Io e Clarissa Dalloway

Ho appena finito di leggere Io e Clarissa Dalloway di Francesco Pacifico (classe 1977). In una intervista recente su Radio 3 (Uomini e profeti il programma radiofonico nda) Luisa Muraro, filosofa della differenza, lo aveva nominato e suggerito cogliendone la novità. Il libro si propone come un manuale di educazione sentimentale per maschi. La sua originalità sta nel fatto che la consapevolezza dell’identità maschile e dei modelli sentimentali ricevuti, avviene attraverso l’identificazione o il confronto con personaggi di libri famosi scritti da uomini. Si parte da Julien Sorel, protagonista del Rosso e il Nero di Stendhal: Julien è un giovane ambizioso, che nel periodo storico della Restaurazione, da una parte si innamora di Napoleone e delle sue idee rivoluzionarie. Ma d’altra parte, nel tentare la scalata sociale, vive un amore trasgressivo che tradirà irrimediabilmente le sue aspettative. Una storia certamente non andata a buon fine. Anche Proust con la sua Ricerca del tempo perduto gli è stato vicino. Così come Zeno Cosini di Italo Svevo, sempre alle prese con le sue storie tormentate. 
Sono tutti personaggi infelici, modelli stereotipati di amori ottocenteschi, ma ai quali i maschi sono ancora legati. L’amore è conquista, la donna un trofeo da mostrare ai compagni, unici veri referenti di vita. Francesco, lo scrittore, uomo sensibile e con tutte le carte a posto per vivere una vita amorosa piena, si accorge che le letture fatte fino a quel momento, gli studi e le amicizie maschili, non sono più sufficienti. Nella relazione con la sua compagna di vita, le cose non vanno bene. Lei dice d’amarlo ma non condivide con lui i suoi pensieri più profondi. Bisogna fare qualcosa per salvare l’amore, anche mettersi in discussione. Francesco cerca aiuto e lo trova questa volta nei libri che legge sua moglie. Chi infatti meglio di Virginia Woolf rappresenta il mondo femminile e un modo nuovo di intendere l’amore!? Ma non è una scrittrice per sole donne? Non è così. Forse ha da dire qualcosa anche agli uomini. Ci sono dei precedenti. Virginia Woolf aveva già colpito Michael Cunningham che aveva scritto il romanzo Le ore in omaggio a Mrs Dalloway. In quel caso un brutto uso del libro famoso. Scrisse un libro privo di autenticità, progettato a tavolino, come disse qualcuno. Non è il caso di Francesco Pacifico. Qui il protagonista cerca nella lettura approfondita del libro uno strumento nuovo per vivere meglio. 
Sarà proprio la rilettura consapevole della Signora Dalloway che aiuterà il nostro intraprendente maschio a trovare la strada per migliorare il rapporto con sua moglie Francesca. Virginia Woolf è contemporanea degli scrittori tanto amati da Francesco eppure il suo modo di intendere la relazione tra il maschile e il femminile è completamente nuovo. Il libro in questione inizia con una storia di fiori. «La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbe comprati lei». Ma sono così importanti i fiori per vivere? Pare di sì. C’è in questo inizio tutto il senso profondo del valore nascosto del desiderio di vivere. Gli uomini, sembra dirci, pensano alle grandi azioni, non possiedono una sensibilità sottile. Virginia Woolf possiede un flusso di coscienza veramente nuovo, va in profondità nella descrizione dei personaggi. Certamente non intendeva avere un intento didattico ma può averlo per chi vuole cercarlo. Ancora la Woolf ci dice che gli uomini non sono sempre all’altezza del corteggiamento. E siamo arrivati al punto cruciale. Il protagonista prova a seguire le indicazioni preziose come nel gioco dell’oca e soprattutto è disposto a cambiare. Anche nel libro della Woolf c’è un maschio in crisi. E Francesco accetta di confrontarsi con Peter per ripensare la sua relazione amorosa. Peter non è l’uomo che Clarissa ha deciso di sposare. Le cose vanno come devono andare, sembra dirci la scrittrice. L’autore procede nella storia con un susseguirsi di riflessioni personali che a poco a poco finiscono per costruire un’ipotesi di sostanziale rinnovamento. Una via al maschile finalizzata a modificare il rapporto con il femminile.  

Francesco fa suo il percorso introspettivo, così ben descritto dalla Woolf, vuole riuscire dove finora gli uomini hanno fallito. Come ci riesce se ci riesce? Si potrebbe semplicemente dire che dà valore al pensiero femminile, per rimanere nella riflessione filosofica del pensiero della differenza. Allora gli uomini possono modificare il proprio sentire? Possono aumentare la capacità di ascolto? Saper fare i conti con i propri desideri, saper osservare i moti interiori degli altri, non era solo una caratteristica del femminile? 
Il libro ci porta a riflettere su temi profondi in maniera leggera e divertente. Si può uscire dalla gabbia stretta del patriarcato? È possibile immaginare questa scommessa? Forse sì, se anche gli uomini lo vogliono. Fa sempre bene ragionare sul tema della relazione tra maschile e femminile e l’autore lo fa per amore. È originale ed efficace il percorso che l’autore ci porta a fare, in compagnia di personaggi famosi incontrati nel mondo della carta stampata o di scrittori e scrittrici tanto amati da viverci ormai accanto come figure familiari. Insomma Io e Clarissa Dalloway è un’opera che si lascia leggere benissimo. Potrebbe piacere tanto alle donne ma sarebbe utile davvero agli uomini. 

Francesco Pacifico  
Io e Clarissa Dalloway 
Marsilio, Venezia, 2020
pp.131

***

Articolo di Luciana Marinari

Insegnante di scuola primaria per quasi quarant’anni, ha conseguito nel 2010 il Master Insegnare italiano agli stranieri presso la facoltà di Lingue di Urbino. Studiosa del pensiero della differenza, ha frequentato seminari di lettura e scrittura con Gabriella Fiori, studiosa di Simone Weil. Relatrice a incontri culturali sul tema della differenza, ha pubblicato articoli su riviste specializzate. Insegna italiano per stranieri presso il comune di Senigallia (AN) dove risiede.

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