, nasce Jeanne Antide Thouret, oggi Santa della Chiesa cattolica.
L’innocenza di Jeanne Antide viene presto segnata da un insuperabile lutto per la piccola: nel 1781, a soli 16 anni, perde l’amatissima mamma. La vita in famiglia si fa più dura e, nonostante sia la quinta figlia, è lei a prendersi cura dei suoi fratelli maggiori, oltre ad occuparsi della casa e del lavoro nei campi. È in questo periodo di profondo sconforto che l’unica luce per Jeanne sembra essere la fede, in particolar modo nella Madonna, che diventa per lei una vera e propria guida materna.
Il padre non vuole che intraprenda la vita religiosa, come invece sua figlia sogna, ma, nonostante non sia d’accordo, la lascia andare e Jeanne, compiuti 22 anni, entra tra le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, a Parigi.
Per cinque anni dedica la sua vita alla cura di poveri e malati, servendo in diversi ospedali della Francia, finché, nel 1793, durante la Rivoluzione, è costretta a tornare a casa per via della soppressione degli ordini religiosi. Infatti, i clerici che non aderiscono agli ideali rivoluzionari vengono perseguitati e Jeanne stessa è vittima di un attacco violento.
Resiste pochi mesi lontana dalla sua missione e si accoda, nell’agosto del 1795, all’abate Receveur, che, con i suoi “Solitari”, è in esilio in Svizzera.
Tuttavia, sente che la comunità non è il posto adatto ai suoi principi e, nel 1797, l’abbandona e s’incammina da sola verso il confine francese.
È a Landeron, a qualche chilometro dalla terra natìa, che Dio sembra venirle in soccorso e che le viene chiesto di creare a Besançon un Istituto per l’istruzione di fanciulle povere e per l’assistenza delle persone malate.
Fa di questo nuovo compito una vera e propria missione di vita e, nonostante le minacce e le persecuzioni, riesce a portare avanti la fondazione di una scuola libera, gratuita e cattolica: nel 1799 viene istituita la Congregazione delle Suore della Carità.
L’opera delle sorelle risulta fondamentale e la figura di suor Jeanne si afferma sempre più nel suo ruolo di grande educatrice e devota serva dei poveri. Il suo intervento è talmente apprezzato che le si chiede anche di occuparsi dell’educazione dei prigionieri di Bellavoux: Jeanne Antide si batte per una detenzione decorosa, occupandosi di nutrire i carcerati e istituendo un sistema di lavoro retribuito all’interno del penitenziario, così da restituire loro un minimo di dignità e autonomia.
La missione, a questo punto della vita, la porta a lasciare la Francia e a trasferirsi a Napoli: nel Regno delle Due Sicilie trova una città contraddittoria, con una disparità sociale soffocante ad ogni angolo delle vie. Porta avanti un lavoro straordinario, aiutando i malati dell’ospedale “degli Incurabili”, istituendo una farmacia al servizio delle persone povere della città e fondando una succursale della scuola di Besançon, a cui hanno accesso i bambini e le bambine svantaggiate. Tramite il suo impegno di educatrice riesce ad aprire una breccia nell’incomunicabilità tra le classi sociali napoletane, avvicinando sempre più tra di loro gli/le alunni/e benestanti a quelli/e sfortunati/e.
Nel frattempo, in Francia, la situazione è radicalmente mutata: nel 1819 la Congregazione ottiene il riconoscimento di papa Pio VII, che le ufficializza come Suore della Carità sotto la protezione di Vincenzo de’ Paoli.
Jeanne ne è entusiasta, anche se, al suo ritorno in patria, è costretta a scontrarsi con una dura realtà: il vescovo di Besançon non ha gradito l’approvazione papale e l’ha per questo estromessa dalla Congregazione francese, vietandole l’accoglienza in convento e nominando una nuova Madre Priora.
Sconvolta, fa ritorno a Napoli con poche fedelissime che la accompagnano nella sua missione fino alla fine dei suoi giorni. Il cielo la chiama a sé il 24 agosto del 1826, ma Jeanne Antide lascia una grande eredità al mondo cristiano: infatti, la comunità delle Suore della Carità conta oggi quasi 4000 sorelle nel mondo, che prestano servizio per alleviare la povertà.
Si è spenta lasciando, con grande dolore, l’Ordine diviso in due rami, ma nel 1957, con un incontro internazionale a Sancey, la Congregazione ha ritrovato l’unità.
Riconoscendo il suo enorme contributo alla missione della Chiesa e la sua infinita nobiltà d’animo e dedizione ai bisogni delle persone meno fortunate, Pio XI la canonizza come Santa nel 1934.

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Articolo di Emma de Pasquale

Emma de Pasquale è nata a Roma nel 1997 ed è laureata in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente frequenta la magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre. Ha interesse per il giornalismo e l’editoria, soprattutto se volti a mettere in evidenza le criticità dei nostri tempi in un’ottica di genere.
Eccellente biografia.
Sarei curiosa di leggere la parte relativa alla attività ospedaliera delle suore della Carità.
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La ringrazio!
La dedizione della Congregazione al lavoro in ospedale è ancora forte, anche se con suor Jeanne aveva toccato il suo picco. È un peccato che della biografia di questa donna si sappia relativamente poco, essendo presenti informazioni spesso incomplete e contrastanti. Sarebbe bello approfondire quando si potrà tornare in biblioteca!
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