«Una parte dei nostri mali dipende dal fatto che troppi uomini sono oltraggiosamente ricchi. O disperatamente poveri». Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano
Continuando a scorrere il rapporto Oxfam 2020, ci si imbatte in tre interventi notevoli che ne offrono la chiave di lettura. Il primo è quello della Vicepresidente del sindacato dei giovani infermieri del Sudafrica, Fikile Dikolomelalengene, che evidenzia l’importanza in questo periodo di personale infermieristico e sanitario, sempre in prima linea e a rischio della vita. Secondo la sindacalista sudafricana, il virus ci ha ricordato ciò che conta davvero per assicurare la salute e il benessere delle persone: personale sanitario e assistenziale, altri lavoratori essenziali, venditori ambulanti, insegnanti, autisti di mezzi pubblici. Operatori/trici sanitari/e e lavoratrici e lavoratori essenziali, ovunque, sono sovraccarichi di compiti, sottopagati, sottovalutati e spesso non protetti, anche nel bel mezzo di una pandemia mortale. Sono prevalentemente donne e in molte parti del mondo persone di colore, migranti o appartenenti a minoranze etniche o ad altri gruppi ai margini della società, ma tengono in piedi il sistema. Il cuore dell’intervento sta tutto in queste parole: «per i governi è giunto il momento di impegnarsi per un sistema economico che distribuisca più equamente il valore creato, che sia sostenibile per il futuro dell’umanità e del pianeta e al servizio delle persone». Il tema del valore di ogni cosa è al centro del pensiero di molte economiste, tra cui Mariana Mazzucato che ha intitolato il suo ultimo libro Il valore di tutto, un’utile lettura di un’esperta di economia dell’innovazione che è stata consulente di molti Governi. Come si legge nella presentazione: «Nel moderno capitalismo l’estrazione del valore, cioè la raccolta dei profitti, dai dividendi degli azionisti ai bonus dei banchieri è remunerata molto di più della creazione effettiva di valore. Oggi tendiamo a confondere chi raccoglie i profitti con chi effettivamente crea valore, a scambiare chi guadagna con chi produce. Il concetto di valore, così centrale nella storia del pensiero economico, a partire da Smith, Ricardo e Marx fino a Schumpeter e a Keynes oggi è sottovalutato o distorto, tanto nella teoria economica quanto nella politica» ma il virus lo ha fatto emergere in tutta la sua importanza.
Il secondo intervento, del professor Darrick Hamilton, sostiene che, come mostrato in questo rapporto, il carico più pesante della pandemia grava sulle persone di colore e sulle donne e finirà per aumentare ulteriormente le disuguaglianze e la vulnerabilità preesistenti. Ma le razze al pari dei sessi sono “costruzioni sociali” e il razzismo come il sessismo una struttura ideologica legata alla naturalizzazione dei fenomeni sociali, come ci ricorda la mai compiutamente apprezzata sociologa Guillaumin. Secondo Hamilton «Le politiche economiche neoliberiste sono risultate efficaci nel sostenere la gerarchizzazione sociale ed economica, anche grazie ad una narrativa mendace che privilegia l’azione individuale e la competizione ad ogni costo senza badare a barriere strutturali che esistono nelle società. Oggi, al contrario, abbiamo bisogno di una risposta politica che sia antirazzista, antisessista e che riduca fattivamente il divario tra ricchi e poveri, in particolare superando le barriere razziali ed etniche». Secondo l’attivista dei diritti umani brasiliana Lucia Maria Xavier De Castro, «la pandemia da coronavirus ha messo a nudo i rischi derivanti da sistemi sanitari mercificati e sottofinanziati, dal mancato accesso all’acqua e a strutture igienico-sanitarie, dal lavoro precario, dalle lacune nella protezione sociale e dalla distruzione dell’ambiente. Ha evidenziato come i nostri sistemi profondamente iniqui, razzisti e patriarcali danneggino in particolare i neri e altri gruppi discriminati ed emarginati, in Brasile e nel mondo».

