Le contraddizioni di una società patriarcale

La metà scomparsa di Brit Bennet è uscito negli Stati Uniti nel 2020 e da subito è schizzato in vetta alle classifiche del New York Times, mantenendo a lungo il suo primato. Lo stesso ex presidente Usa, Barack Obama, lo ha nominato tra i suoi libri preferiti del 2020, consigliandone caldamente la lettura. In Italia è uscito con prima edizione di Giunti e Bompiani a settembre del 2021. Sebbene Brit Bennet non fosse certo nuova ai grandi successi letterari – esordisce infatti nel 2016 con il bestseller Le madri e si colloca immediatamente tra le prime 100 persone più influenti individuate dal New York Times  sullo scaffale della mia libreria domestica c’è arrivata grazie al consiglio della ragazza che lavora alla libreria Giunti di Foligno. «Questo romanzo è pazzesco! Racconta la storia di due gemelle attraverso una moltitudine di sguardi, giuro che ti piacerà!» mi disse con un entusiasmo a cui non ho saputo oppormi. Se fosse unicamente per amore letterario, o se ci fosse una raffinata strategia di vendita dietro, non lo so dire, posso solo affermare con certezza che aveva assolutamente ragione. 

Brit Bennett

La metà scomparsa guida le lettrici e i lettori all’interno di una storia famigliare lunga vent’anni che si compie e si confonde nella moltitudine di punti di vista, come se l’identità delle protagoniste fosse legata indissolubilmente alla visione, alle convinzioni e ai pregiudizi di tutta la collettività. Degna di nota è anche la traduzione di Martina Testa: quanti libri dalla storia interessante sono stati menomati da una traduzione non all’altezza? In questo caso la trasposizione in lingua italiana accompagna alla perfezione l’intreccio di vite, i salti temporali e i cambi di prospettiva tenuti insieme magistralmente dall’autrice con una scrittura fluida e capace di mettere a proprio agio le lettrici e i lettori anche davanti ai temi più delicati. 

Ma veniamo alla trama: Mallard, Louisiana, è il paese dove si è riunita una comunità di neri dalla pelle chiara. Non accettati all’esterno come bianchi, ma che rifiutano di farsi trattare da neri. In un posto così non passa inosservato il ritorno di Desiree Vignes e della piccola June, la sua bimba dalla pelle nerissima. Anni prima Desiree fuggì da Mallard insieme a Stella, l’inseparabile gemella. Tempo dopo a New Orleans, Stella lascia la sorella, facendo perdere le sue tracce e tagliando tutti i ponti con il passato. 
Ricostruendo le vicende delle gemelle Desiree e Stella, attraverso il loro punto di vista, ma anche tramite i pettegolezzi passati di bocca in bocca dagli abitanti di Mallard e infine, con le vite delle figlie, June e Kennedy, Brit Bennett mette a nudo tutte le contraddizioni della società statunitense. Un Paese multiculturale e multietnico, che però non è realmente riuscito a eradicare il razzismo e la segregazione razziale.

La metà scomparsa mostra attraverso Mallard, la fuga delle gemelle Vignes e la decisione di Stella di rinnegare totalmente il suo passato per trasformarsi in una donna bianca, il fenomeno del colorismo, ovvero il pregiudizio e la discriminazione verso le persone dalla pelle scura. A Mallard si riunisce e si chiude una comunità dalla pelle chiara che punta a “diluire”, generazione dopo generazione, ogni traccia di pelle nera. Il ritorno di Desiree in città con la sua bimba nerissima mostra molto chiaramente il disagio e la discriminazione. June non riuscirà mai a integrarsi. Quella pelle così scura sarà a Mallard un muro invalicabile con cui verrà sempre tenuta a distanza. E Stella, che sceglie di vivere nella menzogna, rinunciando persino all’amata sorella pur di avere una vita migliore, può essere realmente giudicata e condannata?
L’assunzione come segretaria in un’importante società di New Orleans non si sarebbe mai realizzata se i datori di lavoro l’avessero vista come una donna nera. Persino suo marito, ignaro delle sue origini e della sua storia, non è certo che l’avrebbe corteggiata dall’inizio se avesse saputo la verità. 

L’autrice a pagina 196 scrive: «Era quasi arrabbiata con i genitori per averle negato quella possibilità. Se loro per primi si fossero fatti passare per bianchi, se l’avessero cresciuta come bianca, sarebbe stato tutto diverso»L’identità delle protagoniste si forma e si afferma attraverso quello che gli altri credono di loro, come se la ricerca del proprio essere non possa scindersi dalla collettività. In una società falsa e discriminatrice la ricerca della propria identità diventa una corsa a ostacoli, una sorta di “prendere o lasciare” che richiede il prezzo del distacco per potersi realizzare. Così, alla vicenda delle protagoniste, l’autrice affianca i turbamenti di personaggi maschili e femminili, complessi e sfaccettati tanto quanto Desiree e Stella. Come Reese, nata Therese Anna, un uomo imprigionato nel corpo di una donna che intraprende il percorso di transizione per dare alla sua anima l’aspetto che sente. O Kennedy, viziata borghese americana, in lotta con la madre Stella che la vorrebbe studiosa e in carriera, quando lei sogna di fare l’attrice. 
C’è poi il tema della violenza domestica, come se la violenza sulle donne non conoscesse colore, razza, ceto sociale. Desiree ritorna a Mallard con un occhio nero e il labbro spaccato. La dinamica è quella classica: un uomo, non uno sprovveduto senza istruzione, ma l’insospettabile procuratore in giacca e cravatta. Sam alterna premure persino esagerate nei confronti della moglie ad atti di violenza che scattano per i più futili motivi. «Erano ancora gli inizi. Prima che le mani gli si serrassero in pugni, prima che la chiamasse brutta zoccola insolente o matta come tua sorella o un’altra che si crede bianca». Ma anche Stella, nella bambagia del mondo dorato che si è creata, dovrà lottare per tornare a studiare e poi per lavorare, perché che bisogno ha una donna benestante di mettersi a lavorare? «Blake parve felice per lei quando alla fine le arrivò il diploma per posta. Ma fu meno entusiasta quando Stella dichiarò che voleva iscriversi al Santa Monica College per prendere la laurea magistrale, o quando si trasferì alla Loyola Marymount per la specialistica, oppure quando il Santa Monica College la assunse come assistente per un corso di Introduzione alla statistica». 

Concludo unendomi al consiglio di Barack Obama e del New York TimesLa metà scomparsa va letto, non solo per i temi importanti che tratta, ma anche e soprattutto perché è un romanzo ben scritto con una storia che funziona, a prescindere dalle tematiche sociali che porta a galla. 

Brit Bennett
La metà scomparsa
Bompiani, Milano, 2021
pp. 398

***

Articolo di Miriam Di Piazza

Laureata in Economia politica e Istituzioni internazionali all’Università degli studi di Pavia, è autrice del romanzo L’isola di Sara, pubblicato dalla Casa Editrice il Filo di Arianna e firma articoli di carattere sociale, attualità e cronaca locale sul mensile Lodivecchiomese con cui collabora dal 2012. Dal 2018 lavora come Assistente amministrativa presso diverse scuole pubbliche della provincia di Lodi.

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