Siena. Nel verde di Taverne d’Arbia

Che dire di Taverne d’Arbia? Piccola frazione così tanto vicina a Siena e così tanto lontana dalle rotte turistiche di chi vuole scoprire la Toscana. Qual è la sua identità più autentica? Ridente borgo immerso tra le rive dell’Arbia o mesto dormitorio per pendolari che lavorano nella città del palio? Vediamo di capirlo meglio con qualche dettaglio in più e magari riscoprendo anche la storia delle donne che hanno abitato e abitano nel borgo di Taverne d’Arbia.

Per molti la sua storia può essere di fatto riassunta nelle poche righe che gli dedica il geografo carrarese Emanuele Repetti, il quale ce la descrive nel suo Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana: «Taverne d’Arbia è un borgo sulla testata di sinistra di un ponte che cavalca il fiume Arbia… Ebbe forse questo luogo il nome di Taverne (ad Tabernas) da qualche antica mansione lungo una strada romana che doveva condurre a Siena». In realtà, più che la taverna o la mansione, sin dalla sua edificazione, la principale attrazione di Taverne d’Arbia è il Ponte a Tre Arcate che si innalza sul fiume Arbia, ispirato al più celebre Ponte della Santa Trinità di Firenze, costruito su disegno dell’architetto Bartolomeo Ammanati nel 1569. Il ponte senese è stato invece realizzato nel 1787 su progetto dell’ingegnere Pietro Ferroni. Per dovere di cronaca occorre precisare che si ha nota nelle cronache di un ponte preesistente sin dal 1353, ma a portare il toponimo di Ponte d’Arbia è, a oggi, un’altra località del senese, che si trova nei pressi di Buonconvento e il cui ponte è in realtà più giovane di trentacinque anni, essendo sorto soltanto nel 1388. Il primo elemento che appare invece alla vista di chi giunge nella piccola frazione è un’opera ben più maestosa: si tratta dell’abbandonata struttura dell’ex Molino Muratori, seconda nella zona, in quanto a scempio paesaggistico, solo alla famigerata ‘Torre dei Pomodori’ (ex Idit) di Isola d’Arbia. 

Luoghi simili ci raccontano di un passato ancora vivo nei ricordi di molti abitanti. Strutture divenute testimoni ingombranti e decadenti di un’Italia fatta di piccole e medie fabbriche che garantivano un impiego stabile alla gran parte delle donne che vivevano nei piccoli borghi toscani. Operaie che, abbigliate rigorosamente in divisa bianca, lavoravano per la Muratori s.r.l. nella produzione di mangimi al vecchio Molino. Non un mulino celebre in tv, come quello ‘Bianco’ di Chiusdino (anch’esso nel senese) ma una vera e propria ex fabbrica di discrete dimensioni (occupante un’area di ben 20.000 mq). Oggi la struttura giace ormai da anni abbandonata alle intemperie e al lento logorio dell’usura naturale.

ex Molino Muratori

Sarebbe un’ottima soluzione quella di riconvertire questa costruzione in una nuova struttura che possa sorgere dalle ceneri del complesso dell’ex Molino Muratori. Il complesso originario che sorge di fianco a via Principale potrebbe essere restaurato e ospitare un centro culturale che valorizzi la presenza femminile, così attiva in loco, o un museo delle donne. Ormai da tempo, all’interno del Regolamento Urbanistico di Siena, è stata inserita la possibilità di un intervento che preveda il recupero e la riqualificazione dell’area dell’ex Molino e che, a seguito di una sua preventiva bonifica, porti a una riconversione funzionale di quest’area e della struttura dismessa e abbandonata. Tutto il complesso potrebbe poi essere recuperato e portato a nuova vita attraverso la realizzazione di una piazza, di un’area verde attrezzata che si colleghi alle piste pedonali e cicloturistiche già presenti e facenti parte del percorso cicloturistico delle crete senesi che congiunge Siena ad Asciano. L’area potrebbe essere ideale anche per ospitare un nuovo polo didattico, magari in connessione con la vicina scuola secondaria di primo grado in località Presciano. Un centro culturale con una biblioteca e un museo che racconti le storie delle operaie dell’ex Molino Muratori e uno spazio museale destinato alle artiste.

Taverne d’Arbia (Area ex Molino Muratori dall’alto)

Durante la mia visita a Taverne d’Arbia ho avuto modo di apprezzare i murales del pittore Francesco Del Casino e dedicati alla battaglia di Montaperti. I murales sono stati dipinti ai lati dei muri al di sotto di un cavalcavia, situato proprio sulla strada di Presciano, a poco meno di 300 metri di distanza dall’area dell’ex Molino Muratori. Da qui l’idea di dipingere anche i muri esterni della nuova struttura con murales su temi femminili che rispecchino anche la destinazione del nuovo centro culturale ospitato all’interno. Sui muri potrebbero quindi essere raffigurati dei ritratti di alcune delle donne insignite del premio Nobel per la pace, oppure di letterate, di artiste toscane e di operaie dell’ex fabbrica. 

A oggi, Taverne d’Arbia non ha vie o strade intitolate a donne, fatta eccezione per l’area verde del giardino intitolato in data 8 giugno 2021 a Oriana Fallaci. L’area verde è situata all’intersezione tra via delle Ropole e via Aldobrandino degli Aldobrandeschi.

Area verde Oriana Fallaci

L’intitolazione è un omaggio alla memoria di Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006), nota principalmente per la sua attività di scrittrice e giornalista. Tra le motivazioni si è sottolineato il ruolo svolto nella Resistenza dalla giovane Oriana quattordicenne nella Firenze occupata dai Nazisti. Inoltre, viene ricordata anche per la sua forza, qualità che le ha permesso di farsi strada in un ambito professionale, quello del giornalismo, che offriva poche possibilità alle donne.

In copertina: Ponte a Tre Archi di Taverne D’Arbia.

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Articolo di Luca Vichi

Laureando in competenze testuali con specializzazione in ambito geografico. Le sue passioni includono la divulgazione e la narrazione in ambito storico e geografico, il mondo dell’editoria e lo sviluppo e la progettazione di siti web didattici con implementazione di applicazioni GIS e dati geo-cartografici.

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