Opinioni. Gorbaciov, un uomo diverso

Senza voler fare un intervento politico in senso stretto e senza presunzioni di tipo storico, vorrei condividere ciò che sento come donna pensando a lui oggi: un uomo diverso. Sì, è quello che penso di lui se mi guardo intorno e cerco un politico o una politica che gli assomigli tra quelli che calcano ora la scena internazionale, se escludiamo Papa Francesco. Anche guardando la scena italiana. Lui è proprio diverso e come donna mi va di dirlo, mi va di far emergere, far vedere la sua differenza. È così raro trovare esempi maschili differenti dai cliché patriarcali che, se non lo sottolinei quando li vedi, rischi di perdere un patrimonio. Perché mancano gli esempi di come potrebbero fare i politici e le politiche per uscire dall’ossessione della forza come unica regola per governare col potere, anche delle armi, il mondo. E quando compare un politico che da uomo ha la forza di non stare nel club, occorre riconoscerglielo. Serve anche a noi donne, non solo agli uomini.

Se penso a quando Gorbaciov ha detto NO a chi gli chiedeva da Berlino Est se dovevano sparare sulla folla, che stava smontando il Muro che divideva la città da decenni, mi vengono i brividi per la lungimiranza del suo sguardo e della sua sensibilità. Poteva scatenare una terza guerra mondiale nel cuore dell’Europa per difendere l’onore della sua patria e i suoi confini e non l’ha fatto. Ha preferito rischiare sé stesso e il suo potere pensando al suo Paese in un altro modo, senza uccidere nessuno in nome di una imperfetta ideologia. Forse sono sempre imperfette le ideologie e sono gli uomini e le donne al potere a doverle mixare con la loro sapienza, se ce l’hanno. Gorbaciov ha preferito mettere in discussione il valore convenzionale del suo Paese piuttosto che sparare sulla folla. Anzi, ne ha approfittato per provare a cambiare anche dall’interno il modo di pensare dell’Urss. Andando al di là dell’onnipotenza del potere. Un male non solo russo, visto che l’Occidente si è fatto bastare il concetto di vittoria per le scelte che ha compiuto Gorbaciov, senza andare più in là.

Oggi, da più di sei mesi, scontiamo l’ingenuità maschile occidentale di allora, che rischia di sfociare adesso nella “terza guerra mondiale” da lui evitata. Ma lui ha concluso anche la lunga e inutile guerra russa in Afghanistan, con cui l’Occidente ha appena smesso un altro orribile conflitto nel 2021, e fatto finire la Guerra fredda che si trascinava dalla fine della Seconda guerra mondiale. Eventi incredibili che sono passati ancora oggi, alla sua morte, come quasi invisibili per chi fa politica.
Nessun parallelismo con l’oggi è scattato. Nessun dubbio, nessuna domanda che lo collegasse con l’attualità della guerra in Europa. Non si è visto nella sua politica nessun insegnamento ancora valido o comunque che ci potesse interrogare sul che fare, ora. Bollato come un sognatore che non ha capito i tempi, approfittando del suo sconforto per il fatto che la sua politica non era stata capita. Ma l’altra faccia della medaglia che non si vuole ancora vedere in Occidente, l’Occidente, anzi l’Europa, la sta pagando ora. Lui ha difeso quel cuore dell’Europa che gli europei, dal 1989, non hanno saputo proteggere con occhi lungimiranti. Lui, da russo!

Voglio ricordare che si muoveva con una donna sempre al suo fianco: Raissa, sua moglie, una novità totale per i russi, ma ancora oggi è difficile da vedere la loro sintonia di coppia tra i politici che ci governano quando escono con le mogli. Tra loro si coglieva una unione di pensiero e di progetto proprio per come si muovevano insieme. Michail e Raissa si trasmettevano forza e saperi a vicenda, pareva, anche solo guardandosi. Dalla loro coppia probabilmente nasceva quell’assenza del desiderio di potere onnivoro che uccide. Dalla loro sintonia nasceva quella diversa libertà per entrambi, come uomo e donna, senza macchie di morte come diritto del potere, che hanno tentato di donare al mondo. E la loro libertà e unità di coppia, nata all’Università, ha partorito il rispetto e “la cura del vivere” delle persone sulla terra. C’è un’idea precoce di “Matria”, al posto di Patria, nel loro fare, nel mettere la vita al primo posto: al posto dell’onore e di tutte le sue diavolerie ingabbianti. Pare che Gorbaciov stesse male solo all’idea di schiacciare per prova il pulsante del nucleare, nel vedere la distruzione che poteva compiere con quel gesto. Non a caso ha avuto il Premio Nobel per la Pace nel 1990. Ma sembra ora un premio all’ingenuità.

