Non è facile riuscire a vedere chi fosse Maria Petrou, cosa pensasse e come vivesse la sua umanità, attraverso il suo brillantissimo curriculum di scienziata, astronoma, matematica, ingegnera, all’avanguardia nella ricerca sulle intelligenze artificiali. Bisogna avere la pazienza di cercarla, scrutando in controluce, tra i suoi numerosissimi scritti, ma, dopo, ne sarà valsa davvero la pena.

Chi si aspettasse una persona seriosa e compresa di sé, distaccata e completamente immersa negli studi, nelle sperimentazioni, sarà piacevolmente sorpresa o sorpreso dalla sua ironia, dal suo umorismo, dalla sua profonda cultura e, soprattutto, dalla consapevolezza dell’estrema fragilità umana, in quanto specie, prima ancora che come singolo individuo. Allorquando concluse, dopo cinque anni, il suo impegno con l’editoriale del Notiziario Iapr (International Association for Pattem Recognition), di cui era stata anche presidente del Comitato Tecnico TC7 Remote Sensing e tesoriera, scrisse: «… Nel corso degli anni, mi sono divertita molto a scriverti e mi sono fatta tantissimi amici e pochi (pochissimi mi piacerebbe credere) nemici. A volte ho avuto feedback verbalmente o per iscritto e molto spesso sono rimasta sbalordita da ciò che le persone leggevano nei miei scritti: spesso l’interpretazione utilizzata era fortemente modellistica! Vorrei cogliere questa opportunità come editore, per spiegare solo un po’ di cosa stavo scrivendo. Immagino di aver imbrogliato IAPR, poiché il messaggio che stavo cercando di trasmettere nel corso degli anni non aveva nulla a che fare con il riconoscimento dei pattern o l’elaborazione delle immagini; si trattava di quanto ci prendiamo sul serio. Siamo creazioni quadridimensionali nello spaziotempo. All’inizio della mia vita mi sono trovata faccia a faccia con la morte: questo mi ha dato una scala per misurare la nostra “dimensione” nel tempo. Poi ho studiato Astronomia, e questo mi ha dato una scala della nostra ampiezza nello spazio. Siamo, io sono, così insignificante nello spaziotempo! Come possiamo prenderci così sul serio? Cari amici, mi mancherà comunicare con voi! Maria Petrou. P.S. Il melodramma è finito, ora puoi voltare pagina per vedere le battute! Una favola di Esopo. Molto tempo fa, una zanzara si posò sul corno di un toro, che non vi fece per niente caso. Dopo un po’ di tempo, la zanzara gli disse: ”Ti sto disturbando!” Ma il toro replicò: “Non mi sono accorto di quando sei arrivata, non mi accorgerò di quando andrai via…”».
Troppo presto, in verità, nel suo caso, perché la morte sopraggiunse a soli 59 anni, per cancro, il 15 ottobre del 2012, nel compianto del figlio Kostas, di amici e amiche e di tutta la comunità scientifica internazionale. Era, infatti, una indiscussa autorità nella elaborazione delle immagini, la scienza dell’utilizzo dei programmi informatici per aiutare, ad esempio, a individuare i tumori incipienti o a produrre prove del degrado ambientale. Aveva elaborato la tecnica della “trasformazione della traccia”, utilizzata per codificare le informazioni essenziali in un’immagine, poi alla base dei sistemi di riconoscimento facciale, e sviluppato procedure di “segmentazione” che consentono all’imaging medico di fare diagnosi indispensabili per la cura tempestiva e mirata dei pazienti, e alla sorveglianza militare, per distinguere tra pericoli reali e oggetti innocui. Nella triste circostanza della sua scomparsa, The Telegraph scrisse : «La Prof.ssa Maria Petrou, morta di cancro a 59 anni, era esperta di intelligenze artificiali e imaging, l’arte di progettare robot per dare un senso alle enormi e sempre crescenti quantità di dati visivi forniti dalla tecnologia moderna. Ha anche dato vita a una gara per progettare un robot in grado di stirare. Le macchine, che si tratti di satelliti in orbita attorno alla Terra che trasmettono immagini del nostro pianeta o di scanner medici utilizzati per gli screening di routine come le mammografie, ora generano enormi quantità di materiale per l’analisi. Ma il volume dei dati da elaborare supera di gran lunga le risorse umane disponibili per analizzarli. Maria Petrou ha affrontato questo problema sviluppando processi automatici per valutare le grandi quantità di dati di immagine».
I risultati delle sue ricerche e delle sue scoperte animavano le lezioni, seguite con interesse da studenti che, sotto la sua guida, avevano affrontato i loro dottorati ed elaborato le loro tesi, e avevano costituito il materiale dei suoi molti scritti, ancora oggi conosciuti e studiati in tutto il mondo. Tra quelli più noti troviamo: del 1999, Image processing: dealing with texture by Maria Petrou, di Maria Petrou e Pedro Garcia Sevilla; del 2008, Next generation artificial vision system: reverse engineering the human visual system (bioinformatic e biomedical imaging); del 2010, Image processing: the fundamentals, di Maria e Kostas Petrou.
