È arrivato l’ultimo numero blu di Vitamine per leggere, l’inserto mensile dedicato al mondo della scuola e ai temi importanti per ragazzi e ragazze, realizzato grazie a un bando regionale di cui abbiamo parlato nell’editoriale scorso.
Però in tutti i prossimi numeri di Vitamine vaganti non saranno certo trascurati argomenti fondamentali per le nuove generazioni, riguardanti l’istruzione e l’educazione; lo sviluppo di un buon senso civico con esempi di cittadinanza attiva; letture fondamentali per la crescita e uno sviluppo equilibrato; attenzione ai nuovi media e capacità di utilizzarli in modo consapevole, evitando parole ostili e fake news da un lato e dall’altro non rendendoli surrogato virtuale di una sana socialità e incontro fisico con amici e amiche (ciò che in realtà è molto mancato in quest’anno di emergenza sanitaria e isolamento in casa, con lezioni scolastiche e anche giochi vissuti soltanto dietro uno schermo).
Sì, perché il mondo dei social è diventato pane quotidiano per ragazzi e ragazze, sin dalla più tenera età, ma non è certo privo di pericoli e chi educa non deve solo badare a vietare o limitare l’uso di tutti quegli strumenti che vi ruotano intorno (tablet e smartphone in prima linea), ma soprattutto pensare a dare buone istruzioni per un approccio intelligente e accorto ai vari programmi che si trovano in rete. Un libro in proposito molto utile, che ho ultimamente fatto leggere alle mie classi e consigliato nei corsi di formazione per docenti, ha una copertina attraente e sconcertante al tempo stesso: l’immagine di un grosso cellulare con sopra la scritta Tienilo acceso. Ma come! — vien da dire subito — questo non è un libro educativo… con tutte le raccomandazioni che facciamo ai nostri alunni e alunne a non esserne dipendenti, a non guardarlo ogni momento… tutta la fatica a ritirare i cellulari durante le ore di lezione… e qui c’è scritto Tienilo acceso? Ma poi l’occhio cade sul sottotitolo e allora si comprende che cosa vogliono insegnare Vera Gheno e Bruno Mastroianni: Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello. Così si capisce che più che spegnere il cellulare, è importante tenere ben vigile e sveglio il cervello quando lo si usa. Si legge nella sinossi: «Una sociolinguista e un filosofo della comunicazione, esperti naviganti della rete, ci indicano una delle strade da percorrere per vivere in modo finalmente libero le ricchezze che il web e i social ci offrono: imparando a padroneggiarli senza lasciarcene schiacciare, a decifrarne i messaggi senza farci manipolare, a capire e farci capire attraverso una scelta accorta e consapevole delle parole». Fondamentale che ragazzi e ragazze lo apprendano.
Ci sono molti corsi di formazione su un tema che potremmo definire di autodifesa digitale, che allertano sui pericoli che si incontrano se non c’è un utilizzo critico, sicuro e consapevole della comunicazione mobile. Ho avuto modo di assistere all’introduzione a un ciclo di incontri in-formativi Prima di dire like, a cura di Pietro Galluccio, giornalista, formatore ed esperto di comunicazione sociale, organizzato dall’Associazione InformaGiovani di Palermo e mi sono resa conto che ormai è indispensabile possedere e insegnare, soprattutto ai/alle giovani, le precauzioni necessarie per un utilizzo più sicuro delle nuove tecnologie. L’incontro è stato calendarizzato il 6 maggio e ci è stato chiesto se ne conoscessimo il perché: stupore generale quando ci è stato detto che è la Giornata mondiale della password! Chi se lo immaginava? È proprio vero che ormai c’è una giornata mondiale per tutto, si potrebbe pensare in modo sarcastico! Eppure è importantissimo saperne creare una capace di sfidare i malintenzionati addestrati al furto di dati e identità! Il World Password Day è nato dall’idea di un ricercatore di sicurezza informatica, Mark Burnett, con l’obbiettivo, tra gli altri, di ricordare che occorre avere almeno dieci diverse password per la posta elettronica, lo streaming video, il registro scolastico e altri servizi, altrimenti, se si finisce per comodità con l’usare sempre la stessa, una volta compromessa quella abbiamo aperto la porta all’hackeraggio di tutti i nostri dati.
Galluccio è consapevole che «il web certamente offre tantissime opportunità e possibilità per il lavoro, per lo svago, per la socialità, soprattutto in questi mesi di pandemia e dopo che il lockdown ci ha costretti a una vita sempre più digitale e connessa, ma proprio perché è divenuto parte essenziale della nostra vita in ogni momento e in ogni manifestazione deve essere conosciuto e vissuto in modo appropriato, soprattutto per quanto riguarda possibili pericoli». E prosegue dicendo che «quello del web controllato tecnicamente da alcune grandi, anzi gigantesche e ormai potentissime aziende, è un web che inevitabilmente risponde prima di tutto agli interessi commerciali proprio di queste aziende che hanno e impongono strumenti tecnologici con i quali fare di tutti e tutte noi utenti i veri prodotti da vendere nel mercato globale». Occorre, quindi, avere una ricca e fornita “borsa degli attrezzi”, un kit di strumenti, piccoli software, suggerimenti pratici, siti di informazione per difendere la nostra privacy online, per tutelare le nostre informazioni personali, quelle più private ma anche quelle più banali, perché non diventino merce. Sarebbe auspicabile che corsi di questo tipo venissero sempre più organizzati proprio nelle scuole.
