Piccole donne

«La lotta progressista per la democratizzazione espressiva e per la liberazione sessuale è stata brutalmente superata e vanificata dalla decisione del potere consumistico di concedere una vasta (quanto falsa) tolleranza. Anche la realtà dei corpi innocenti è stata violata, manipolata, manomessa dal potere consumistico; anzi, tale violenza sui corpi è diventata il dato più macroscopico della nuova epoca umana». Trilogia della vita 
Così si esprimeva nel 1975 Pier Paolo Pasolini, profeta inascoltato. 

I mass media sono oggi ben più di allora infarciti di corpi, trasformati in inesauribili repertori di proposte e di sollecitazioni: a valorizzare le merci, a farsi merce essi stessi, meccanismo principe nella fabbrica del desiderio, lustrini nella fabbrica del patriarcato. 
La società dello sguardo non poteva ignorare l’oggetto primo dei sogni e degli incubi degli uomini e l’ha esposto a ogni flash e l’ha esplorato da ogni parte, abolendo la censura ma mantenendo gli eterni presupposti simbolici dell’immaginario, che per le donne prevede solo corpi erotici feticizzati o corpi materni desessualizzati. La cultura commerciale impacchetta con un involucro pink vecchi stereotipi eterosessuali in un nuovo vocabolario che parla di potere femminile e celebrazione esuberante del sesso. 
La parola libertà, in senso opposto al processo di formazione storica di libertà dei moderni, diventa eccezione agli obblighi di un’etica condivisa: “liberi” sarebbero i più furbi e i più spregiudicati. “Libere” sarebbero le donne capaci di usare a proprio vantaggio quegli stessi attributi per cui sono state escluse dal governo del mondo. 

Risuona con echi nuovi la domanda di Carla Lonzi: ci piace, dopo millenni, inserirci a questo titolo in un mondo progettato da altri? 
Il modello vincente è arrivato alle più giovani senza alcun filtro: anche nelle classi sociali più fortunate, anche nei quartieri ricchi il corpo diventa merce di scambio, oggetto tra i tanti. Foto intime scambiate e vendute, copioni pornografici: squarci dell’essere ragazze nella società contemporanea, mentre l’educazione sessuale è bandita dalle scuole perché “corruttrice”. 
Libri dai titoli inquietanti (Mamma, perché sono grassa? e Appena ho 18 anni mi rifaccio) dimostrano che lo specchio della matrigna di Biancaneve è passato nelle mani delle giovanissime. Lo scherno bullistico passa attraverso la stigmatizzazione della forma fisica delle adolescenti. Un servizio di Abc news riporta che circa già dai tre ai sei anni ci si preoccupa di essere in carne. In un sondaggio della rivista Glamour il 97% delle adolescenti intervistate dichiara di provare odio verso il proprio corpo (su di loro si esercita un doppio controllo: quello delle altre ragazze e quello dei ragazzi).  

Se le adulte sono innaturalmente bloccate in una falsa eterna giovinezza, le bambine sono precocemente erotizzate, addestrate a recitare una caricatura di femminilità seduttiva. Nato negli Stati Uniti, il fenomeno è dilagato diventando globale. Vale per la televisione, i film, i videogiochi, i video musicali, YouTube, le riviste di gossip e quelle di moda, i giocattoli, addirittura i costumi per travestimenti in occasione di Carnevale o di Halloween. 
Miss Italia Baby, Baby Model, Miss Spettacolo sono solo alcuni esempi di concorsi diffusi in tutto il Paese, con lo scopo di premiare piccole belle, ben vestite, truccate, pronte a fare pubblicità con agenzie di marketing agguerrite: gallinelle dalle uova d’oro. Le famiglie che le propongono non sono che l’edizione aggiornata di Anna Magnani in Bellissima
Esistono scuole di twerking per ragazzine: significa “ballare in modo sessualmente provocante”. Nei reparti giocattoli dei grandi magazzini è possibile reperire kit per la pole dance. Trasformata in oggetto di consumo, la baby-modella assume in studio pose sexy davanti alla macchina fotografica e occhieggia allusiva dai cartelloni pubblicitari. Mette il lucidalabbra a sei anni, per essere “perfetta per lui”. Perché scarpe col tacco? Perché bikini push up? 

