Miriam, basterebbe il nome per pensare a Mafai

Nella Collana Italiane, che dirigo e che edita Pacini Fazzi in Lucca, la biografia di Miriam Mafai è la numero 11. Scritta da Lidia Luberto, ripercorre la vita di una donna che fu protagonista a tutto tondo del tempo in cui visse. Intellettuale, politica, giornalista, scrittrice, voce critica e dissonante, mai prona al potere, seppe amare e farsi amare e disegnare la strada per le donne che con lei si batterono per i diritti, per quelle che dopo di lei continuano a farlo. «Lontana da qualsiasi pregiudizio scrive Luberto – diretta, capace di guardare la realtà con occhi limpidi e sinceri e di esprimere senza remore né timori la sua opinione, arguta e ironica, ha sempre unito una coerenza di fondo a una grande libertà: è stata una donna, una politica, una giornalista che non ha mai smesso di credere nei suoi ideali.

Questi, negli anni, hanno preso forme ed espressioni diverse. Ma per lei non sono mutati. La sua incrollabile fede nell’essere umano, la sua instancabile lotta per l’affermazione dei diritti di tutti e di tutte non sono venuti meno. Ha semmai cambiato il modo di perseguirli, gli strumenti per raggiungerli, ma non ha smesso di credere, di incitare, di approfondire, riflettere, confrontarsi.

La parola è stata l’arma della sua rivoluzione morbida ma efficace, proposta e mai imposta. La parola che scuote, che educa, che provoca, che ha in sé la forza di scardinare vecchie e radicate abitudini. La parola «parlata» al tempo dei comizi, degli incontri di partito, dei confronti politici, e, più tardi, quella «scritta», quando si dedicò anima e corpo alla carta stampata. Le sue due passioni, la politica e il giornalismo: due modi diversi di portare avanti, in fondo, la medesima battaglia per i diritti civili, l’emancipazione femminile, la laicità dello Stato». Miriam è stata ed è paradigma per generazioni di donne.
Suo il monito mai desueto «Alle giovani dico sempre di non abbassare la guardia, non si sa mai», che è anche il motto della nostra rivista. Quella guardia che mai come in questo momento storico deve essere altissima perché è nelle grandi crisi che si mettono le mani nei diritti acquisiti, provando a depotenziarli.

La biografia di Miriam porta la prefazione di un’altra donna che ha vissuto in prima linea l’impegno politico a cui tutte noi siamo state e restiamo fortemente affezionate, Irene Giacobbe che ci ha lasciate troppo presto. «Un’immagine che collego a Miriam – scriveva Giacobbe – alla sua giovinezza di “ragazza rossa” è legata a un dipinto di suo padre, Mario Mafai, che si conserva a Messina in una galleria d’arte: una giovanissima donna in rosso, un volto aperto, due occhi penetranti, una camicia e un berretto rossi, pronta a balzare fuori dalla cornice per iniziare a raccontare… (Mario Mafai, Ragazza al mercato). La Miriam che conosco raccontava la vita con attenzione e sicurezza. Aveva preservato lo sguardo sull’ambiente e sulla società che la circondava di chi ha attraversato tutti i grandi eventi del ‘900: l’orrore della guerra, le persecuzioni razziali, la resistenza, la nascita della repubblica, l’attenzione agli altri, l’avversione per le ingiustizie, il comunismo, il femminismo, ed ha la consapevolezza della fragilità della democrazia e dei rischi che può correre». Nella scrittura di questo libro, preziosi sono stati Sara e Luciano Scalia, i figli di Miriam che l’autrice ha incontrato, ascoltato. Il 12 aprile uscirà, con la prefazione di Annalisa Cuzzocrea, la ristampa di Pane nero, per Bur Rizzoli, uno dei libri più belli di Miriam, mentre oggi, a Roma, sarà intitolato a lei un viale di Villa Pamphili. Le donne che tracciano strade, sono le strade per tutte.

Lidia Luberto
Miriam Mafai
Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2018
pp. 84

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Articolo di Nadia Verdile

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Nadia Verdile è nata a Napoli, vive a Caserta, le sue origini sono molisane. Scrittrice e giornalista, collabora con il quotidiano «Il Mattino». Ha diciannove libri all’attivo, molti suoi saggi sono stati pubblicati in riviste nazionali  ed  internazionali. Relatrice in convegni e seminari di studio, come storica, da anni, dedica le sue ricerche alla riscrittura della Storia delle Donne. È direttrice della Collana editoriale “Italiane” di Pacini Fazzi Editore.

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