Street Art: un’arte maschile?

La street art, o arte urbana, nasce spontaneamente, è un’arte di strada: si appropria della città senza chiedere il permesso. La componente dell’illegalità è una parte affascinante di questa disciplina, in quanto permette a chiunque di potersi prendere una parte di muro e offrire la propria creatività alla città. Si usano pseudonimi per celare la propria identità, e dunque spesso non si sa se si tratti di uomini o donne. È nel momento in cui l’artista ne fa un mestiere e comincia a entrare nel circuito di gallerie e musei che il volto e il nome escono allo scoperto. E così, nel panorama artistico italiano, le street artist si confermano in numero minore rispetto agli uomini. Il gender gap dunque si ripropone anche in questa disciplina e solo valorizzando e promuovendo il protagonismo femminile si riuscirà a ridurlo.

Tra le street artist più note del panorama romano emergono Alice Pasquini, Mp5, Gio Pistone e Alessandra Carloni.

Alice Pasquini disegna donne sognatrici e innocenti, sospese in bilico tra realtà e immaginazione. Classe 1980, inizia la propria carriera artistica intorno al 2007 realizzando dei poster che attaccava nella città di Roma: sotto il Tevere, in periferia, in posti occupati, o luoghi abbandonati. Lo stile era differente da quello che attualmente la caratterizza, ma non i soggetti che erano sempre rappresentazioni femminili. Nel 2010 realizza i primi stencil, aggiungendo più colori. Proprio lo stencil permette questa versatilità nell’uso del colore e inoltre garantisce una maggiore rapidità di esecuzione e una molteplice riproducibilità. Infatti, rispetto al poster, lo stencil è uno strumento che può essere utilizzato per ripetere la stessa figura senza dover realizzare ex novo il prodotto artistico.

Alice Pasquini e Laura Boldrini davanti a un murale di Alice Pasquini

Questi preziosi interventi, che ritraggono appunto volti femminili, si trovano soprattutto sui portoni di Trastevere, trovando il loro spazio tra una tag e l’altra. In generale i murales di Alice si trovano in tutti i quartieri di Roma da Testaccio al Quadraro, da Torpignattara a Monteverde.

Dall’uso estremo del colore passiamo al bianco e nero con MP5, artista dal volto sconosciuto.

MP5: ritratto dell’artista

MP5 ritrae figure che vanno al di là del binarismo uomo-donna e con la caratteristica di essere spesso accompagnate da un significato sociale. Non a caso è l’illustratrice delle note figure femminili che caratterizzano il movimento trans-femminista Non Una di Meno. Mp5 valuta sempre la facciata su cui si trova a lavorare, adeguando il proprio disegno a seconda del contesto su cui si trova a operare. È il caso di Millennials il murale realizzato nel 2016 a Torpignattara: «Ho scelto di ispirarmi all’Eretteo osservando l’architettura di questo edificio. Trovo interessante l’accostamento tra l’immagine delle Cariatidi e l’architettura moderna di questo quartiere», dichiara in un’intervista rilasciata per Artribune.

MP5: Millennials

Anche l’artista romana Giò Pistone instaura un rapporto con la superficie su cui opera, come per esempio nell’intervento per l’Ecomuseo Casilino al Quadraro Vecchio dove, nel 2012, ha dipinto l’entrata di un tunnel, un importante punto di accesso al quartiere. Sempre rispettando il suo stile costellato da figure mostruose che non spaventano ma che anzi, invitano ad avvicinarsi, Giò Pistone ha dato vita ai “guardiani del tunnel”, così come li hanno chiamati i residenti.

Gio Pistone: I guardiani del Tunnel. Progetto Ecomuseo Casilino

L’illustratrice Alessandra Carloni, riporta su muro immaginari onirici. Vedere un suo murale è come ammirare un’illustrazione su grande scala.
In occasione del festival Muri Sicuri ha realizzato il murale I viandanti nel quartiere Quadraro, dove un fiabesco viaggiatore sta per approdare con la sua nave in una città che riconosciamo essere Roma.

Alessandra Carloni: I viandanti. Progetto Muri sicuri
Alessandra Carloni. Progetto GAU

Alessandra Carloni ha preso parte anche a Gau, il progetto che colora le caratteristiche campane di vetro nelle periferie di Roma. Molti di questi murales sono stati realizzati previa commissione, dunque legalmente, da istituzioni, associazioni o privati. In questo caso è più corretto parlare di muralismo. Se dunque spesso l’evoluzione della street art è la sua musealizzazione, quali sono le sue origini?