Ecco una pubblicità di lingerie: 

«Intimo donna. Il filone della comodità moderna si rivolge principalmente alle giovanissime. In prima fila sono le culotte più comode e confortevoli del perizoma ma ugualmente sexy e maliziose, e i gambaletti, i collant corti che arrivano sotto al ginocchio. Culotte e gambaletti sono presentati in tutti i colori, dominano righe e stampe floreali, creando una lingerie giocosa e maliziosa, vivace effetto lolita». 

In un numero 2011 della rivista di alta moda Vogue ad ammiccare in pose seducenti erano bimbe tra i cinque e i sette anni truccate da donne fatali: esibivano tacchi a spillo, abiti aderenti, spacchi vertiginosi, profonde scollature. È vero che il servizio, con le polemiche che ha sollevato, è costato il posto alla direttrice della redazione di Parigi, ma possiamo davvero pensare che quelle foto siano solo uno sfortunato incidente? Pare più realistico ammettere che si tratti di un segnale particolarmente forte di una tendenza in atto. 

In barba alla Carta di Milano («La rappresentazione delle bambine e dei bambini dovrebbe sempre coinvolgerli evitando l’uso meramente ostensivo, sensazionalistico e artificioso della loro immagine») e alla Carta di Treviso (che ha come obiettivo la tutela della dignità e dei diritti dei minori), le trasmissioni di successo mandano in onda varietà organizzati per fare audience grazie a balletti di bambine addestrate a mostrarsi in pose da avanspettacolo. Questa prassi entra indisturbata nelle case degli italiani e delle italiane, non suscita alcuna forma di indignazione. Nessuna Sentinella in piedi, nessun No gender si sogna di criticarla. 

La cosmesi per l’infanzia vanta un giro mondiale d’affari stimato intorno ai 50 miliardi di dollari l’anno: esfolia, strizza, sfoltisci, trucca a partire dai sei anni. Pitti Moda dei piccoli, che ha un valore di 2,7 miliardi di euro, prevede pochissime tutele dei piccoli modelli. 

Anche le bambole hanno cambiato veste: negli anni ‘40 veniva proposto e abbondantemente venduto Cicciobello, un bambolotto da coccolare con un chiaro avvio ai giochi di ruolo; negli anni ‘70 spopolava Barbie, giovane donna ben curata e ben vestita nella quale migliaia di bambine si sono identificate; nel 2000 nacquero le Bratz, siliconate, imbronciate, truccatissime e scosciatissime, che fanno shopping da mattina a sera e si dedicano ossessivamente alla cura del corpo per diventare modelle. Il loro stesso creatore le ha definite “bambole zoccole”. 

Le ragazzine che chiedono la liposuzione o il “seno nuovo” come dono di compleanno, le bambine di sei anni che pretendono il reggiseno imbottito, che cosa cercano? L’impressione è che non obbediscano tanto a una gratificazione narcisistica quanto alla normatività di una continua preoccupazione adattiva: quella di piacere. 
Che stupido, crudele paradosso. Cercar di diventare grandi con un anticipo micidiale e poi passare il resto della vita a cercar di sembrare giovani. 
Il femminismo riconosce le nuove forme di colonizzazione della vita come forme di dominio che superano perfino l’oggettivazione qual era intesa prima. Come si può parlare di autodeterminazione del corpo femminile all’interno di un sistema che fin dall’infanzia lo converte in proiezione consumistica? 

***

Articolo di Graziella Priulla

RfjZEjI7Graziella Priulla, già docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nella Facoltà di Scienze Politiche di Catania, lavora alla formazione docenti, nello sforzo di introdurre l’identità di genere nelle istituzioni formative. Ha pubblicato numerosi volumi tra cui: C’è differenza. Identità di genere e linguaggi, Parole tossiche, cronache di ordinario sessismo, Viaggio nel paese degli stereotipi.

 

3 commenti

  1. tutti uomini e donne vogliamo piacersi e piacere. il sex appeal, l’esibizione sexy del corpo se esercitata da donne (o uomini) maggiori di 18 anni non hanno nulla di oggettificante, sono una libera scelta autodeterminata da rispettare sempre e sempre e sempre (parlo di adulti non di minori) questa libertà non va messa in discussione. viva la seduzione, la sensualità e il sex appeal esercitati da persone maggiorenni, in questo caso sono sempre espressione di libertà, chi non vuole denudarsi non lo fa. viva l’essere sexy che cosa bella, umana e non oggettificante. i film non oggettificano nulla

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    1. la bellezza fisica conta allo stesso modo per uomini e donne, accettiamo il fatto che esistono corpi più belli e attraenti fisicamente di altri per lotteria genetica

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