Le donne del Decameron. Le novellatrici della cornice 

A volte capita che la ‘memoria scolastica’ influisca sulla nostra personale opinione circa una precisa opera letteraria. Abbiamo tutti/e infatti dei libri che non riusciamo proprio a riprendere in mano perché ci portano alla mente sentimenti negativi degli anni di scuola e che solo al pensiero ci annoiano.  

G. Boccaccio, Decameron,
edizione a cura di M. Fiorilla, 2017 

Tra le opere più colpite da questa particolare damnatio memoriae troviamo sicuramente il Decameron di Giovanni Boccaccio (1313-1375), le cui novelle sono state per alcune/i studenti un vero e proprio problema. E a chi mi chiede con stupore il perché io abbia dedicato proprio a questo capolavoro ben due tesi di laurea, spiego che si tratta di un esempio straordinario di modernità e che c’è dell’altro rispetto alle classiche novelle che vengono costantemente riproposte in classe. Il ‘trucco’, come forse in ogni cosa a mio parere, sta nel guardare oltre.  
La recente pandemia ha già messo in luce e dimostrato delle analogie — e quindi dell’attualità — con la descrizione dell’epidemia di peste nera avvenuta fra 1346 e 1353 con alcune scene da noi vissute nel 2020-21. Tuttavia non è risaputo che Boccaccio risulta essere incredibilmente moderno anche nella concezione riferita al mondo femminile (e sotto molti altri aspetti ancora).  
Sia chiaro: si parla sempre di un uomo nato e vissuto circa 700 anni fa e per certi versi si mostra rigido e tradizionale, ma per il periodo storico in cui il Decameron è stato scritto (intorno al 1350) si può ritenere che non esista libro più affine alla nostra mentalità e a noi contemporaneo, in quanto l’autore è riuscito a dare vita ad un vero e proprio universo umano, in cui una precisa attenzione è rivolta alle donne, al loro pensiero e al loro operato.  

Il Decameron infatti viene esplicitamente dedicato alle donne: nel Proemio e nella Conclusione Boccaccio si rivolge alle sue lettrici. Ma quello che colpisce non è tanto la dedica, quanto l’assoluta preponderanza e la varietà dei personaggi femminili nel corso dell’opera. La maggior parte delle volte non si tratta di donne passive, che subiscono gli eventi o ‘sono amate’. Si tratta piuttosto di autentiche protagoniste della scena, che prendono la parola, agiscono, amano, combattono e muoiono seguendo i propri princìpi. Ognuna di esse si ritrova ad essere dunque un particolare ‘tipo umano’ nell’universo boccacciano, svolgendo un ruolo diverso e specifico di volta in volta.  
 
Segnalo un numero interessante e che fa riflettere: nel libro sono 1626 le ricorrenze delle parole ‘donna’/ ‘femmina’, contro le 821 di ‘uomo’/ ‘maschio’, ulteriore testimonianza di un prodotto letterario scritto per il genere femminile e in cui l’azione è portata avanti da molte donne.  

In questo articolo desidero iniziare a raccontare delle celebri narratrici della cornice decameroniana. Sette ragazze (contro i tre uomini del gruppo di dieci) diverse tra loro che attraverso l’uso della parola affronteranno le varie tematiche di ogni giornata offrendo dei racconti sempre interessanti. Le novellatrici sono parte integrante del testo, delle vere e proprie protagoniste che scelgono, raccontano, commentano e rispondono, spesso a tono. 

Oxford, Bodleian Library, Douce 213, f. 1r.

La compagnia dei giovani novellatori si riunisce nel giardino fiesolano intorno a Pampinea, regina della prima giornata; all’esterno del muro siede Boccaccio, intento a scrivere su un cartiglio 

Iniziamo con Pampinea, la prima regina di giornata del Decameron, il cui nome vuol dire ‘la rigogliosa’; è una giovane donna — la più grande del gruppo — ricca di spirito di iniziativa. È lei infatti a proporre a compagni e compagne di lasciare Firenze per fuggire dalla pestilenza ed è sempre lei a proporre di ‘novellare’ per passare il tempo mentre sono in campagna. Viene quindi eletta prima regina e nella prima novella da lei raccontata (Decameron, I 10) in una piccola prefazione inserisce un’esortazione al genere femminile: molte sono a quel tempo le donne che preferiscono restare zitte per non essere criticate ed essere apprezzate solo per la propria bellezza. Pampinea chiede invece alle giovani di parlare, di dar prova della loro intelligenza anche attraverso l’uso di motti di spirito arguti e di dimostrare la falsità di un tradizionale detto misogino, secondo cui: «le femine in ogni cosa sempre pigliano il peggio» (Dec., I 10, 8). Pampinea si dimostra pertanto veramente ‘rigogliosa’ nelle idee e nelle parole, e non poteva non nominare una donna come successiva regina: Filomena. 