L’entità dell’aumento della povertà globale stimato nel 2020 è davvero senza precedenti recenti. Secondo la Banca Mondiale, l’istituzione internazionale deputata al monitoraggio della povertà, la popolazione che vive in condizioni di estrema povertà ha subito una eccezionale diminuzione negli ultimi decenni, passando dal 60,1% del 1970 al 9,2% del 2017 , con un trend ribassista continuativo a partire dal 1999 ma, in base alle previsioni di gennaio 2021 del Gep (Prospettive Economiche Globali) della Banca Mondiale stessa, per la prima volta negli ultimi 20 anni la pandemia da Covid-19 ha prodotto nel 2020 un aumento della povertà estrema, valutata sotto la soglia di 1,90 $ al giorno di reddito pro capite, tra 88 milioni e 93 milioni di unità. «Considerando anche coloro che sarebbero sfuggiti a tale condizione, nel caso il trend in atto fosse proseguito, ma non vi sono riusciti a causa della pandemia (cioè 31 milioni nel 2020), il totale dei nuovi poveri indotti dal Covid-19 nel 2020 è stimato dalla Banca Mondiale tra 119 e 124 milioni». Nel frattempo i giganti del web hanno evaso il fisco per 46 miliardi, risparmiando, rispettivamente Microsoft 14,2 miliardi, Alphabet (Google) 11,6, Facebook 7,5. Inoltre circa l’80% della loro liquidità – 638 miliardi a fine 2019, secondo Moody’s – è tenuta in paradisi fiscali per sottrarla al fisco dei Paesi di provenienza.

Secondo quanto riferisce Gabanelli la gran parte delle multinazionali applica contratti ai limiti dell’illegalità ai/lle dipendenti che stanno in fondo alla filiera, o ricorre a imprese subfornitrici che a loro volta usano lavoratrici e lavoratori sottopagati. Bezos, l’uomo più ricco del pianeta e ceo di Amazon, paga in Italia un co.co.co circa 700 euro al mese, anche se recentemente questo dato è stato in parte rettificato al rialzo da Amazon. A settembre 2020 Jeff Bezos, secondo il rapporto Oxfam, avrebbe potuto pagare a ciascuno degli 876.000 dipendenti un bonus di 105 dollari e restare tanto ricco quanto era prima della pandemia. Inoltre i 2.153 miliardari del mondo detengono il 60% della ricchezza globale, ovvero hanno più soldi di quanti ne possiedono tutti insieme i 4,6 miliardi di abitanti della Terra. La sinistra americana nelle elezioni in corso ha proposto con Bernie Sanders un’imposta del 60% sui guadagni realizzati dai miliardari durante la pandemia per sostenere le spese sanitarie. Diversi miliardari sarebbero d’accordo, primo tra tutti il finanziere Warren Buffett, quarto uomo più ricco al mondo. Secondo il calcolo di Oxfam un aumento dello 0,5% della tassazione a carico dell’1% più ricco del mondo, consentirebbe in dieci anni di pagare 117 milioni di posti di lavoro nella scuola e nell’assistenza e cura di persone anziane e malate. Maggior peso fiscale sui ricchi, inoltre, alleggerirebbe un po’ le tasse sul lavoro. Nel frattempo i miliardari, dopo avere sottratto valore al sistema ed essersi arricchiti con la pandemia, si dedicano alla beneficenza, creando fondazioni. Un’indagine recente di Gabanelli, cui si rinvia, mostra chiaramente come dietro questa patina di generosità si celino vantaggi fiscali e molto altro che sarà interessante conoscere. Tra le tante osservazioni e proposte del rapporto Oxfam spicca quella per cui, a livello mondiale, «le donne sono sovrarappresentate nei settori economici più duramente colpiti dalla pandemia. Se gli occupati in questi settori fossero equamente ripartiti tra uomini e donne, 112 milioni di donne non correrebbero più il forte rischio di perdere il lavoro e quindi la propria fonte di reddito» o quella per cui, oltre 9.200 afro-discendenti sarebbero stati ancora vivi se il loro tasso di mortalità per Covid-19 fosse uguale a quello dei brasiliani bianchi.
Il virus ci ha indotto a riflettere su ciò che conta veramente e su ciò cui come società dovremmo attribuire maggior valore; sul fatto che lavori essenziali sono quelli di infermieri/e, autisti di autobus, commessi/e dei supermercati, e non i gestori di fondi speculativi o gli avvocati delle imprese. Un’infermiera neoassunta guadagna 22mila£. L’asset manager meglio retribuito porta a casa circa 31milioni£ nel Regno Unito. 1400 volte in più.
Le ricette di Oxfam per diminuire le disuguaglianze sarebbero molto semplici da attuare ma difficilmente realizzabili perché comportano la restituzione di ciò che la rapacità dei ricchi (espressione usata da Smith in La ricchezza delle nazioni) ha sottratto all’umanità. Si va dall’imposizione progressiva in tutti gli Stati, alla rivoluzione verde per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici, alle imposte patrimoniali e di successione sulle ricchezze dei più ricchi, alla tassazione dei profitti in eccesso guadagnati durante la pandemia da destinare alle spese sanitarie, alla diversa remunerazione dei lavori che sono stati fondamentali durante la pandemia, alla tassazione delle rendite finanziarie e alla vera lotta ai paradisi fiscali. Alcuni Paesi come la Corea del Sud, la Sierra Leone e la Nuova Zelanda si sono impegnati a inserire la riduzione delle disuguaglianze tra le priorità nazionali. Nel frattempo un’altra emergenza non si è arrestata ed è quella climatica, che ha colpito le popolazioni più povere e in particolare le donne.
