Les Salonnières virtuelles. Storia

Appuntamento toccante, alla vigilia della commemorazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, il terzo Salotto di Toponomastica femminile.

Le Donne restituite alla Storia sono molte, martedì ne abbiamo ricordate alcune.
Come di consueto, l’incontro è stato distinto da una toccante pillola di memoria a inizio e termine incontro, da parte del Centro di pedagogia dell’espressione L’Arca nel bosco. Stavolta Gianluca Mastronardi, ci introduce alla commemorazione del 25 marzo, mentre, al termine, Rebecca Rossi dedica il suo video alle pietre d’inciampo, Stolpersteine.

Rosanna De Longis ci ha ricordato le tante intitolazioni toponomastiche del quartiere Ostiense-Ardeatino (oggi VIII Municipio) alle donne il cui valore principale, meritorio, da ricordare, fosse l’aver donato progenie di lustro alla Nazione. «Eleonora Curlo Ruffini, Maria Drago Mazzini, Adelaide Bono Cairoli, Rosa Raimondi Garibaldi: sono intitolazioni, che datano al ventennio fascista, alle “madri della Patria”, figure oblative che hanno contribuito alla costruzione dell’unità italiana attraverso il dono dei propri figli alla lotta risorgimentale. Sono le madri di protagonisti — Garibaldi, Mazzini — e di eroi che in quella stagione hanno dato la vita — Jacopo Ruffini, i fratelli Cairoli».

Ester Rizzo ci ha, invece, portato nel mondo delle ribelli: perseguitate e disobbedienti, Donne che hanno avuto il coraggio di sfidare lo status quo. La disobbedienza delle donne che ha sicuramente contribuito all’emancipazione femminile, infrangendo norme patriarcali e scardinando stereotipi sessisti e che, nella Seconda guerra mondiale, hanno contribuito alla liberazione del nostro Paese.
Tra le tantissime, Ester ci ha ricordato le partigiane Norma Parenti e Maria Montuoro. Di Norma Parenti colpisce, oltre al contributo dato alla Resistenza, il suo carattere fiero che non nascondeva i suoi ideali, ma, anzi, cercava di persuadere “i nemici” ad abbandonare le loro posizioni ideologiche. Di Maria Montuoro il ricordo di tante donne coraggiose che partirono dalla Sicilia per unirsi alle loro “sorelle del Nord” e combattere fianco a fianco.

La professoressa Fiorenza Taricone ha ricordato Carla Capponi, medaglia d’oro al valor militare per aver partecipato alla lotta di liberazione partigiana. Nata mentre si concludeva la prima guerra mondiale, nel 1918, ha passato parte della sua gioventù nel combattere il fascismo e liberare l’Italia dal nazifascismo. Considerata l’avarizia nel dichiarare partigiane le donne che nella Resistenza hanno messo a repentaglio tutto quello che avevano, Carla Capponi ha fugato ogni dubbio. Le pagine della sua autobiografia eliminano molti luoghi comuni, per esempio un’infanzia emotivamente disastrata che fa considerare normale la violenza: la sua famiglia è stata esemplare sotto molti aspetti.
Per Carla Capponi la scelta di non guardare dall’altra parte, mille volte riconfermata, ha significato non solo il riscatto del suo genere, ma è stata qualcosa di più. Un’ipoteca, attraverso i tanti sacrifici personali, per un futuro più dignitoso, non solo per il suo genere, ma per nominare l’Italia a testa alta.

Anna Balzarro, tra le tante vittime dell’orrore per l’umanità, ha dato voce a Settimia Spizzichino, tra le poche sopravvissute alla Shoah, cui è intitolato il ponte di collegamento ideato per collegare, a Roma, la circonvallazione Ostiense alla consolare via Ostiense, sul Tevere.
Settimia Spizzichino aveva 22 anni il 16 ottobre 1943, quando più di mille persone ebree furono deportate dal Ghetto di Roma e da altre zone della città. Di loro tornarono in sedici: quindici uomini e una sola donna, lei, che riuscì a sopravvivere con una forza fisica e una determinazione di carattere eccezionali alle condizioni più terribili. Settimia tornò con un impegno maturato nei due anni di prigionia nei lager, tra Polonia e Germania, Auschwitz e Bergen-Belsen: avrebbe raccontato, sarebbe stata la voce delle compagne che non ce l’avevano fatta. È stata infatti assidua, dopo la guerra, la sua opera di testimonianza presso le scuole; costante la sua volontà di accompagnare ragazzi e ragazze nei viaggi della memoria. Da una delle sue tante interviste, quella concessa nel 1998 all’archivio della Survivors of the Shoah Visual History Foundation è tratto il documentario Nata 2 volte: storia di Settimia ebrea romana. Ci ha lasciato inoltre un libro di memorie “Gli anni rubati” scritto con Isa Di Nepi Olper e dedicato alle compagne di prigionia.

E rivedere e risentire i racconti dalla viva voce di Settimia, oltre a far rabbrividire, echeggia nelle coscienze, forte e determinato, il Mai più!

Ad innalzare ulteriormente il pathos ci pensa Laura Coci con il suo intervento sulle Donne della Resistenza. Ragazze, Donne, partigiane, rivoluzionarie o, semplicemente, Donne desiderose di libertà. Ci racconta Laura: “La Resistenza delle donne italiane nasce da una scelta, non scontata né obbligata: la scelta della «parte del riscatto». Una scelta per passione o per caso, o forse per entrambi, che per alcune almeno viene da lontano, dalla violenza fascista che porta alla marcia su Roma e attraversa gli anni Venti e Trenta. Una scelta determinante ai fini della vittoria della «causa della libertà», che ha un momento fondativo dopo l’8 settembre 1943, quando è reso noto l’armistizio di Cassibile.

