Prato, 12 dicembre 1899-Roma, 19 gennaio 1981
«Essa dà plasticamente alla perversa principessa tutto il voluto rilievo scenico: portamento, gesto, accenti e inflessioni della voce, tutto insomma in lei per un’interpretazione perfetta», così si pronuncia la critica per la sua acclamata Turandot nell’omonima opera pucciniana.
Iva Pacetti fu una grande cantante con voce di soprano, degna di entrare nella storia della musica italiana. Nata nel 1899 a Prato, figlia di Pietro, vi trascorse l’infanzia, seguendo di frequente le rappresentazioni liriche presso il Teatro Metastasio. Studiò inizialmente in città dove, a soli quindici anni, prese le prime lezioni di canto e di arte scenica da Italia Vitalini, per poi continuare gli studi a Firenze e, in seguito, a Milano. Nel 1920 ebbe il suo debutto con l’opera Aida di Giuseppe Verdi, nei panni della protagonista, proprio nel teatro pratese. Quel momento determinò l’ascesa della sua carriera, grazie alla padronanza scenica e vocale, insolita per una debuttante. Nel 1921 fu sul palcoscenico del Teatro Lexington a New York su invito del direttore Leopoldo Mugnone. Fu seguìta nella formazione da grandi maestri della lirica italiana come Giovanni Marinuzzi, Antonio Guarnieri e Arturo Toscanini, che la fece esibire nel 1922 al Teatro alla Scala di Milano nel ruolo di Elena nel Mefistofele di Boito. Da allora vi apparve in dieci stagioni, interpretando i personaggi più vari e le opere più note, da La forza del destino a Tosca, da Manon al Don Giovanni, dimostrando eclettismo e doti innate. Nel 1940 partecipò fra l’altro alla prima italiana di La donna senz’ombra di Richard Strauss.
Tornò più volte al San Carlo di Napoli, mentre a Torino debuttò nel1924 nel ruolo assai congeniale della protagonista della Fanciulla del West di Puccini, che portò con notevole successo a Roma, dove divenne la beniamina del pubblico. Nel 1926, nel ’27 e poi nel ’29 fece importanti tournée in America Latina; nel 1928 e ’29 fu in Egitto, a Budapest, a Barcellona; l’anno successivo debuttò al Covent Garden di Londra con Tosca e Otello; nello stesso periodo realizzò undici 78 giri per la Columbia e in seguito registrò anche I Pagliacci, interpretando Nedda. Nel 1931 fu a Londra e a Chicago, in Francia e in Germania, ma in seguito preferì le esibizioni in Italia, sia nelle città sia in provincia. Dal 1935 cantò alla radio nelle trasmissioni dell’Eiar nelle sedi di Torino e di Roma. Nella capitale si sposò con Leopoldo Cappellini, proprietario dell’Hotel Plaza e dell’Ippodromo di Tor di Valle, un personaggio assai noto, proveniente dalla stessa città natale di Iva, Prato. La coppia ebbe due figli, Magda e Giano. Iva Pacetti fu una soprano dalla voce melodiosa e vibrante, in grado di dare efficacia teatrale ai ruoli interpretati. Una voce definita possente dalla critica, che sapeva porgere all’uditorio un canto appassionato, con un registro acuto e penetrante, improntato ad una notevole forza drammatica ed espressività che rendevano vivi i personaggi più diversi, sia quelli tragici sia quelli più brillanti.
