Andare in montagna è un’esperienza umana e non solo semplice turismo. Infatti raggiungere luoghi lontani, impervi, non è solo una soddisfazione fisica e sportiva, ma un percorso dell’anima. Camminare, in solitudine o in gruppo, permette di riflettere su tante cose. I pensieri passano nella mente a ogni passo e possiamo pensare al passato o immaginare il futuro. Possiamo contemplare la natura e respirare aria pulita, una ricchezza ormai rarissima da trovare.

Tra le risorse naturali che abbiamo ancora la possibilità di vedere e vivere ci sono sicuramente le Alpi Retiche, tra il Trentino e la Lombardia.
Il Passo del Tonale con i suoi 1884 m s.l.m. è tra i passi di montagna, percorribili con la macchina, più alti d’Italia. Si tratta di un luogo che da secoli svolge la funzione di confine naturale e ad oggi segna il passaggio tra la val Camonica (in provincia di Brescia) e la Val di Sole (provincia di Trento). Proprio per la posizione strategica e di confine, durante la Prima guerra mondiale il passo è tra gli scenari principali del conflitto tra Italia e Austria-Ungheria dal 1915 al 1918. E basta prendere un paio di scarponi e uno zaino, e addentrarsi tra le silenziose montagne che dominano il Passo del Tonale, per osservare e ascoltare in maniera tangibile gli effetti devastanti di una guerra, combattuta più di un secolo fa tra i ghiacci, che oggi prende il nome di Guerra bianca.
Tra i numerosi itinerari sulla memoria bellica presenti al Tonale ho trovato veramente interessante il sentiero che conduce alla “Città morta”, un’antica città militare austriaca di cui oggi rimangono solo i resti: vecchie fortificazioni in pietra nel fondo di una piccola valle riparata sotto la Punta Albiolo. Per raggiungere la “Città morta” bisogna salire sul versante Tonale-Valbiolo, partendo o dall’Ospizio San Bartolomeo (un antichissimo casolare attivo già dal XII secolo, oggi in disuso) o dalla malga Valbiolo (raggiungibile con una comoda seggiovia).
Costeggiando le pendici del monte Tonale, passando per una valle continuamente sorvegliata da simpatiche marmotte, si sale per un sentiero panoramico con una stupenda visuale sul versante opposto del passo del Tonale, dominato dal ghiacciaio Presena e dalla Presanella. In due ore di cammino circa si giunge alla città militare a 2500 m s.l.m., un luogo il cui silenzio riesce a far immaginare nitidamente i rumori della vita quotidiana di quei soldati che abitavano la zona. Ma non solo, intorno alla città è possibile trovare tra le pietre e le rovine ancora resti di lamiere, pezzi di granate, proiettili e filo spinato, a testimonianza concreta di quello che i nostri libri di storia raccontano.

Dalla “Città morta”, risalendo un poco, è poi possibile percorrere un sentiero (noto con il nome di “sentiero degli Austriaci”) che passa sulla cresta delle montagne attraverso le trincee di guerra e che arriva fino alla cima del monte Tonale occidentale (2696 m s.l.m.). I più esperti e attrezzati possono continuare attraverso un sentiero molto impegnativo fino al Torrione d’Albiolo e per poi riscendere al famoso Passo dei Contrabbandieri (2681 m s.l.m.) e tornare infine alla malga Valbiolo (il punto di partenza) secondo un percorso ad anello. L’intero itinerario permette, quindi, non solo di ammirare le bellezze naturali del paesaggio alpino, meraviglie che forse, anzi, probabilmente tra qualche anno non esisteranno nemmeno più a causa dei cambiamenti climatici, ma anche di ripercorrere la memoria storica di una guerra terrificante combattuta proprio tra le montagne, spesso ad altitudini e temperature impressionanti. E, alcune volte, “toccare con mano” la storia, osservarne tangibilmente gli effetti devastanti, può essere un modo per capire quanto la ricerca della pace debba essere in questo periodo una nostra priorità assoluta, insieme alla salvaguardia dell’ambiente. Ed è proprio questo quello che si prova camminando su questi sentieri: stupore per la bellezza della natura, orrore nei confronti della guerra, empatia nei confronti degli uomini e delle donne che hanno vissuto in quei luoghi. E le donne? Possibile che su un fronte di guerra così attivo come quello del passo del Tonale non ci sia memoria storica al femminile? Effettivamente sono pochissimi gli elementi che ricostruiscono la vita sul fronte del Tonale delle donne, e ciò è dovuto sostanzialmente alla costante abitudine, maschilista, di celebrare solamente gli eroi di guerra e poco le eroine. In ogni caso dalle poche testimonianze e da alcuni reperti conservati nei numerosi musei della zona (tra cui ricordo il Museo della Guerra di Vermiglio, Forte Strino, e il Museo della Guerra bianca in quota, presso passo Paradiso) è possibile sicuramente ricostruire in quegli anni anche un’intensa attività al femminile.

Come sugli altri fronti della Grande guerra, infatti, le donne durante il conflitto colgono e vincono una sfida importante: sostituirsi agli uomini. Lavorano, infatti, nelle fabbriche e nei campi, cercano di sfamare i loro figli e le loro figlie, curano i feriti, combattono a loro modo. In montagna spesso si arrampicano per i sentieri cercando di portare viveri e armi al fronte, in ogni stagione e con ogni condizione meteo.
Questo progressivo e costante aumento di responsabilità fa comprendere a tutte le donne impegnate su tutti i fronti che alla fine loro sono perfettamente in grado di farcela, che non è vero che sono “inferiori” agli uomini, che hanno le stesse potenzialità e per questo possono e devono avere gli stessi diritti. Non a caso infatti gli anni immediatamente successivi alla prima Guerra Mondiale vedono nascere in tutta Europa moltissime associazioni femminili e femministe che chiedono di allargare diritti politici e sociali anche alle donne.
Tra le montagne del Tonale, quindi, dietro a migliaia di soldati ci sono state altrettante donne pronte a sfidare il freddo, le tempeste e i pendii per poter dare un contributo, e mentre passeggiamo al cospetto di questi luoghi immensi non possiamo non pensare agli uomini e alle donne che prima di noi hanno calpestato lo stesso terreno.
In copertina: vista panoramica dalla Cima Tonale.
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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!