La partecipazione delle donne alla Resistenza si declina con le armi (e sono le partigiane combattenti, in montagna e in città: Iris Versari e Giuliana Gadola Beltrami, Carla Capponi e Anna Paolina Passaglia) in una contingenza eccezionale, quella della «guerra alla guerra». Ma anche senza armi, nella cosiddetta Resistenza civile: le donne hanno nascosto e rivestito di abiti civili soldati in fuga, assistito popolazioni e militanti in clandestinità, partecipato agli scioperi nelle fabbriche, operato come ufficiali di collegamento per portare rifornimenti e dispacci, ammonito i compagni a «non ridursi come loro», i nemici fascisti (Ada Gobetti). Ma la lingua italiana declina al maschile, e le donne scompaiono…Eppure, le donne hanno pagato un prezzo altissimo: sono state imprigionate e torturate, deportate e assassinate, perché appartenenti alla cosiddetta ‘razza’ ebraica o perché oppositrici politiche (come l’italiana Vittoria Nenni, la francese Charlotte Delbo, la lussemburghese Lily Unden, o come Clementina Tosi, nata a San Colombano al Lambro, morta a Trieste in Risiera). Alcune sono state sommerse, altre salvate. Tutte hanno scelto di lottare non soltanto per sé stesse, ma per noi, figli e figlie. Figlie, soprattutto: «il femminismo, in Italia, è nato dalla Resistenza» – afferma Giuliana Gadola Beltrami – e la Resistenza è stata il periodo più bello nella vita delle donne che lo hanno vissuto, perché, nonostante i rischi e gli stenti, erano finalmente libere.”

Ebbene, crediamo non ci fosse modo migliore per onorare la memoria delle trecentotrentacinque vittime dell’eccidio alle fosse ardeatine compiuto dai nazifascisti il 24 marzo 1944.

Per chi avesse perso la diretta sulla pagina facebook di Toponomastica Femminile o di Vitamine Vaganti, può rivedere l’incontro sul canale YouTube di Toponomastica Femminile (youtube Toponomastica Femminile: Les salonnieres virtuelles – Storia)

Il prossimo appuntamento è il 27 aprile, sempre alle ore 18,00 per discorrere di Economia, Politica e Società.

Vi aspettiamo!

Le nostre relatrici:

Rosanna De Longis
Laureata in lettere moderne presso l’Università di Roma Sapienza, abilitata all’insegnamento di scienze umane e storia, ha frequentato la Scuola speciale per archivisti e bibliotecari e la Scuola vaticana di biblioteconomia. È stata direttrice della Biblioteca di storia moderna e contemporanea e socia fondatrice della Società italiana delle storiche. Si è occupata di storia delle donne italiane tra XIX e XX secolo, di partecipazione femminile al 1848, di stampa periodica, in particolar modo femminile. Numerose pubblicazioni su femminismo e storiografia.

Ester Rizzo
Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Istituto Superiore di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) di Licata per il corso di Letteratura al femminile. Collabora con testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra edit. ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzo, Le Ricamatrici e Donne disobbedienti.

Fiorenza Taricone
Professoressa Ordinaria di Pensiero politico e questione femminile all’Università di Cassino e Lazio Meridionale, dove è Presidente della CPO, attualmente trasformata in CUG. Docente in Master sulle Pari Opportunità, scrittrice di numerosi libri sull’emancipazionismo femminile, l’evoluzione del pensiero economico, l’associazionismo italiano e francese nell’Ottocento e nel Novecento. Collabora a diverse associazioni femminili.

Anna Balzarro
Direttrice dell’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza (Irsifar) insegna lingua e cultura italiana a The American University of Rome. Dottorati di ricerca in storia conseguiti presso l’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi e presso l’Università degli studi di Cagliari. Le tesi hanno dato vita ai volumi Le Vercors e la zone libre de l’Alto Tortonese. Récits mémoire histoire (L’Harmattan 2002) e La storia bambina. La Piccola italiana e la lettura di genere nel fascismo, Biblink 2007.

Laura Coci
Presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, con un passato di docente di letteratura italiana e storia nei licei. Filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano, negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori.

Centro di Pedagogia dell’espressione “L’Arca  nel bosco” il primo video di Gianluca Mastronardi ispirato all’opera di Alessandro Portelli L’ordine è già stato eseguito, integrato da citazioni di fonti storiche del tempo, dal titolo “È stata la speranza l’ultima a morire. Voci di donne nella Roma delle Fosse Ardeatine”. A chiusura  contributo video di Rebecca Rossi su le pietre d’inciampo, ispirato a Settimia Spizzichino tramite estratti dal testo di Maria Pia Ercolini, Roma. Percorsi di genere femminile.

***

Articolo di Sabrina Cicin Marzetti

Sabrina Cicin 200x200

Laureata in Scienze Politiche. Consulente fiscale con Master in Diritto Tributario Internazionale. Giornalista pubblicista. Dirigente sindacale, responsabile del Coordinamento Donne e Inclusione. Ha approfondito tematiche di cultura di genere con un Master in Gender’s Studies. I suoi interessi sono focalizzati sul linguaggio e la toponomastica. Il motto: la felicità non è la meta, ma il cammino (Osho). La convinzione: nella vita nulla accade per caso.

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