Nel 1938 fu acclamata su moltissimi giornali, che scrissero della sua Turandot: «Iva Pacetti nel ruolo di protagonista si è fatta applaudire reiteratamente per potenza di voce, per chiarezza di dizione e per la nobiltà di ogni atteggiamento. La sua voce così doviziosa di registro e di timbro ha trovato accenti crudeli ed impressionanti, specie nella scena degli enigmi», e ancora: «Iva Pacetti, protagonista, una delle più acclamate artiste che vanti il teatro lirico, e che fu una delle prime interpreti di Turandot, ha riportato un successo personalissimo». Nello stesso anno si segnala un episodio piuttosto controverso: aveva infatti iniziato a incidere Tosca di Giacomo Puccini, con l’Opera di Roma, ma, dopo il primo atto, venne sostituita per motivi di salute, tuttavia lei stessa in seguito smentì questa voce spiegando che la causa dell’assenza era stata una indisposizione della figlia; nonostante ciò, la casa discografica e i colleghi non vollero attendere il suo ritorno, così venne sostituita con suo rammarico da Maria Caniglia, altra celebre cantante, con la quale si ritrovò a rivaleggiare spesso in questo periodo.
Il successo di Iva Pacetti non si limitò all’ambito teatrale e musicale, infatti nel 1939 partecipò al primo film da regista di Giacinto Solito, dal titolo Fascino. Dal 1942 diradò le apparizioni, pur continuando la carriera grazie ai concerti di musica da camera, cantando brani di Ildebrando Pizzetti (ma pure l’opera Fedra) e Riccardo Zandonai, autori assai noti e contemporanei. Il 18 gennaio 1947 avvenne la sua ultima esibizione: scelse di dire addio alle scene, al Teatro dell’Opera di Roma, dopo la sua ennesima interpretazione in Turandot, il capolavoro lasciato incompiuto da Giacomo Puccini e successivamente completato da Franco Alfano. Rimase a vivere nella capitale fino al giorno della morte, avvenuta nel 1981.
Iva Pacetti venne ricordata a un anno dalla scomparsa in vari articoli su quotidiani (fra cui il toscano La Nazione) e riviste specializzate. Nella città natale è stata posta nel 1992 una lapide commemorativa all’esterno della sua abitazione giovanile situata in via Guasti, 13, con incise le parole: «Il 12 dicembre 1899 qui nasceva Iva Pacetti soprano che, oggi mito, illuminò con le interpretazioni sue la vita musicale della nostra città e la storia del teatro d’opera del XX secolo». È stata una delle figure pratesi più significative e ha continuato ad essere celebrata in diversi modi: una via le è stata intitolata, nella zona di Prato Ovest, e un Istituto Comprensivo Statale, nella zona Est, ha preso il suo nome. Inoltre, tra le diverse iniziative locali ricordiamo il Premio Iva Pacetti, promosso dall’Associazione Pratolirica fin dal 2005 e che si rinnova ogni anno. Il premio viene assegnato a esordienti cantanti lirici, che si sono esibiti nei concerti organizzati dall’Associazione, mostrando le proprie capacità vocali, ma anche recitative, riscuotendo il favore di una idonea giuria e del pubblico.
Tra le notizie più recenti e interessanti va segnalato che, nei primi mesi del 2018, il Museo del Tessuto di Prato aveva acquisito un baule proveniente proprio dal guardaroba privato di Iva Pacetti; in seguito ad accurati studi e ricerche, furono identificati, all’interno, i costumi e i gioielli di scena indossati da Rosa Raisa risalenti alla prima della Turandot di Puccini, avvenuta nel 1926 al Teatro alla Scala di Milano, con la direzione di Arturo Toscanini. Nacque così la bellissima mostra intitolata Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba, aperta dal 22 maggio 2021 fino al 23gennaio 2022, dove furono esposti i vestiti realizzati da Luigi Sapelli (in arte Caramba), e altri indossati in numerose occasioni da Iva Pacetti, nel ruolo assai congeniale della crudele principessa.
***
Articolo di Sara Benesperi

Nata a Prato e laureata in Scienze umanistiche per la comunicazione all’Università di Firenze, sono laureanda in Media, Comunicazione e Giornalismo all’Università di Roma La Sapienza. Sono una ragazza solare, a cui piace passare il tempo libero nei più svariati modi e fare nuove esperienze, ma soprattutto guardare film, ascoltare la musica, di ogni genere, e leggere.