Dal cuore di Siena, in Piazza del Campo, chi passeggiando volesse cercare un po’ di quiete, potrebbe imboccare il vicolo all’ombra sulla sinistra della Torre del Mangia e, proseguendo per via Salicotto, svoltando poi sulla sinistra e percorrendo una leggera salita, arriverà in via Luparello; pochi passi, infine, sulla sinistra ed ecco aprirsi, proprio di fronte, vicolo della Fortuna.

Questa viuzza fa parte di una serie di vicoli, quali la Manna e dell’Oro, dai nomi inneggianti alla prosperità e all’abbondanza. Sarebbe, quindi, un’ottima idea intitolare in questa zona, uno spazio a Maria Fortuna, poeta e scrittrice che a Siena arriva da giovane, nel 1768, e qui inizia la sua fortunata carriera letteraria. Una donna che, pur provenendo da umili origini, seppe farsi strada come scrittrice.
La futura autrice di tragedie e poesie mostrandosi intraprendente, aprì a Siena un salotto al tempo assai rinomato, frequentato abitualmente da importanti personalità del mondo letterario dell’epoca. Con alcuni drammaturghi di grande fama, come Pietro Metastasio e Carlo Gozzi, mantenne inoltre una fitta corrispondenza epistolare. Nel 1771 decise di pubblicare lei stessa una tragedia dal titolo Zaffira. Con quest’opera di debutto, che non si discostava di molto dalle regole classiche dell’antica tragedia greca, le giunsero le lodi persino di Federico II di Prussia.
Appena un anno più tardi vide la luce la sua seconda e ultima tragedia, Saffo. Si tratta di un’opera già più matura e nella quale Maria Fortuna fa sua la lezione di Voltaire, mettendo l’amore al centro della scena e facendo dei pastori, i protagonisti assoluti del suo lavoro. La scrittrice ha il coraggio di osare e mettere da parte l’eroismo che anima ancora la gran parte delle tragedie del tempo. Il suo coraggio e la voglia di seguire la propria strada si riflette, oltre che nel teatro, anche nel mondo della poesia. Nel saggio Riflessioni sull’abuso della poesia prende le distanze dalla corrente classicista ancora imperante al tempo e che lei considera ormai vetusta e sorpassata. La ricerca di originalità la porta a respingere la pedissequa e scontata imitazione dei classici e la avvicina alle tendenze arcadiche e a riflessioni che contengono già dei richiami a idee preilluministiche. Nel 1784 pubblica una raccolta della propria produzione poetica dal titolo Rime.

Intitolare un luogo cittadino a questa figura femminile, rappresenta un modo per ricordare una donna che partendo dalle umili origini, si è affermata in un ambiente, quello della scrittura teatrale e della poesia, che risulta essere ancora oggi fin troppo appannaggio dei soli uomini. Proseguendo, un’altra scritta colpisce la nostra attenzione, area verde Maria Montessori: in questo caso una grande figura femminile ha ricevuto una meritata intitolazione!

L’area verde Maria Montessori è collocata su un vicolo stretto (vicolo della Fortuna) che è posto in posizione sopraelevata sul sottostante vicolo della Manna, dando l’effetto di trovarsi su di un terrazzo; la posizione dei palazzi circostanti e la presenza di otto lecci disposti in fila garantiscono poi ombra e il rarissimo passaggio di auto donano una certa tranquillità a un’area verde che, come si deduce dalla sua intestazione alla nota educatrice, è pensata come area giochi per bambini e bambine. Il parco ospita, infatti, varie attrezzature e giochi per minori, oltre a cinque panchine e una fontanella.
Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870–Noordwijk, 6 maggio 1952) fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia. In seguito alla laurea ha esercitato la sua professione di scienziata ed educatrice in vari ambiti che spaziano dalla pedagogia, alla neuropsichiatra infantile, alla medicina e alla filosofia. Come educatrice è nota a livello internazionale per il metodo educativo da lei ideato e che prende il suo nome, adottato in seguito in migliaia di scuole dell’infanzia, primarie e scuole secondarie di primo grado in tutto il mondo. Maria Montessori criticava i comportamenti educativi adottati nelle classi convenzionali, dove, affermava: «I bambini, come farfalle montate su spilli, sono fissati ciascuno al suo posto».

La famosa educatrice ha cercato, invece, di insegnare organizzando situazioni favorevoli all’apprendimento attraverso l’utilizzo di materiali didattici che impegnavano operativamente i bambini e le bambine. Questi materiali, tra cui ricordiamo i pallini suddivisi in unità di numero graduato per l’istruzione pre-matematica e le piccole tavolette di legno progettate per allenare l’occhio nei movimenti di lettura da sinistra a destra, suscitavano negli alunni e nelle alunne un interesse e un’attenzione che prima non si pensavano possibili. Il principio rivoluzionario alla base del metodo montessoriano è la libertà dell’apprendente, come situazione che stimola la creatività.
Dalla libertà, la disciplina emerge, in seguito, in una maniera più naturale rispetto a quella imposta, proprio perché attraverso il lavoro eseguito in autonomia, si sviluppa l’autoeducazione. Per far sì che ciò funzioni deve accendersi quell’interesse che motiva la scelta dell’individuo che è quindi poi libero di scegliere il proprio lavoro, muovendosi in maniera indipendente. L’educatrice ha il particolare compito di guidare il bambino e la bambina al movimento, essenziale poiché la sua personalità si sviluppa e cresce coinvolgendo allo stesso tempo le facoltà motorie assieme alle facoltà psichiche. I soggetti nell’età evolutiva, utilizzando liberamente questi materiali progettati specificamente per incoraggiare lo sviluppo delle capacità individuali in maniera creativa e spontanea e seguendo questa metodologia, costruiscono il proprio apprendimento.
Nel 1907 Maria Montessori aprì la prima Casa dei Bambini, una scuola materna nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma, sperimentando con successo i suoi metodi con bambini e bambine provenienti da contesti sociali difficili. I risultati ottenuti e validati portarono all’apertura di altre scuole montessoriane in tutto il mondo e, per i successivi 40 anni, lei stessa viaggiò in tutta Europa, India e Stati Uniti tenendo conferenze, scrivendo e definendo programmi di formazione per insegnanti.
In copertina: Piazza del Campo, la piazza principale della città di Siena.
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Articolo di Luca Vichi

Laureando in competenze testuali con specializzazione in ambito geografico. Le sue passioni includono la divulgazione e la narrazione in ambito storico e geografico, il mondo dell’editoria e lo sviluppo e la progettazione di siti web didattici con implementazione di applicazioni GIS e dati geo-cartografici.