La guerra cambia tutto

In questo strano tempo di guerra, raccontata dalle immagini delle città distrutte, dalle e dagli inviati dei media, dai discorsi dei politici e delle politiche e dai continui collegamenti via satellite dell’onnipresente Presidente Zelenskj, ci accorgiamo che la guerra esiste forse solo per la conseguenza delle sanzioni imposte alla Russia sulle nostre bollette di luce e gas e sull’inflazione. La Guerra Grande, come la chiama la rivista Limes, viene commentata ogni giorno da analisti e analiste comodamente seduti negli studi televisivi, se ne sviscerano le cause, se ne prevedono gli sviluppi, ma tutto a noi arriva come da un pianeta lontano. La guerra cambia tutto, di Melanie Hughes, invece, è un libro capace di fare sentire gli effetti della guerra sulla pelle e sulla vita delle persone, che subiranno mutamenti ed eventi significativi e a volte tragici che senza la guerra non ci sarebbero stati.

«Questa è la vera storia di due donne le cui vite sono state segnate dalla guerra. Come per molti della loro generazione, le libertà che oggi diamo per scontate, sono state forgiate in modo irregolare e doloroso dalle loro vite senza linee guida. Erano donne moderne in un’epoca che non lo era ancora. I relitti e i rottami della guerra». Così si apre il libro della scrittrice, sceneggiatrice e attrice inglese, pubblicato in inglese nel 2017 dalla Patrician Press Manningtree, una piccola casa editrice, tradotto da Arturo Croci e pubblicato in Italia nel settembre 2022, un romanzo in cui la vera protagonista è la guerra, con la sua insensatezza e i mali che genera. Una storia di sorellanza, raccontata in prima persona da una delle due figure femminili più importanti e ricostruita sulla base di un archivio di famiglia dalla scrittrice inglese. Il seguito di questo libro esiste solo nell’edizione in inglese.

La voce narrante è quella di Nita, figlia illegittima della prima guerra mondiale, nata il 6 gennaio del 1917, frutto di una passione travolgente tra la madre, di origini scozzesi e Jaime Serracante, spagnolo, catalano, un uomo affascinante chela abbandona prima di sapere che un figlio è in arrivo. La madre, arrivata a Londra con la famiglia all’età di due anni, sarà la prima a cui la guerra (la prima mondiale) cambierà improvvisamente la vita, catapultandola dagli anni spensierati dell’adolescenza alla responsabilità per una figlia, allo stigma sociale per essere una ragazza madre, alla disapprovazione e alla condanna senza appello della sua famiglia, che non la sosterrà e la lascerà sola ad affrontare di colpo problemi più grandi di lei.

La madre darà ugualmente il cognome di Serracante alla figlia, sperando nel suo ritorno e presto si troverà a perdere il lavoro. Con coraggio e ostinazione, «il granito nell’anima», imparerà a vivere per la figlia. É una dura e lo dimostrerà per tutto il libro. Gli inizi non saranno facili, i lavori più umili che trova li perde tutti quando i datori di lavoro si accorgono che è incinta, ma l’incontro con una signora irlandese, che vive a Kensington «ai margini della gentilezza», che le offre un lavoro in casa e l’aiuta a partorire, le darà un breve periodo di serenità, che finirà bruscamente al rientro dalla guerra del suo unico figlio, Cornelio, il secondo a essere cambiato per sempre e in modo irreversibile dalla più grande rovina dell’umanità, la guerra.

«Se non era pazzo prima della guerra, poi sicuramente lo era diventato. Forse per il brutto periodo nelle trincee – non ne aveva mai parlato – si svegliava regolarmente urlando e tremando, fradicio di sudore, annegato nei suoi incubi – o forse a causa del gas che gli aveva danneggiato in modo permanente i polmoni e forse anche il cervello, non lo so, ma era davvero pazzo. Al giorno d’oggi sarebbe stato rinchiuso in manicomio. Ma, a quei tempi, quelli come lui, li buttavano semplicemente fuori dall’esercito e li rimandavano a casa. Ad affondare o nuotare a seconda dei casi, trascinando con sé le loro sfortunate famiglie».

Da qui inizierà un periodo difficilissimo per madre e figlia, pieno di violenze su entrambe e sulla signora Lomasney, da cui le donne emergeranno solo con la morte di Cornelio. Nel frattempo Nita si è scoperta studiosa e desiderosa di apprendere. Nonostante i molti pregiudizi nei suoi confronti frequenta la scuola con ottimi risultati e vince una borsa di studio. «Avevano scoperto che ero intelligente» scriverà iniziando il racconto di quel periodo. A scuola, emarginata dal razzismo delle londinesi, viene avvicinata da Yolanda Barroni, di origine italiana, di poco più grande di lei, una ragazza spigliata e piena di voglia di vivere, che si alleerà con lei «contra mundum», contro i comportamenti odiosi delle londinesi nei confronti delle persone straniere e la introdurrà nella sua famiglia italiana gioiosa, chiassosa e passionale e dichiaratamente antifascista, nella cui casa si ascolta sempre l’Opera e in cui si discute animatamente di tutto, spesso ad alta voce.