Taki 183

Trattandosi di un’arte più che contemporanea, non ancora storicizzata, è difficile poterle stabilire esattamente; l’unica certezza è che la street art non esisterebbe senza il writing: l’altra faccia della medaglia. Il movimento del writing, o graffiti art, è nato alla fine degli anni ’60 quando un ragazzo americano, di origine greca, Taki 183, scrisse il proprio pseudonimo su un muro. Cosa ha spinto quel giovane a scrivere il proprio nome? La volontà di emergere e di distinguersi dalla massa in una società dei consumi caratterizzata dalla sovrapproduzione costante.

Scrivere il proprio nome è un gesto di liberazione, un gesto rivoluzionario che ha portato alla vera e propria nascita del movimento, un fenomeno sia urbano che sociale: il writing. L’obiettivo è quello di farsi vedere, far girare il proprio nome, scrivendolo su ogni superficie possibile: muri, treni e metropolitane.

Dondi whole car, Bronx, 1980, foto di Martha Cooper

I graffiti, insieme alla musica rap e alla break dance, compongono l’hip hop. Spesso si esalta la street art e si denigra il writing, considerandolo puro vandalismo. In realtà, sebbene di comprensione più ostica a livello stilistico, numerose gallerie e non solo, hanno riconosciuto il suo valore artistico. Ne è un esempio la Biennale di Venezia che nel 2013 ha dedicato il padiglione Venezuela ai graffiti e nel 2015 ha esposto The bridges of graffiti, mostra collaterale della Biennale stessa.

Graffiti Queenz. Progetto From Wall 2 Hall

Che si tratti di street art o writing, rimane fondamentale l’importanza di evidenziare la produzione culturale femminile. Spesso però, gli stereotipi di genere tutt’ora divulgati dall’educazione patriarcale, portano le donne ad auto-limitarsi e a non sentirsi mai sufficientemente adeguate a ricoprire un certo ruolo di “potere”. Nonostante siamo ben consapevoli delle nostre capacità, il mondo circostante continua a dirci che siamo brave per «essere delle femmine». Ciò accade anche nell’arte urbana. Per questo ritengo che sia importante incentivare l’arte femminile creando occasioni in cui le artiste possano fare rete e sentirsi a proprio agio nell’esprimere al massimo il loro talento. A questo proposito nel 2021 ho coordinato, con il progetto From Wall 2 Hall, la manifestazione Graffiti Queenz, la prima jam femminile di street art e graffiti di Roma.

Graffiti Queenz. Writer Byte. Progetto From Wall 2 Hall

Il Parco Schuster di Roma ha accolto jam e oltre 20 artiste che hanno dipinto durante l’intera giornata su appositi supporti. La manifestazione è stata resa possibile grazie al bando nazionale Si può fare di Cantiere Giovani, promosso dall’associazione Differenza Donna e attuato con il finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.  A patrocinare l’iniziativa anche il Municipio VIII, l’associazione Toponomastica femminile giovani e il CSOA La Strada. Le artiste sono state coinvolte tramite una call aperta a tutte le età e ha visto coinvolgere donne dai 16 ai 60 anni, dalle pioniere alle neofite.

Graffiti Queenz. Progetto From Wall 2 Hall

La peculiarità dell’arte urbana è quella di instaurare una relazione con la città in cui si opera. I muri sono le tele; le strade, i quartieri e le persone che li abitano gli attori e le attrici con cui l’artista si interfaccia in ogni intervento murario. La street art contribuisce a costruire la storia e l’identità di una città e proprio grazie alla sua accessibilità e gratuità può sensibilizzare i cittadini e le cittadine a una trasformazione della società contemporanea.

In copertina. Roma, le donne di Alice Pasquini sui muri del mercato Testaccio.

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Articolo di Livia Fabiani

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Livia Fabiani vive a Roma, dove si laurea in Architettura alla facoltà di Roma Tre. La sua passione per l’arte e il territorio trovano sintesi ideale nella Street Art. Curatrice indipendente di mostre e murales, dal 2020 è presidente dell’Associazione VenUs per promuovere l’empowerment femminile attraverso l’arte urbana.

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