Catharine Van Tussenbroek, medica olandese

Albertina Philippina Catharine Van Tussenbroek, figlia del falegname Gerardus e di Cornelia Van Der Voort, nacque a Utrecht il 4 agosto del 1852. Ben presto si distinse per la sua determinazione sia negli studi, sia nella carriera lavorativa. All’inizio degli anni Settanta del XIX secolo si è dedicata con profitto all’insegnamento per poi divenire dirigente scolastica. Nonostante ciò, Catharine avvertiva dentro di sé che quella non era la strada giusta, pertanto nei primi anni Ottanta decise di iscriversi presso la facoltà di Medicina di Utrecht, ottenendo il primato di essere la prima studente ammessa.

Nel 1887 portò a termine i suoi studi universitari con il massimo dei voti con la tesi Sulla secrezione di latte normale e anormale, diventando così la seconda laureata in medicina in Olanda. In seguito la giovane neolaureata decise di trasferirsi nella città di Amsterdam grazie all’incarico di assistente in ostetricia e malattie prettamente femminili presso il centro medico, gestito dal dottor Mendes De Leon, la Boerhaave Kliniek. In una conferenza pubblica, fece scalpore il suo pronunciamento a favore dell’attività professionale delle donne, al pari di quello della contemporanea Aletta Jacobs, la prima laureata in medicina nel suo Paese.
Il periodo successivo è stato importantissimo per la crescita personale e lavorativa di Catharine, al punto tale da farle ottenere prestigiosi incarichi anche al di fuori di Amsterdam. Nel 1891 ha ricoperto la carica di segretaria della Società olandese di ginecologia, un ruolo di grande rilievo per una donna che ha sempre amato il suo lavoro e le sue pazienti, ragazze e donne di ogni età.

Ed è qui che entrano in gioco le sue innumerevoli battaglie; difatti ha mostrato particolare interesse verso alcune problematiche sociali come, ad esempio, nell’abbigliamento femminile, l’utilizzo dei corsetti ritenuti troppo stretti tanto da non permettere una corretta respirazione e agili movimenti. La questione è stata affrontata nell’articolo scritto per l’associazione Maandblad der, nel quale fece emergere la necessità di un vestiario più morbido e flessibile ma soprattutto comodo. O ancora, la mancanza di opportunità lavorative a causa della mentalità chiusa e bigotta dell’epoca, secondo la quale gli unici obiettivi per una ragazza dovevano essere il matrimonio, la prole, la cura della casa e della famiglia. Difatti così si espresse nel 1898, parlando su La mancanza di spirito di vita nelle nostre giovani donne e ragazze, in occasione dell’inaugurazione della prima mostra del lavoro femminile all’Aja: «Prima di tutto, credo che noi donne dobbiamo avere fiducia e rispetto in noi stesse. Credo che attraverso un lavoro diligente raggiungeremo l’indipendenza economica. L’immagine convenzionale della donna si evolverà quindi in un nuovo concetto. Come apparirà, io non oso prevederlo. Ma di una cosa sono certa: noi donne incarniamo l’ideale sia che utilizziamo la scopa, impugniamo il bisturi o ci mettiamo al timone dello Stato». Nella conferenza non mancò di criticare la posizione delle donne benestanti, deboli e svogliate, che preferivano trascorrere il loro tempo senza avere alcun obiettivo personale né aspettative.

L’innata gentilezza, la disponibilità e la brillante carriera professionale della ginecologa tuttavia sono ricordate in particolar modo per la sua importante scoperta in campo medico riguardo l’esistenza delle possibili gravidanze extrauterine grazie a studi ed esami effettuati minuziosamente; all’inizio i suoi risultati, pur documentati con cura e quindi attendibili, non ebbero credito e provocarono scetticismo nell’ambiente, praticamente tutto maschile, almeno fino agli anni Venti del nuovo secolo, anche se le dimostrazioni scientifiche erano evidenti. Si occupò pure di un’altra tematica essenziale per il corpo femminile: il tumore della cervice uterina, a cui lavorò a partire dal 1902.

In seguito, è stata membro di diverse associazioni, enti pubblici, redazioni come il comitato editoriale del Dutch Journal of Medicine e il consiglio del Nederlandsche Maatschappij tot Promotion der Geneeskunst, ma pure vicepresidente e poi presidente del National Bureau of Women’s Labour (1910-16). Ha ricoperto anche il ruolo di redattrice per il Netherlands Journal of Medicine e per il Netherlands Journal of Obstetrics and Gynecology. Successivamente fu membro del consiglio di amministrazione della Società olandese per l’avanzamento della medicina, dando un importante contributo come consulente per diverse riviste scientifiche con la collaborazione dei colleghi J. Blok e Ch. De Jong, con i quali pubblicò Introduction to the Study of School Hygiene (studio sull’igiene scolastica) e The Development of Aseptic Ostetricia (studio per contrastare la setticemia durante il parto) nei Paesi Bassi. Pure in ambito politico non è mancata la sua presenza, infatti è stata attivista della Society for Women’s Suffrage, un’organizzazione olandese in difesa dei diritti delle donne e a favore del diritto di voto.

Come simbolo della sua adesione amava portare una spilla di velluto in onore della celebre suffragetta americana Carrie Chapman Catt (1859-1947). Nel 1917 nel suo Paese venne data finalmente alle donne la possibilità di candidarsi, mentre due anni dopo ottennero la possibilità di votare, quindi Van Tussenbroek si candidò alle successive elezioni parlamentari, ma non venne eletta.

Dopo la sua morte avvenuta ad Amsterdam il 5 maggio 1925, in omaggio alla sua personalità di spicco, la dottoressa Marianne Herwerden, membro dell’Associazione olandese delle donne nell’istruzione accademica, ha creato un fondo fiduciario, lo Stichting Fonds, che ne porta il nome. Tale sostegno finanziario copre l’intero periodo della formazione delle giovani studenti più meritevoli grazie a delle borse di studio per la ricerca scientifica sia nel territorio olandese, sia all’estero.

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

Roberta Gringeri

Laureata in Lingue, letterature straniere e tecniche della mediazione linguistica, vive a Roma dove intraprende la specializzazione in Lingue moderne per la comunicazione internazionale, RomaTre. Amante del cibo, dello sport, dei viaggi e della vita, crede fermamente che quest’ultima debba essere vissuta al 100% perché ogni esperienza può aiutare a crescere.

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