Roma, 1973. La Giunta comunale di Clelio Darida (sindaco dal 1969 al 1976) decide di intitolare ventuno strade alle medaglie d’oro della Resistenza: nello specifico, solo in quell’anno, si dedicano otto strade a uomini e ben tredici a donne nella zona Casalotti (oggi Municipio XIV); un fatto decisamente interessante, se si considera che nelle città italiane il numero delle intitolazioni femminili si attesta su percentuali irrisorie.
Così, dal 1973 in avanti, il comune di Roma ha gradualmente intitolato strade a tutte le medaglie d’oro femminili della Resistenza nei Municipi IX, XII e XIV, e in quest’ultimo è possibile constatare il maggior numero di figure femminili. Girovagando nei quartieri di Casalotti, Selva Candida e nei pressi di via di Selva Nera possiamo osservare e ricordare molte delle donne che hanno combattuto e dato la vita per la libertà durante gli anni della Resistenza italiana. Basta percorrere via di Selva Nera, infatti, per giungere nella zona di Selva Candida e incontrare un quadrilatero di strade interamente femminili.

Partiamo da via Lidia Bianchi (1919-1945), una lunghissima strada intitolata alla omonima rodigina,nome di battaglia “Franca”, una donna che durante la guerra aiuta ipartigiane e partigiani nel reperire il cibo e nello scrivere messaggi. “Franca”, dopo essere stata catturata dalle Brigate Nere nel ‘45 rifiuta di essere lasciata libera in quanto donna e sceglie di morire con il suo gruppo. La medaglia d’oro le viene conferita in memoria due anni dopo, nel 1947.

Via Livia Bianchi interseca una strada intitolata a Irma Bandiera (1915-1944), nome di battaglia “Mimma”,partigiana della VII brigata dei GAP a Bologna, sua città di origine. “Mimma” è molto attiva negli anni della guerra e nel 1944, quando viene arrestata e brutalmente torturata dai fascisti – che arrivano addirittura a cavarle gli occhi con una baionetta per reperire informazioni contro i gruppi della resistenza armata – non parla e pertanto viene fucilata. Il suo corpo devastato viene esposto al pubblico come monito per ogni resistente. Negli anni successivi una brigata patriottica prende il suo nome e alla fine della guerra le viene conferita la medaglia d’oro postuma.

Ad unire via Livia Bianchi e largo Irma Bandiera è via Gabriella degli Esposti, in onore della partigiana emiliana nota come “Balella” (1912-1944). Attiva nella lotta antifascista, partecipa a numerose azioni ed è tra le prime a organizzare i Gruppi di difesa delle donne. Catturata nel ‘44 dai tedeschi viene picchiata, maltrattata e seviziata nonostante la gravidanza in atto, per poi essere definitivamente uccisa. La storia di “Balella” ispira molte donne ad unirsi alla lotta partigiana, tant’è che viene fondata la prima brigata esclusivamente femminile che porta il suo nome.

Proseguendo il nostro itinerario troviamo via Cecilia Deganutti, parallela di via Gabriella degli Esposti. Cecilia (1914-1945) durante la Seconda Guerra Mondiale opera come crocerossina presso le stazioni ferroviarie, dove ha modo di osservare le deportazioni. In un secondo momento aderisce alla Resistenza nella Brigata Miglioranza e assume il nome di “Giovanna d’Arco”, ma non prende mai in mano un’arma. Attiva nelle operazioni di spionaggio, viene arrestata dalle SS, e torturata per ottenere nomi, ma inutilmente. Muore arsa viva a Trieste, nel campo di concentramento della Risiera di San Sabba. Viene insignita della Medaglia d’oro al valor militare e della Medaglia d’oro al merito della Croce Rossa per Servizio di guerra dopo il ‘45.

Proseguendo per via Cecilia Deganutti incontriamo come suo prolungamento largo Ines Bedeschi (1914-1945), dedicato alla partigiana che ha preso parte a numerose azioni in Emilia-Romagna. Anche lei dopo essere stata torturata dai nazisti per ottenere informazioni viene fucilata e gettata nel Po. Ottiene la medaglia al valore nel 1968. L’intitolazione della via risale al 1977 ed èdunque successiva alla Giunta Darida.

Alla fine di largo Ines Bedeschi, dopo aver attraversato via di Selva Nera, si può imboccare via Tina Lorenzoni (1918-1944), nota anche come Maria Assunta Lorenzoni. Anche Tina, agli inizi della guerra lavora per la Croce Rossa e in un secondo momento aderisce alla Brigata V Giustizia e Libertà di Firenze, con cui cerca di salvare prigioniere e prigionieri del regime, ebrei ed ebree; una volta presa dalle SS, tenta di scappare, ma viene colpita e uccisa da raffiche di mitra durante la fuga.

Proseguendo per questa via, sulla destra è possibile imboccare via Anna Maria Enriques (1907-1944) una strada dedicata alla paleografa e partigiana italiana, attiva in importanti azioni di spionaggio, soprattutto nella zona dei Castelli Romani. Anche lei è torturata, interrogata e fucilata dalle SS sul torrente Terzolle, vicino Firenze.

Svoltando e sinistra si arriva in via Virginia Tonelli, una strada istituita nel 1977, e intitolata alla partigiana Tonelli (1903-1944). Virginia aderisce già dagli anni ‘30 al partito comunista clandestinamente e con la guerra inizia a combattere da partigiana con il nome di “Luisa” in Veneto e Friuli. Catturata dai fascisti e violentemente seviziata viene mandata nel campo della Risiera di San Sabba e lì bruciata viva. Ottiene la medaglia d’oro al valor militare il 25 gennaio del 1971.

In fondo alla strada, se si svolta a sinistra, incontriamo via Clorinda Menguzzato; proseguendo in avanti e girando a destra invece è possibile percorrere via Norma Fratelli Parenti. Clorinda Menguzzato (1924-1944) è nota anche con il nome di “Veglia” e opera nelle brigate antifasciste del Trentino. Catturata dalle squadre fasciste viene stuprata e torturata per avere i nomi di compagne e compagni, ma la donna sceglie di non parlare e viene uccisa a soli vent’anni tramite fucilazione. Norma Fratelli Parenti (1921-1944) invece partecipa a numerose missioni partigiane nella zona di Grosseto. Una volta arrestata subisce torture di ogni tipo prima di essere uccisa.

Andando avanti da via Clorinda Menguzzato è possibile trovare via Ancilla Marighetto (1927-1945). La strada è dedicata alla partigiana, conosciuta con il nome di battaglia di “Ora” e operativa come staffetta nelle Brigate Garibaldi del Trentino. Catturata dopo una fuga sulla neve viene interrogata, ma poiché non rilascia nessuna informazione ai nazisti viene brutalmente giustiziata con numerosi colpi di pistola alla nuca nello stesso luogo.
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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!
Servizio fotografico di Andrea Zennaro

Andrea Zennaro, laureato in Filosofia politica e appassionato di Storia, è attualmente fotografo e artista di strada. Scrive per passione e pubblica con frequenza su testate giornalistiche online legate al mondo femminista e anticapitalista.