Brescia non è mai stata particolarmente sfruttata come set cinematografico; fra i film più noti che vi sono ambientati figurano Il Magnifico Cornuto (1964) di Antonio Pietrangeli, con Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale, La polizia sta a guardare (1973) di Roberto Infascelli, con Enrico Maria Salerno e Jean Sorel, Uova di garofano (1991) di Silvano Agosti, con Lou Castel, Quando sei nato non puoi più nasconderti (2005) di Marco Tullio Giordana, con Alessio Boni, e Rosso Mille Miglia (2014) di Claudio Uberti, con Martina Stella e Fabio Troiano. Nate o in qualche modo legate a Brescia, tuttavia, sono alcune donne del mondo del cinema, sia del secolo scorso — Kiki Palmer e Zoe Incrocci — sia del nostro, quali Esther Elisha, Camilla Filippi, Ambra Angiolini.
Giulia Daniela Fogliata, in arte Kiki Palmer, attrice teatrale, cinematografica e radiofonica, nonché doppiatrice, nasce a Chiari, in provincia di Brescia, l’11 luglio 1907. Mentre studia medicina a Milano incontra nel noto e prestigioso atelier di moda della madre, Marta Palmer, l’attrice Ida Carloni Talli e decide di darsi al teatro. Studia con Ida Carloni Talli ed Emilia Varini e debutta con grande successo nel 1932 con il nome d’arte di Kiki Palmer in Scena vuota di Renato Niccodemi. Nello stesso anno, grazie al sostegno finanziario della madre, fonda una propria compagnia, diretta prima da Camillo Pilotto e in seguito da Pietro Sharoff e Tatiana Pavlova. Tra le sue più riuscite interpretazioni vi sono La famiglia dell’antiquario e Il campiello di Carlo Goldoni, La fiaccola sotto il moggio di Gabriele D’Annunzio e Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. Nel 1933, su suggerimento di Gabriele D’Annunzio, cambia il proprio pseudonimo in Palma Palmer e nel 1938 lo italianizza in Daniela Palmer. Negli anni Trenta, all’intensa attività teatrale accompagna incursioni sul grande schermo — La marcia nuziale (1934) e La luce del mondo (1935), prende in adozione Lorenzo Bigatti, più noto come Renzo Palmer (1929-1988), che diverrà a sua volta attore, e fonda, insieme con Giulio Stival, la nota compagnia teatrale Palmer-Stival.

Palmer non si piace e lotta continuamente per migliorare sé stessa; le sue interpretazioni — da Henrik Ibsen a Noel Coward, da Eschilo a Ivan Turgenev e Anton Cechov – sono calcolate con rigore sulle sue supposte mancanze e non sulle sue reali qualità. «Ci volle almeno un decennio perché ella diventasse l ’attrice pensosa che fu; un poco come dire?, involta in una sua ombra, ma sempre tendente alla purezza dell’espressione, e sicura di raggiungerla, non per furberia di mestiere, ma per scelta artisticamente sicura». Attrice intelligente e tormentata, gli anni Quaranta, oltre a sancire la sua maturità artistica, la vedono cimentarsi come attrice radiofonica di prosa. La morte della madre, nel 1938, prova duramente Kiki; durante la guerra la sua casa di Milano è distrutta e lei si trasferisce a Roma, città in cui apre un nuovo atelier con l’aiuto di Eva Mangili, amica di una vita, sua e della madre. Dopo la morte di Eva, l’attrice si sente completamente sola e sviluppa una grave depressione. Rifiuta varie offerte di lavoro, mantenendo solo gli impegni radiofonici e di doppiaggio, ma non compare più sul palcoscenico. Pochi mesi dopo, l’11 agosto 1949 si suicida con venti pastiglie di Gardenal, un potente sonnifero. È sepolta a Roma, al Cimitero del Verano.
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Articolo di Claudia Speziali
Nata a Brescia, si è laureata con lode in Storia contemporanea all’Università di Bologna e ha studiato Translation Studies all’Università di Canberra (Australia). Ha insegnato lingua e letteratura italiana, storia, filosofia nella scuola superiore, lingua e cultura italiana alle Università di Canberra e di Heidelberg; attualmente insegna lettere in un liceo artistico a Brescia.