
Come chi ci legge saprà, l’Italia è ricca di cammini. Le stagioni migliori per percorrerli sono la primavera e l’autunno, ma in estate li si può preparare con escursioni in montagna per mantenere un allenamento che ci consenta di reggere camminate di più giorni in futuro. Questa volta abbiamo scelto di ritornare alla Croce dell’Alpe Ceuca, dove però non abbiamo più ritrovato la femmina di stambecco sul tetto dell’alpeggio. Ci aveva incuriosito una variante rispetto all’anello della scorsa puntata: la 6 C, una traccia che parte poco a monte della baita, un sentiero con esili segni, a volte coperto dalla rigogliosa vegetazione e non frequentato abitualmente da chi cammina. Ragione di più per scoprirlo. Per orientarci, oltre ai bolli gialli presenti sui massi che ci si deve ingegnare a trovare, molto utili sono i cosiddetti “ometti di pietra” che gli/le escursionisti/e costruiscono o ripristinano quando il sentiero è poco segnato, a beneficio di chi verrà dopo di loro, preziosi soprattutto in caso di nebbia o di nuvole basse. Antichi gesti di solidarietà tra persone che frequentano la montagna. In questa escursione ne abbiamo realizzati e ripristinati alcuni anche noi ed è stato un piacere aggiunto. Il sentiero, ricco di fioriture varie, tra cui genziane, viole calcaree e camendrini alpini da riempirsi gli occhi, funghi giganti a 2300 metri di quota e alcuni larici eroici a sfidare le condizioni estreme climatiche a queste altezze, ci ha portato alla confluenza con il sentiero diretto al Colle Nord del magnifico Vallone di Cime Bianche, di cui abbiamo scritto nella scorsa puntata (link al nostro articolo sul numero 121). Non ci stancheremo mai di ricordare a chi legge la petizione per la salvaguardia di quest’area di protezione speciale, minacciata da un collegamento funiviario che ne stravolgerebbe la bellezza e l’assoluta specificità ambientale in modo irreparabile. Per chi volesse approfondire la questione consigliamo il sito varasc.it., il cui motto è Conservation is the Key.

Su questi cammini si incrociano anche il Tour del Monte Rosa (Tmr), molto frequentato da stranieri/e, e il Gsw, Grande Sentiero Walser, «un percorso trasversale alla Valtournenche, alla Val d’Ayas e alla Valle di Gressoney. Segue le tracce del popolo Walser che, a partire dal XII secolo, colonizzò queste terre contribuendo a foggiarne significativamente i paesaggi» (dal sito LoveVda.it). L’impronta Walser ancora oggi è evidente per le antiche rascard, costruzioni in legno poggiate sui cosiddetti funghi di pietra.

Il sentiero 6 C prosegue invece sulla destra verso i 2836 metri di quota del Bivacco Città di Mariano, autentico “nido d’aquila” ai piedi del ghiacciaio di Ventina e di Tzere, consigliabile a escursioniste ed escursionisti esperti e bene allenati. Prima di tornare a Saint Jacques, notevole è il colpo d’occhio sul Vallone di Cime Bianche e sulle vette che lo contornano. Si rientra per il facile e ben segnato sentiero 6, in un bel bosco di larici, rododendri, con fioriture esuberanti di botton d’oro, un ruscelletto che ci accompagna per parte del percorso fino a Fiery, dove ci regaliamo una sosta ristoratrice con vista panoramica sulla Val d’Ayas. Degno di menzione l’episodio che ci è capitato al mattino, passando da questo baretto. Abbiamo ordinato un caffè e al momento di pagare, con nostra piacevole sorpresa, ce lo siamo sentiti offrire dal gestore. Cose che difficilmente capitano in città. Alla fine del bosco verso Saint Jacques ci siamo soffermati sulla targa che ci era sfuggita la mattina e che recita le parole di Piergiorgio Frassati, a cui questo sentiero è dedicato: «La Montagna, come la Primavera, non annoia mai». Ci siamo poi abbeverati alla fontana costruita con un tronco di larice che vagamente ricorda un sombrero messicano. Nella piccola frazione di Blanchard, appena fuori dal sentiero, non si può fare a meno di dare un’occhiata a una rascard che si affaccia sul torrente e a cui si accede attraverso un ponticello in legno. Vi confido che ci piacerebbe vivere qui, ai piedi del bosco col canto dell’acqua a farci compagnia.
Questo percorso, della durata di circa quattro ore, ha un dislivello in salita tra i 650 e i 700 metri, è molto panoramico perché consente di contemplare il Monte Rosa, le Cime Bianche, il Monte Roisetta, il Grand Tournalin e il Monte Croce. D’estate è bene portare con sé un repellente e un prodotto contro le punture di insetti, oltre a una buona provvista d’acqua e qualche barretta. Non dimenticatevi di abbracciare un albero. È terapeutico.
Video di Marco Peccenati: Sentiero 6C
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Articolo di Sara Marsico

Abilitata all’esercizio della professione forense dal 1990, è docente di discipline giuridiche ed economiche. Si è perfezionata per l’insegnamento delle relazioni e del diritto internazionale in modalità CLIL. È stata Presidente del Comitato Pertini per la difesa della Costituzione e dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano. I suoi interessi sono la Costituzione , la storia delle mafie, il linguaggio sessuato, i diritti delle donne. È appassionata di corsa e montagna.