Sarà questo l’inizio di una nuova vita per Nita, segnata da un’amicizia sincera e dalla sorellanza, un’alleanza tra donne che si riconoscono nei sogni, nei progetti, nel desiderio di essere sé stesse e di non aderire ai modelli tradizionali. Nita frequenterà quasi quotidianamente i Barroni, dove per la madre, cattolica devota che riempie la casa di crocefissi, ospitare la figlia di una ragazza madre richiederà un notevole sforzo. Qui la nostra voce narrante assaggerà il suo primo bicchiere di vino e le squisite pietanze italiane. Yolanda porterà nella triste vita di Nita colore, brio «e una luminosa spensieratezza tanto estranea quanto gradita» e le impartirà la lezione più importante della sua vita: non vergognarsi di essere diversa. Yolanda ha una forte coscienza politica socialista e antifascista, è molto preoccupata, con tutta la sua famiglia, del fascismo e di quanto sta succedendo in Italia, Germania e Spagna. Si interessa alla guerra di Spagna e frequenta riunioni della comunità italiana a Londra dove i dibattiti sono lunghi e appassionati. Nita la seguirà e si appassionerà alla causa.

In una di queste riunioni incontrerà Rikh, originario dell’India e membro attivo dell’India League, seguace di Gandhi, che finirà per sposare, quasi per rassegnazione, quando la seconda guerra mondiale starà per scoppiare, ma con lui non sarà felice. Tra i suoi discorsi in difesa dei più deboli e il modo in cui si comporta con lei c’è grande differenza. La felicità e la profonda intesa sessuale Nitale ha già trovate con un altro uomo, alla cui memoria, oltre che alla sua, è dedicato il libro. L’amicizia con Yolanda durerà per tutto il romanzo e sarà fatta di confronti continui, a volte spietati, perché l’amica è una persona autentica, che non si vuole accontentare e che non accetta che Nita si accontenti, soprattutto di vivere con una persona che non ama più.

Ma sta per arrivare la guerra, tutto cambia e scegliere l’uomo della propria vita non è possibile, come compiere altre scelte liberamente, che è ciò cui anelano invano le due amiche/sorelle. Yolanda sarà per Nita un punto di riferimento anche sul lavoro, dove incontrerà altri personaggi che la guerra segnerà. La guerra cambierà tutto, soprattutto Nita e il suo rapporto con gli uomini, alla ricerca di quel piacere e stordimento sessuale che col marito non prova più da tempo e che per lei rappresenta l’attaccamento alla vita in un periodo in cui la vita stessa è appesa a un filo. Nelle storie con tanti uomini diversi ricercherà la bellissima intesa, non solo sessuale, che aveva provato con Lal, uomo gentile e rispettoso del suo piacere, che però non tornerà da lei.

La guerra a Londra è descritta attraverso le paure, i bombardamenti, le corse a trovare riparo e ancora una volta attraverso il confronto fondamentale, diretto e spietato tra le due donne e la loro idea dell’amore, che anche per Yolanda rappresenterà alla fine una delusione a cui non si rassegnerà. La guerra cambia tutto è un libro che racconta la guerra in modo insolito, attraverso gli occhi di due «straniere» a Londra e che ha il pregio di farci percepire molto bene il clima sociale e politico londinese, avvicinandoci alle comunità indiana e italiana, quest’ultima descritta con grande simpatia da parte dell’autrice. Anche il rapporto con la madre, dal «luminoso sorriso coraggioso ma pieno di dolore», fin dall’inizio scettica nei confronti della scelta amorosa della figlia, è descritto con grande profondità e tenerezza. Gli uomini non escono benissimo da questo libro, con l’eccezione di Kanwar Lal Amol Singh, l’amante appassionato di Nita, una cometa nella sua esistenza, che la cambierà per sempre.

Yolanda, esuberante, coraggiosa e autentica ci resterà nel cuore, insieme a Nita, la voce che narrerà, alla soglia dei suoi cento anni, la storia di questa amicizia profonda, salvatrice e sincera e che ci farà riflettere su come la guerra cambi completamente le persone, le loro esistenze, i loro progetti e le loro prospettive, ponendo spesso fine senza rimedio alla naturale evoluzione di vite, sentimenti e amicizie speciali. Per ricordarci sempre, anche in questi tempi in cui la guerra è data per scontata e non si parla mai della sua contrarietà alla nostra Costituzione, che «l’abolizione della guerra è un progetto indispensabile e urgente se vogliamo che l’avventura umana continui» (Gino Strada, Una persona alla volta).

Melanie Hughes
La guerra cambia tutto
Patrician Press Manningtree, 2022
pp. 148

***

Articolo di Sara Marsico

Ama definirsi un’escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la c maiuscola. Docente per passione da poco in pensione, è stata presidente dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano e referente di Toponomastica femminile nella sua scuola. Scrive di donne, Costituzione e cammini.

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