Nata a Salonicco, in Grecia, nel 1953, evidenziò da subito grande predisposizione per le materie scientifiche e matematiche, riuscendo fin da giovanissima a guidare nello studio di tali discipline ragazzi e ragazze di poco più piccole di lei. Si iscrisse all’Università Aristotele di Salonicco, alla facoltà di Fisica. Successivamente, in un’epoca in cui l’Erasmus era di là da venire, pochissimi gli studenti e rarissime le ragazze che si recavano in altri Paesi per studiare, fidando sull’incondizionata approvazione dei suoi genitori ― dai quali aveva appreso i principi della dignità personale, del coraggio e del sacrificio in vista della propria realizzazione, personale e professionale ―, grazie ad una borsa di studio partì per la Gran Bretagna, per frequentare la facoltà di Matematica e Astronomia all’Università di Cambridge. Conclusi brillantemente gli studi, nel 1988 ebbe l’incarico di Assistente di ricerca presso il Dipartimento di Fisica teorica all’Università di Oxford. Furono anni di studio intenso, di applicazione perpetua e di scoperta, sulla propria pelle, di ciò che era il mondo accademico e di quanto alle donne fosse richiesto di più, ogni volta, per vincere resistenze e procedere nel proprio cammino.
A tal proposito, infatti, le si attribuisce l’ amara quanto realistica considerazione sul soffitto di vetro che ancora opprime le donne che vogliano farsi strada in qualsiasi campo: «È la caratteristica del vetro di essere invisibile. Non sai che il soffitto di vetro è lì finché non lo colpisci! Occasionalmente puoi intravedere la sua esistenza dal sangue e dalle budella spruzzati su di esso, della persona che lo ha colpito prima di te». Nel 1998, comunque, ottiene il primo prestigioso riconoscimento del suo duro lavoro, con la nomina di professoressa di Image analysis al Dipartimento di Elettronica ed elettrotecnica dell’Università del Surrey, dove aveva cominciato a lavorare dieci anni prima, allorché il mondo accademico aveva preso ad interessarsi delle applicazioni pratiche della visione artificiale e dell’intelligenza artificiale. Da quel momento, grazie al suo intuito e alle sue ricerche instancabili, alla sua adattabilità (che definisce arte della sopravvivenza), arriveranno incarichi e collaborazioni sempre più significative e appaganti. Tra queste, nel 2004, l’elezione a Fellow della Royal Academy of Engineering e, nel 2006, il titolo di Distinguished Fellow di Bmva (British Machine Vision Association) di cui era stata presidente dal 1999 al 2002. Nel 2005 andrà a dirigere il Communications and Signal Processing Group al Dipartimento di Ingegneria elettrica dell’Imperial College di Londra e nel 2009 diverrà anche direttrice dell’Istituto di Informatica e Telematica presso il Centro di ricerca e sviluppo, Hellas, a Salonicco, in Grecia.
Era stata sposata con Phil L. Palmer, un collega ricercatore durante il dottorato in Astronomia, nel 1986, dal quale aveva avuto il figlio Kostas Petrou. Il matrimonio si era poi concluso con il divorzio. Nella sua qualità di donna e madre lavoratrice, alle prese col sempiterno problema della conciliazione del tempo da dedicare alla famiglia e quello del lavoro, lancerà una sfida ai suoi colleghi per la realizzazione di un robot da stiro. Tale sfida sarà accolta con notevole interesse, mettendo in luce le difficoltà di soluzione di un’attività incredibilmente complessa per un robot, a causa dei numerosi tessuti e fogge di abiti e biancheria. Otterrà, per la sua possibile ricaduta positiva nella vita delle famiglie di ogni dove, il finanziamento del progetto dal Programma di sistemi cognitivi e robotica della Commissione europea.
Dopo la sua morte, nel 2012, a onorarne la memoria e la fama nel mondo, le sarà intitolato l’importantissimo Premio Maria Petrou, come scienziata e ingegnera di straordinaria capacità, in particolare per il suo ruolo di pioniera per le ricercatrici e modello di grande successo. Il premio deve essere assegnato ogni due anni a una scienziata/ingegnera vivente che abbia dato contributi sostanziali al campo del Pattern Recognition. Di tale prestigioso riconoscimento internazionale è stata fra le altre insignita nel 2018 la professoressa Rita Cucchiara, docente di Informatica al Dief-Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” di Unimore (Università di Modena e Reggio Emilia), per le sue ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale, per i suoi contributi pioneristici al tracking (inseguimento spazio-temporale di oggetti nel video) e alla re-identificazione.
Nel frattempo, sebbene a costi ancora poco accessibili alla famiglia media, sono arrivati sul mercato Effie, la macchina che stira il bucato in tre minuti, e Ugo, il robot per la casa che fa il bucato, stira e lava i pavimenti.
Grazie, Maria Petrou, che, cimentandoti nella soluzione di problemi elevatissimi nel campo scientifico e ingegneristico, non hai mai dimenticato di essere donna e madre, come tutte noi, con la necessità di liberare il nostro tempo per imprese ben più interessanti delle faccende casalinghe!
Qui la traduzione in inglese, francese e spagnolo.
***
Articolo di Rosa Maria Clemente

Già docente di Lettere moderne e Preside di Scuola statale, è appassionata di formazione di giovani, come persone e cittadini/e, di emancipazione femminile e parità di genere. Interessata agli ambiti socioculturali e ambientali, è impegnata nel sostegno alle/ai più fragili e nella tutela del patrimonio artistico e naturale.