Passando alle vitamine per una buona crescita dell’inserto scuola di questo mese, tra le figure femminili ricordate perché siano conosciute dalle nuove generazioni come esempi di cittadinanza attiva, troviamo la Giusta Ayse Deniz Karacagil, giovanissima partigiana combattente curda, e Bertha Von Sutter, premio Nobel per la pace, prima donna a ricevere questo riconoscimento nel 1905.
Un eccezionale esempio di capacità di reagire in modo attivo e propositivo alla violenza domestica subita ci viene dalle Cuoche combattenti, che in un’intervista raccontano, soprattutto come monito per le ragazze, di aver deciso di rompere «il silenzio, parlando a tutte le donne attraverso le etichette, perché combattere per se stesse e per le altre è lo strumento migliore per uscire dalla violenza».
La scuola può avere un ruolo nel combattere quell’”ossessione per la vincita” che arriva a essere una vera e propria malattia, a cui si è dato nome ludopatia? Sicuramente lo deve avere, sottolinea l’autrice di questo articolo, ricordando l’importanza di estendere l’educazione anche ai genitori, spesso inconsapevoli promotori della dipendenza e del gusto per la scommessa o per l’ebbrezza del gioco.
Pensando all’educazione e all’istruzione di studenti con disabilità, disturbi e difficoltà, importante è conoscere le diverse e molteplici figure di riferimento in ambito scolastico, che operano per garantire il diritto allo studio e promuovere l’autonomia di ragazzi e ragazze.
Un altro tipo fondamentale di educazione, che deve entrare in modo programmatico nelle scuole a partire dall’infanzia, è quello che porta ad affrontare lo sviluppo psico-emotivo della personalità in ambito sessuale, quindi qualcosa di diverso da una educazione sessuale di tipo fisico-riproduttivo, ma che tocca aspetti legati all’affettività e al rispetto dell’altro/a.
Prosegue poi il discorso, già iniziato nel numero scorso di Vitamine vaganti, sull’importanza di considerare la crisi pandemica — con tutte le sue conseguenze sociali ed economiche così pesanti da sopportare — anche negli aspetti che ne fanno cogliere le opportunità di cambiamento, proprio per invertire la rotta rispetto a ciò che il Coronavirus ha mostrato come i “punti deboli” della convivenza sociale, dando, per esempio, un significato diverso al “valore”, non più solo equiparato al profitto nel mercato, ma visto come ciò che porta benessere alle persone e alla società tutta.
I consigli di lettura di questo mese ci portano a riflettere su due fenomeni in ambiti differenti e distanti, ma uniti dalla necessità di avere uno sguardo diverso sul mondo femminile. Il primo, Period Girl, affronta in modo narrativo e innovativo il tema di “normalizzare” il discorso sulle mestruazioni, ancora oggi oggetto di censure nel linguaggio e di atteggiamenti denigratori e discriminatori. Il secondo, Un’Alba come tante, è il romanzo d’esordio di una giovanissima scrittrice che vuole reagire all’indifferenza nei confronti di quella violenza domestica maschile sulle donne che in tanti casi sfocia nel femminicidio, e raccontare come troppo spesso è negata dalle donne che la subiscono, sminuendo e colpevolizzando sé stesse, al posto di ribellarsi con un coraggio che parte dal rispetto di sé.
I progetti scolastici premiati nel settimo Concorso “Sulle vie della parità” sono stati presentati ogni mese nell’inserto speciale perché siano conosciuti e apprezzati da tanti lettori e lettrici anche al di fuori della scuola e perché diventino esempio per attività laboratoriali e di ricerca in classe. Quelli di questo mese ci portano entrambi in Sardegna, uno a Villamassargia, con un percorso sia teorico sia sul campo alla ricerca dei preziosi e colorati manufatti, sia antichi sia moderni, presenti nelle case del paese, con la proposta di un’intitolazione a S’arruga de is tessingiànasa, Via delle tessitrici; il secondo ci conduce alla scoperta delle donne di Alghero, che pur non avendo avuto riconoscimenti ufficiali, o forse proprio per questo, meritano di essere ricordate per aver ben operato a favore di tutta la collettività negli ambiti della cura della salute, dell’educazione e dell’infanzia.
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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, coordina il gruppo diade e tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa Femminista Europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane sino al settembre 2020.