Filomena in un’antica miniatura

Filomena, il cui nome presumibilmente vuol dire ‘colei che è amata’, è giovane e saggia. È la prima a scegliere un tema di giornata (Pampinea aveva lasciato libertà di scelta) e decide che le novelle da raccontare sotto il suo regno dovranno trattare di storie avventurose iniziate con difficoltà e ostacoli e terminate con il lieto fine. Interessante notare come tutte le novelle raccontate anche in seguito da lei abbiano come tematica di fondo l’amore e come protagoniste, per la maggior parte, figure femminili. Filomena racconta quindi da donna storie di molte donne, di classi sociali diverse e con finali inevitabilmente differenti.  

Neifile in una miniatura del manoscritto autografo di Boccaccio l’Hamilton 90, Berlino, Staatsbibliothek

La regina successiva è Neifile, il cui nome allude a un ‘nuovo amore’. Neifile è bellissima, giovane e affascinante ma riesce anche ad essere tagliente. Nonostante molti studi abbiano infatti trovato in lei e nelle novelle da lei raccontate forme tradizionali, ‘ghibelline’, in cui emerge il rispetto verso le autorità gerarchiche e patriarcali segnalo una risposta sarcastica, ‘a tono’ e con sfondo erotico che la novellatrice dà a Filostrato, quando egli dice che i lupi (uomini) hanno insegnato bene alle pecore (donne) (si veda Dec., III, Conclusione). Neifile quindi non arrossisce per la metafora portata avanti dal giovane (che allude a una novella della giornata particolarmente forte), anzi risponde con arguzia, facendo tacere il compagno, attraverso un riferimento altrettanto erotico ad un’altra novella appena narrata.  

Dante Gabriel Rossetti, Fiammetta, 1878

Fiammetta è eletta regina della quinta giornata. Il suo nome è molto ricorrente nelle opere giovanili di Boccaccio, tanto che si ritiene che la sua figura possa essere stata modellata su una donna da lui amata. Tra le compagne Fiammetta è la più assertiva e intraprendente e in tutte le novelle da lei raccontate emerge (soprattutto tra le protagoniste femminili) l’intento di mettere in luce proprio elementi come l’intelligenza ed il desiderio di indipendenza. Il tema di giornata da lei scelto durante il suo regno è quello degli amori a lieto fine.  

Elissa, la regina della sesta giornata, il cui nome potrebbe significare ‘colei che è stata abbandonata’, è sotto alcuni aspetti vicina a Filomena per carattere e pensiero. È infatti molto tradizionale e rispettosa delle regole e alla proposta di Pampinea di lasciare Firenze appoggia i dubbi di Filomena, che ritiene essere inopportuno e disdicevole andarsene dalla città da sole o in compagnia di tre giovani uomini. Nonostante ciò, alla fine le due ‘ghibelline’ e ‘tradizionaliste’ del gruppo si convincono a partire dimostrando parecchie aperture e punti di rottura con i loro princìpi. Una forma di intelligenza e modernità alla fine, non trovate? 

Elissa (a sinistra), Lauretta (al centro) ed Emilia (a destra) in alcune miniature

Ancorata molto a temi medievali e tradizionali è Lauretta che, rispetto alle compagne, è la figura meno moderna: crede infatti che le donne debbano obbedire agli uomini a tutti i costi. Le sue storie sono in contrasto con quelle delle altre novellatrici e raramente narrano di figure femminili positive e/o di spicco.  

L’ultima novellatrice è Emilia, regina della nona giornata. Si tratta della narcisista del gruppo, che in svariate occasioni cerca di attirare l’attenzione della brigata su di sé. Infatti è colei che balla spesso alla fine delle giornate mentre gli altri cantano, suonano strumenti e la guardano. È la prima a cantare una canzone nella prima giornata e le sue novelle più volte raccontano con grande spirito di giovani donne, di amore e di amanti.  

Come è dunque possibile constatare nei personaggi femminili della cornice decameroniana, il dato straordinario sta nella capacità, da parte di Boccaccio, di creare figure di donne originali e diverse tra loro. Sette ragazze che fuggono dalla peste con tre giovani uomini e con loro decidono di occuparsi di canto, ballo e di ‘novellare’. Sette donne assolutamente indipendenti, che sanno rispondere alle battute maschili, che non arrossiscono di fronte alle tematiche erotiche (o, almeno, non sempre!) e che sono in grado di raccontare moltissime storie femminili, altrettanto multiformi e differenti tra loro.  

Raffaello Sorbi, Decamerone, 1976  

Insomma, il Decameron continua a dimostrarsi un capolavoro universale e senza tempo, in cui l’autore presta attenzione a tutte le sfaccettature, dalle più moderne a quelle più tradizionaliste. D’altronde, ieri come oggi, gli esseri umani non sono tutti uguali, e noi donne siamo varie e mutevoli per eccellenza, forse il bello sta proprio in questo!  

***

Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!

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