Il rapporto Oxfam sulle disuguaglianze si conclude con un invito ai Governi a intraprendere una svolta significativa attuando politiche lungimiranti e di ampio respiro, che guardino ai diritti delle generazioni future e al rispetto del Pianeta. La quantità di risorse economiche e finanziarie che stanno per essere immesse nel sistema economico, in particolare lo stimulus di Biden negli Usa e in Unione Europea il Next Generation Eu, potrebbero essere un buon inizio. Ma non basta e riguardano solo una parte dell’umanità. A chi andranno tutti questi soldi? Chi remunereranno? Riprendendo le parole di Mazzucato, «I Governi dovrebbero porsi domande radicali: da dove viene la ricchezza? Chi crea il valore? Chi lo estrae? Chi lo sottrae?». Solo il coraggio di rispondere a queste domande e le politiche conseguenti potrebbero gradualmente sostituire l’attuale sistema capitalistico di tipo parassitario o Capitalocene con un capitalismo più sostenibile e inclusivo, in cui le disuguaglianze potranno cominciare a diminuire. La strada è ancora molto lunga ma uno spiraglio di ottimismo arriva dal fatto che di valore si ricomincia a parlare e che chi lo fa tra gli/le economisti/e non è più considerato un eccentrico o peggio un pericoloso sovversivo, come nei trent’anni passati in cui il Verbo era rappresentato dal neoliberismo. Le disuguaglianze, però, come ricorda Piketty nel volume Il capitale nel XX secolo, non sono determinate soltanto da dinamiche economiche, sono soprattutto il frutto di decisioni politiche, ispirate dai sistemi ideologici che regolano il consenso. «Se le disuguaglianze sono percepite come legittime, per esempio perché sembrano derivare dal fatto che i più ricchi hanno deciso di lavorare di più – o con maggiore efficienza– rispetto ai più poveri, oppure perché il tentativo di impedire loro di guadagnare di più nuocerebbe inevitabilmente ai più poveri, è anche possibile che la concentrazione dei redditi superi i record storici». Utili analisi dei fattori che hanno riportato indietro le lancette della storia e hanno arrestato il percorso di riduzione delle disuguaglianze soprattutto in Europa e negli Usa vengono da economisti come Brankovic e Deaton e da un’interessantissima analisi di Maurizio Franzini e Mario Pianta nel loro libro Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle.
Parlare dei temi legati alla distribuzione del reddito, portare la questione delle disuguaglianze al centro del dibattito pubblico è diventata una necessità che servirà a mettere in luce le radici psicologiche della disuguaglianza, quelle che fanno sì che si formi nella società la convinzione che esse siano giustificate o naturali, che in un certo senso le si possa legittimare e che ben poco possa farsi per superarle. A tale proposito un contributo fondamentale viene da Chiara Volpato, nel suo illuminante libro Le radici psicologiche della disuguaglianza, perché, come scrisse Rousseau, «È un pensiero da schiavi pensare che coloro che dominano il mondo sul piano economico e politico se lo meritano».
Per saperne di più
Colette Guillaumin, Sesso, razza pratica del potere, edizioni Ombre Corte, 2000
Maurizio Franzini e Mauro Pianta, Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle, Laterza, 2016
Mariana Mazzucato, Il valore di tutto, Laterza, 2018
Thomas Piketty, Il Capitale nel XX secolo, Bompiani, 2014
Chiara Volpato, Le radici psicologiche della disuguaglianza, Laterza, 2019
Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria. di Jason Moore. Curatore: Alessandro Barbero, Emanuele Leonardi Editore: Ombre Corte, 2017
Rapporto Banca Mondiale “Aggiornamento sulla povertà globale di settembre 2020 della Banca Mondiale: nuove stime annuali sulla povertà utilizzando i PPP (Pil a Parità di Potere d’Acquisto) del 2011 rivisti” 7 ottobre 2020
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2021/01/26/2021-world-economic-outlook-update
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Articolo di Sara Marsico

Abilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLIL. È stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donne. È appassionata di corsa e montagna.
Anche questo contributo è un ottimo esempio di data journalism. Complimenti!
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