Nella mitologia greca Iris è il nome della messaggera degli dèi, una fanciulla alata che cavalca l’arcobaleno.
Anche il nome della protagonista di questa storia viene da lontano. Non dalla Grecia, ma dall’antica Roma, dal latino, dove ha il significato di “piccola” e, in senso più ampio, di “umile”. La tradizione unisce, poi, il nome a un colore, il blu, e una pietra, l’ametista, che ancora una volta trova corrispondenza nella mitologia greca che rimanda a una ninfa dei boschi trasformata in pietra da Diana per farla sfuggire alle attenzioni pressanti di Bacco, dio del vino.
Paola, è questo il suo nome, al cui ricordo è oggi legato l’iris, si è fermata, con la sua vita giovanissima, a 25 anni. Si era appena laureata in Economia e commercio, e stava andando al lavoro, alla guida di una macchina regalatale dal padre per il suo eccellente risultato accademico.
Paola Mostosi è morta uccisa, come e peggio di tante altre donne vittime di un crimine che ancora non vuole entrare nel vocabolario: il femminicidio.

L’ha trovata per strada, Paola, la sua fine. Sull’autostrada. Per mano di uno sconosciuto. Dal suo camion erano caduti dei sassolini che avevano rovinato la macchina nuovissima di Paola. Lui non accenna a fermarsi e Paola vuole che invece ripari al danno. Lo fa fermare. E da qui inizia la sua passione. Lui la rapisce, l’ammanetta, le chiude la bocca con degli stracci, perché non urli. Intanto continua a fare il suo lavoro per tutto il giorno, come nulla fosse, come se non avesse dentro il camion quel fardello. La porta a casa, la sera, ma la lascia sul suo camion, dove Paola starà digiuna e al freddo dell’Italia del nord di fine marzo (il cappotto era rimasto in macchina), per tutta la notte. Mentre il suo torturatore, che poi sarà il suo assassino, esce, cena, va tranquillamente a dormire con la moglie. La mattina Paola è ormai stordita, lui completa la sua crudeltà: la strangola e getta il corpo in un canale a secco lungo l’autostrada Bergamo-Milano.
Ma il destino amarissimo della giovane Paola, uccisa così crudelmente, all’improvviso si illumina. Diventa e dona bellezza, si fa Natura. Rivive attraverso un fiore. L’iris era già entrato nella famiglia Mostosi prima dell’incidente di Paola. Il padre, Luigi Mostosi, era un botanico e nel suo giardino di famiglia, a Trebecco, un borgo distante circa venticinque chilometri da Bergamo, ha sperimentato e innestato gli iris per oltre trentacinque anni, creando specie nuove e soprattutto bellezza! Alla scomparsa della figlia Luigi proseguirà questa passione con più determinazione e più forza. Le sue iris, i fiori, il suo giardino e la speranza che innescano i loro colori aiutano lui e la sua famiglia (esclusa la mamma che morirà schiacciata dalla sua sofferenza) a superare il dolore, insopportabile altrimenti.
«Alla Bruttura degli orchi che fanno violenza sulle donne rispondo con la Bellezza delle iris» dice Cristina, la figlia maggiore, più grande di Paola di undici anni e alla quale il padre ha lasciato l’eredità del suo giardino e del ricordo. Il giardino diventa per Cristina, e secondo una sua definizione, il genius loci, un luogo ispiratore di forza che ha avuto la capacità e il potere di far superare il dramma che aveva sovrastato tutta la famiglia. Cristina entra come custode di un percorso che ha iniziato il padre e che glielo ha concretamente passato, dopo la sua morte, nel 2015.

