Ancora oggi pochi conoscono figure di artiste del passato, in particolare cantanti, compositrici, strumentiste tout court.
Nell’Ottocento, accanto alla primadonna, dedicataria di arie costruite spesso “su misura” per la sua voce o interprete ineguagliabile di melodrammi (un esempio per tutti la celeberrima soprano Maria Malibran che fa esprimere a Vincenzo Bellini il seguente giudizio: «Solo quando cantava la Malibran io riconosceva la Sonnambula») si va lentamente affermando anche la figura della strumentista e della compositrice.
Parigi, la capitale europea più aperta a esperienze artistiche al femminile, fa da apripista alla nascita di un gruppo formato da quattro strumentiste ad arco. All’inizio del 1866 diverse riviste francesi, tedesche e inglesi annunciano la costituzione di un quartetto d’archi composto da Caterina Lebouys e Jenny Claus (violino), Fanny Claus (viola) ed Hélène de Katow (violoncello). Si eseguono brani solistici e, insieme all’allieva della compositrice Louise Farrenc (Marie-Louise Mongin), un quintetto di Luigi Boccherini oltre a quartetti di Mendelssohn, Weber, Dancla e Blanc.
Grazie alla volontà ferrea della violinista Marie Tayau, nel 1875 nasce il Quatuor Sainte-Cécile in un’Associazione femminile per offrire concerti cameristici presso la Salle Pleyel, intervallati da recite di poesie. Le musiciste sono: Marie Tayau, primo violino; Marie Altmeyer, secondo violino; Fanny Claus, viola; Eve Maleyx, violoncello, ma con il tempo si avvicendano altre musiciste. La formazione non ha presenze fisse eccetto la Tayau, da quanto si legge nei periodici musicali dell’epoca e anche dall’immagine di un giornale francese. Gli estensori delle cronache dei concerti sottolineano che le signore, spesso affiancate anche da due pianiste nel caso si eseguano trii con pianoforte anziché quartetti per archi (Laure Bedel o la signora Coldés-Mongiu) hanno un’eccellente pulizia e qualità di suono, oltre ad avere una buona intesa artistica.

Ecco la cronaca del loro primo concerto:
«Mercredi, 19 janvier, avait lieu à la salle Pleyel, la première des cinq séances de musique classique et moderne donnée par le quatuor Sainte-Cécile. Les artistes féminins qui le composent: Mme Marie Tayau (1er violon), Marie Altmeyer (2e violon), Prins-Claus (alto) et Eve Maley (violoncelle), ont de suite conquis les suffrages de l’auditoire, en exécutant avec un remarquable ensemble le quatuor en mi bémol de Mendelssohn. Les qualités qui distinguent le nouveau quatuor son la netteté et une grande finesse. Nous nous permettrons une légère critique à l’égard de la violoncelliste Mlle Eve Maleyx, dont le détaché n’est pas assez vigoureux. Mlle Laure Bedel, dans l’andante et le finale du premier trio de Rubinstein, a magistralement enlevé sa partie de piano. Ce morceau, contrairement aux œuvres du célèbre pianiste, renferme de bien jolies phrases mélodiques. L’espace nous manque pour donner un compte-rendu détaillé des quatre autres morceaux qui composaient le programme. Nou nous bornerons à dire qu’ils ont été exécutés avec le même fini et le même ensemble, et nous félicitons vivement Mlle Tayau de son heureuse idée, car nous ne doutons pas qu’une fois connu, le Quatuor Sainte-Cécile ne devienne une des curiosités musicales de cet hiver».
L’attenzione però si concentra su Fanny Claus, presenza artistica a tutto tondo nella Parigi del tempo, una figlia di Elisabeth e Sébastien Claus, professeur de musique e orchestrale in un teatro parigino. Le quattro sorelle Claus, originarie di Besançon, danno concerti in formazione quartettistica già dal 1857, ben prima della costituzione delle formazioni citate: Marie (violinista, pianista e cantante); Cécile (violoncellista); Jenny e Fanny (violiniste). L’anno seguente il padre a Parigi fa esibire le ragazze in un salone privato dell’alta società. Sul periodico Le Ménestrel si dà notizia dell’evento definendo il quartetto un’orchestre en miniature sia per indicare gli strumenti essenziali dell’orchestra d’archi che per evidenziare la giovane età delle musiciste in quanto il primo violino ha 13 anni, il secondo 11, la viola 8 e il violoncello ancor meno. Il tutto è giudicato “miracoloso”, vista la giovanissima età delle ragazze. Nel 1861 in un altro periodico si augura alle violiniste la fortuna e la fama acquisita dalle sorelle Milanollo, Teresa e Maria, fin dal 1842, che in duo effettuano tournées per tutta Europa. Le Claus sono definite «Paganini in gonnella» e i loro concerti continuano fino al 1870, senza reperire altre notizie per gli anni successivi.
La cerchia di amicizie di Fanny non si limita all’ambiente musicale sic et simpliciter. I legami con alcuni pittori sono piuttosto stretti, grazie al rapporto amicale che intrattiene con l’olandese Suzanne Leenhoff, futura moglie di Edouard Manet, pianista e amica di compositori come Chabrier e Offenbach, senza dimenticare che cercherà di rendere meno pesanti gli ultimi giorni di Baudelaire, eseguendo per lui al pianoforte musiche di Wagner.
Nel 1876 Fanny sposa il pittore e scultore Pierre-Ernest Prins, amico intimo di Manet il quale sarà testimone delle loro nozze. L’unione avrà una breve durata poiché la musicista morirà di tisi a soli 30 anni nel 1877, senza poter più condividere il successo del quartetto. Dopo la sua morte, il consorte crea in memoria di Fanny un rilievo in gesso, oggi conservato al Musée d’Orsay.

Nel 1868 Manet prepara un bozzetto, il Ritratto di Mademoiselle Claus, ove la violinista è raffigurata seduta. Il dipinto è una prima versione di Le Balcon, una delle opere fondamentali del movimento impressionista, inizialmente ispirato dalla vista di persone sul balcone, durante un’estate trascorsa in Boulogne-sur-Mer con la sua famiglia nel 1868.
In entrambe le opere risulta, con massima evidenza, un forte legame fra la scelta dei soggetti e l’arte musicale. I quattro personaggi effigiati sono uniti da amicizia: in primo piano il pittore paesaggista Antoine Guillemet, Fanny e Berthe Morisot (seduta), cognata di Manet; alle spalle di Berthe e di Antoine si intravede Leon Koélla che reca un vassoio con bevande.
In copertina. Luigi Pedrazzi, Ritratto della cantante Maria Malibran, Museo Teatrale alla Scala.
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Articolo di Lucia Navarrini

Laureata in lettere presso l’Università di Firenze (summa cum laude) e in pianoforte, ha conseguito un master di II livello in Paleografia e Filologia musicale. Autrice della prima monografia a livello europeo su una direttrice d’orchestra, Carmen Càmpori: una donna direttore d’orchestra (2002), ha studiato figure dimenticate di donne musiciste, in particolare dell’Ottocento. È socia della SIdM e dell’Accademia Petrarca di Arezzo.