Charlotte Reinagle Cooper nasce il 22 settembre 1870 a Ealing, sobborgo di Londra. Figlia di un mugnaio e soprannominata Chattie, comincia a giocare a tennis all’Ealing Lawn Tennis and Archery Club.
Appena ventitreenne, vince il primo titolo di singolo senior a Ilkley nel 1983. Nello stesso anno raggiunge le semifinali del singolare al torneo di Wimbledon. Partecipa a 21 edizioni di quest’ultima competizione tra il 1893 e il 1917. Nel 1895 conquista il primo dei suoi cinque titoli del torneo, riuscendo a vincere in due set. Si riconferma campionessa nel 1896, nel 1898, nel 1901 e nel 1908. Si classifica tra le migliori giocatrici dell’epoca ed è ricordata come la seconda – e una delle sole quattro donne – a vincere i titoli di singolare femminile a Wimbledon dopo essere diventata madre.
In questi anni non si focalizza, però, solo sul torneo di Wimbledon. Nel 1895 e nel 1898 vince anche l’Irish Lawn Championship, un torneo prestigioso dell’epoca. Ma è con le gare olimpioniche che emerge la sua figura. Nel 1900 partecipa all’edizione tenuta a Parigi, ovvero alla prima edizione delle Olimpiadi aperta alle donne. Il torneo di tennis vede la presenza di solo sei giocatrici in gara. Charlotte diviene così la prima donna a vincere le Olimpiadi nella categoria tennis al singolare all’età di 29 anni contro la francese Hélène Prévost. È improprio parlare, però, di medaglie d’oro, dato che queste sono consegnate solo a partire dall’edizione del 1904. Sempre alle Olimpiadi conquista il doppio misto con Reggie Doherty come suo compagno.

Nel 1908 vince il suo ultimo titolo di singolare a Wimbledon, stabilendo il primato della vincitrice più longeva, all’età di 37 anni e 282 giorni, record battuto solo nel 2020. Nel 1912, a 41 anni, ritenta, ma perde la finale.
Conquista anche per sette volte il doppio misto di All-England e per due volte il doppio femminile, anche se questo è stato prima che questi eventi entrassero a far parte del programma ufficiale del campionato. In particolare vince cinque volte con Harold Mahony (1894-1898) e una volta con Laurence Doherty (1900) e Senofonte Casdagli (1908).
Altri importanti successi includono otto campionati irlandesi, tra cui una tripla vittoria nel 1895, il singolo scozzese nel 1898 e il singolo britannico a campo coperto nel 1895. Vince anche per tre volte il doppio misto a campo coperto.
Charlotte gioca a livello agonistico fino all’età di cinquant’anni, usando per l’intera carriera solo due racchette, una per allenarsi o durante le partite con brutto tempo e l’altra quando invece splende il sole. moglie del tennista Alfred Sterry, è madre di un figlio, Rex, e una figlia, Gwenneth Reinagle, che continuerà la passione per il tennis dei genitori, gareggiando e salendo a capo di club sportivi.
Si spegne nella città scozzese di Helensburgh il 10 ottobre 1966, alla veneranda età di novantasei anni.
La figura di Chattie, alta e leggiadra, viene ricordata per aver sfidato i canoni di genere dell’epoca in cui viveva e per aver conseguito successi sportivi nonostante la partecipazione femminile al mondo dello sport fosse in quegli anni molto osteggiata, come dichiarò Pierre de Coubertin, fondatore delle Olimpiadi moderne: «Ai Giochi Olimpici, il ruolo delle donne dovrebbe essere soprattutto quello di incoronare i vincitori. Un’Olimpiade femminile sarebbe non pratica, non interessante, antiestetica e non corretta». Per le donne lo sport fu addirittura sconsigliato per la probabilità di divenire infertili.

Nonostante questo, Charlotte è stata un grande esempio di donna atleta, che ha lottato per il suo diritto a essere una sportiva. Era solita recarsi al campo da tennis in bicicletta e per conformarsi alla divisa di stile vittoriano si allenava indossando lunghi vestiti bianchi (composti da un corpetto con maniche a sbuffo e una lunga gonna) e un paio di scarpe di cuoio senza tacco, ma non indossava né guanti né cappello, come erano solite fare le altre giocatrici. Anche nella vita privata sfidò le convenzioni dell’epoca: Cooper si sposò all’età di 31 anni e oltretutto con un uomo di sei anni più giovane. L’essere stata nubile per lungo tempo divenne motivo di derisione da parte del pubblico, tanto che fu etichettata con appellativi offensivi come “zitellona” alle Olimpiadi di Parigi.
A 26 anni divenne sorda, ma questo non si dimostrò un ostacolo per il suo successo. Anche se nello sport da lei praticato l’udito è fondamentale per captare il suono della palla che si stacca da terra e quello del colpo di chi si affronta, Charlotte lasciò dietro di sé un lungo strascico di vittorie. Si distinse per la sua abilità tattica: fu una delle poche tenniste a servire in alto all’epoca, dimostrando quindi eccellenti capacità di volée e forte aggressività nel gioco. Dal punto di vista caratteriale, emerse anche per la sua fermezza e la sua sicurezza.
Nel 2013 il suo nome è introdotto nell’International Tennis Hall of Fame. Le sono state dedicate anche alcune strade, come a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia.

In copertina: Charlotte Cooper.
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Articolo di Delia Zampetti

Dopo la maturità classica, si appassiona al mondo della comunicazione. Oggi è laureata in Scienze della Comunicazione e si sta specializzando presso la Sapienza. Tra un libro e l’altro collabora con Toponomastica femminile.