Anche nel 1989 a Berlino c’era una invasione, anche se pacifica, di confini, e questa invasione creava il problema di una loro modificazione concreta e irreversibile: ai danni dell’Urss, della sua potenza, della sua libertà, per come poteva intenderla allora l’Urss, dai trattati della fine della Seconda guerra mondiale. Voleva dire smettere di guardare con l’abitudine russa di sempre all’Urss e cambiare lì radicalmente punto di vista sul potere, i suoi fini e i suoi confini. E lui l’ha cambiato, non facendo sparare: un’altra idea di Cura. L’Occidente no, non ha cambiato! Anzi, ha pensato di aver vinto, gonfiato i muscoli, e l’ha lasciato solo a sbrogliarsela, impantanandosi nel suo orgoglio senza nessuna Cura della convivenza mondiale, oltre le armi. Lui non ha fatto uccidere nessuno per amor di patria e per conservare il proprio potere. Anzi ha fatto finire la guerra fredda che aveva istituito un ordine mondiale basato sulle armi nucleari e anche questo ordine è crollato insieme al muro. Ma l’Occidente e i suoi uomini non hanno visto, insensibili nella propria onnipotenza.

Ho sentito, in questi giorni in cui si ripensa a lui perché è morto, che essendo nato in un paesino di duemila anime che vivevano in povere case di legno, aveva il mito della grande città. Mah, mi pare una lettura parziale e sviante ad arte per raccontarlo e dimenticare quello di potente che lui aveva fatto davvero con l’amore, questo sì da sottolineare, per la vita. Un amore che esibiva muovendosi sempre insieme a Raissa, sua moglie. Si dice l’amasse molto. Certo è che ha voluto essere sepolto accanto a lei. Forse non aveva nella propria vita di maschio quell’idea di potere infantile: “è mio”, che è l’unico che sanno interpretare bene molti uomini per vivere e che finisce sempre per ammazzare. E succede anche quando si parla di democrazia e di libertà.

Ma la libertà e la democrazia di cui si parla oggi mi sembra strana, non è quella che penso, che sento che ci dovrebbe essere nel governo del mondo e dei suoi vari blocchi di potere. Già dire blocchi mi fa star male. Non credo di essere la sola a pensarla in modo diverso sul panorama che ci propone la scena internazionale maschile, donne comprese: troppe parlano come “uomini di potere”. Penso, invece, alla “cura del vivere” che hanno tante altre donne per curare la loro vita, quella degli altri e delle altre che fanno nascere e per educare a stare insieme nel mondo; alla cura che hanno per chi è debole e mi pare decisamente un altro modo di pensare la libertà, la proprietà, i confini, la democrazia, il valore dell’altro e dell’altra.

Penso alla Matria e non alla Patria: non mi appartiene questo concetto se penso alla femminile Cura del vivere. E io non voglio essere chiamata patriota da nessuno e nessuna. Poi nessuna è perfetta e il mondo degli uomini non aiuta le donne a credere nella propria essenza, nella propria idea di democrazia e libertà. Per prime dovremmo crederci di più noi, se vogliamo che qualcosa cambi in meglio. E non si può più aspettare. Gorbaciov ci ha indicato una relazione diversa tra esseri umani, importante nell’urgenza del cambiamento: osserviamola meglio.

***

Articolo di Clelia Mori

È stata insegnante d’arte, bibliotecaria, operatrice culturale, ispettrice archeologica onoraria. È Maestra d’Arte al Toschi di Parma. Ha fatto a lungo politica nella sinistra istituzionale. Ha cresciuto un figlio, oggi fotografo d’arte e scultore. Ora ha riunito le varie parti di sé, prima tenute divise: dipingere e fare politica, come donna e madre che cura e ama la vita, anche dipingendo.

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