Il Cammino Balteo. Tappa n. 5 Da Arnad a Challand Saint Victor

C’eravamo lasciati/e alla lapide dei partigiani, barbaramente trucidati dai nazifascisti ad Arnad. Da qui ripartiamo, sempre seguendo il segnavia 3 nel triangolo rovesciato, che indica 5 ore e 20 di cammino alla prossima tappa.

Segnavia a inizio tappa

In sostanza ci aspettano 1150 metri di dislivello in salita e 8oo metri di dislivello in discesa, per una lunghezza complessiva di circa 13 chilometri. Ricordiamo che Arnad è famosa per la produzione del lardo, che è uno dei prodotti d’eccellenza e dop della Valle d’Aosta. Del lardo di Arnad si parla in antichi registri datati 1763, come ricorda la già citata guida Il Cammino Balteo di Ferraris Faggiani edita da Terredimezzo, in cui «si lamenta di alcune partite di lardo locale vecchio, affinato male, forse per colpa dei doils, come ancora oggi sono chiamati i contenitori di legno in cui questa delizia è messa a stagionare per almeno tre mesi».

La salita inizia rapidamente tra le vigne e poi nel bosco di roverelle e castagni. Da notare la vegetazione con delle piante tipicamente mediterranee, tra cui spiccano ginestre, erica e ginepri. Il nostro obiettivo sarà arrivare ai 1405 metri del Col Vert. Il sentiero si snoda sull’antica e ripida mulattiera che collegava le frazioni alte di Arnad e si avventura tra i pini silvestri che ci porteranno alla Borgata di Fornelle.

Tracciato della tappa n.5
Mulattiera
Segnavia 3

Da questo piccolo villaggio mancano circa venti minuti per arrivare al Col Vert. Poco sopra l’abitato il sentiero diventa una larga mulattiera. Ora siamo in un bosco di pini, betulle e faggi. Poco sotto il colle si lascia la mulattiera e si imbocca il sentiero che la incrocia in più punti e già abbiamo una bella vista sulla Val d’Ayas.
Con un tratto in asfalto raggiungiamo la Borgata Champore e su un tratto di sentiero ripido arriviamo alla frazione di Omens. Si tratta di un luogo a noi particolarmente caro, perché vi abbiamo trovato uno dei nostri fratelli animali più cari, un gattino a cui abbiamo dato il nome di Pilu, che ci ha tenuto compagnia per quattro anni e se ne è andato troppo presto. Ce lo fecero conoscere i gestori della trattoria Omens, in cui di tanto in tanto ritorniamo per degustare piatti tipici valdostani.

Da Omens seguiamo la poderale che, per lunghi tratti in piano, ci porterà fino a Isollaz. Da notare a Isollaz la cappella dedicata ai santi Giacomo Maggiore, Erasmo e Chiaro, in un affresco che li raffigura insieme alla Madonna Nera di Oropa e a san Bernardo d’Aosta. Poco prima è impossibile non notare la vigna eroica di Gabriella Minuzzo, una “donna del vino” che qui produce dell’ottimo Müller Thurgau, mentre in altre zone della valle coltiva vitigni autoctoni altrettanto pregevoli.

La vigna eroica di Gabriella Minuzzo, donna del vino

Da qui, piuttosto provati dal cammino, passiamo il ponte sull’Evançon e arriviamo a Villa, capoluogo di Challand Saint Victor, la nostra meta. Degni di menzione il Castello di Villa, il lago di Villa, che è un’area protetta e riserva naturale, e l’ecosentiero denominato Challand Art, tra il Lago e il Col d’Arlaz, dove ci sono sculture di vario genere realizzate da un artista del luogo, Marco Della Valle, utilizzando solo il materiale del bosco. Le sue opere sono Land Art, una corrente artistica che si esprime mediante interventi diretti sul paesaggio naturale. L’artista crea in natura e con la Natura. Una visita a Challand Art e al Lago di Villa sono consigliate anche a chi non ami particolarmente camminare.

Scultura di Challand Art

Sul sentiero non abbiamo incontrato nessuno, in un’atmosfera insolita per noi che proveniamo dalla città. Le frazioni attraversate, antica testimonianza di un mondo che sta sparendo, erano purtroppo disabitate. Prima di rientrare ci siamo rifocillati con un ottimo panino con fontina e mocetta. La prossima tappa sarà Saint Vincent.

***

Articolo di Sara Marsico

Ama definirsi un’escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la c maiuscola. Avvocata per caso, docente per passione da poco in pensione, è stata presidente dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano e referente di Toponomastica femminile nella sua scuola. Scrive di donne, Costituzione e cammini.

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