Così germoglia la seconda rinascita di Paola. Cristina, attraverso il dolore per la sorella, rafforza anche sé stessa e mette ordine nella sua vita, divorziando e rimodellando l’orario di lavoro, in banca, nell’ottica delle sue nuove esigenze. Ma soprattutto Cristina pensa a una nuova sistemazione del giardino. Rimette a posto i muri, letteralmente con le sue mani, portando su i mattoni, sistema i sentieri e, finalmente riesce a condividere e ad aprire il suo sogno al mondo: dall’aprile del 2018 il giardino, alla maniera di quelli anglosassoni, è accessibile anche al pubblico e soprattutto ai ragazzi e alle ragazze delle scuole e di ogni età. Un progetto simile, quello di Cristina Mostosi, che ricorda, tra gli altri, per l’apertura al pubblico, quello nato ad Ischia, a Foria: I Giardini della Mortella, dove un’argentina, Lady Susana Walton (moglie del compositore inglese sir Wiliam Walton) creò terrazzamenti con centinaia di piante portate da tutto il mondo: un capolavoro del progettista Russell Page!
Ma ritorniamo a Trebecco, a due chilometri dal lago di Iseo. Qui Cristina è oggi ritornata a curare il suo giardino dopo lo stacco e l’isolamento del lockdown che l’ha tenuta lontana da questa che per lei è una vera oasi di pace.
Proprio durante il periodo di isolamento Cristina progetta altre idee.
Crea, nel marzo di quest’anno, l’associazione che prende il nome dal giardino: Le iris di Trebecco. Ma intanto il recupero del giardino le aveva già dato la soddisfazione di una menzione d’onore (nel 2019) al premio nazionale Passione verde. «Con l’associazione – spiega Cristina, ormai bancaria per tre giorni a settimana e per il resto giardiniera a tempo pieno – voglio mostrare come la Natura, con le sue caratteristiche di lentezza, semplicità e armonia, migliori la vita di tutti e tutte noi. Voglio poi combattere, con il ricordo di mia sorella e della sua triste morte, per tutte le donne uccise. Per prevenire la violenza, per educare, soprattutto i più giovani, i maschi, al rispetto verso la donna, contro la violenza di genere. A questo si arriva – assicura – attraverso la ricerca della Bellezza, in tutte le sue declinazioni, di arte, artigianato, cultura e spettacolo, ambiente e territorio».
Ma è quando parla dei suoi fiori che Cristina si illumina di entusiasmo: «I miei fiori – spiega – sono robusti, resistenti e rustici, e allo stesso tempo diffondono delicatezza e fascino con il loro aspetto, i colori accesi, e il loro bel profumo. Ho cercato di recuperare tutte le specie di mio padre, e in futuro vorrei seguire un corso di ibridazione e magari uno stage in Olanda o in Francia. Per ora è solo un sogno. Lo realizzerò quando andrò in pensione e potrò dedicarmi a tempo pieno agli iris. Il giardino ha cambiato il mio orizzonte, mi ha insegnato che ho bisogno di poco, mi ha portato al ritorno all’essenziale, a ciò che dà senso alla vita».
I progetti di Cristina sono ambiziosi e tre sono già attivi anche se ancora non realizzati completamente. Cristina cerca, infatti, una casa per la sua Biblioteca della natura Paola Mostosi. Un patrimonio immenso, di centinaia di libri, che Cristina ha ereditato dal padre, botanico e sperimentatore, e che si è arricchito dei tanti volumi arrivati con il suo appello lanciato attraverso i social.
Sono stati in tanti a donare e inviare i libri per il progetto: privati, case editrici indipendenti, scrittori, e tante donazioni per altri acquisti. Ci sono libri di botanica, ma anche di zoologia, ornitologia, entomologia, etologia, mineralogia, paleontologia, bonsai, giardinaggio e composizione floreale. A questi si aggiungono opere di letteratura incentrate sul contrasto tra stereotipi di genere, riguardo alla prevenzione della violenza, alla lotta contro le discriminazioni, l’educazione alla parità di genere. I libri però ancora non hanno trovato un posto, un luogo in cui stare definitivamente, per creare la sognata Biblioteca botanica, aperta a chi vuole servirsene per passione, per curiosità, per studio.

Nella biblioteca della natura intitolata alla sorella Paola l’idea di Cristina è quella di esporre tanti acquerelli degli artisti che hanno aderito al suo secondo progetto: quello di ritrarre, con il pennello, un iris del giardino di Trebecco. Oggi le opere arrivate a Cristina sono tante e si possono vedere in mostra (dal 17 settembre al 25 settembre). I quadri verranno poi donati e altri arricchiranno – lo spera tanto Cristina – la biblioteca nel luogo in cui nascerà. «Ho chiesto a tanti sindaci e sindache, a tante associazioni un posto per i miei libri e per le opere d’arte – dice Cristina – e mi farebbe piacere che qualcuno/a mi aiutasse perché diverrebbero finalmente patrimonio a disposizione universale, per chiunque ne avesse bisogno».

L’idea, il progetto più bello, Cristina lo dedica di nuovo ai fiori così legati alla sua Paola. É un progetto botanico che si intitola Una Iris per non dimenticare Paola Mostosi e tutte le altre donne vittime di violenza. É diretta soprattutto ai Comuni italiani, ma non solo. L’associazione di Cristina regala, a chi lo richiede, un kit con i rizomi degli iris provenienti dalla collezione Luigi Mostosi, per realizzare un’aiuola in un luogo pubblico. «Unico impegno del Comune -spiega – è quello di mettere una targa di ottone dal testo uniforme e preciso: progetto botanico UNA IRIS PER NON DIMENTICARE Paola Mostosi e tutte le altre donne vittime di violenza – Collezione iris Luigi Mostosi -. Sarebbe bello che l’aiuola fosse rivolta a sud o esposta al sole il più possibile. Poi certamente dovrà essere curata, ripulita dalle erbe superflue in modo da creare un posto di celebrazione di questa sofferenza atroce che è la morte di una donna per femminicidio, perché donna». La Mostra Le iris e l’arte. Quando la bellezza sconfigge la violenza. Nascita di una collezione ricordando Paola Mostosi si inaugura a Caravaggio, in provincia di Bergamo, con la proiezione del video L’Iris guerriera nella chiesa di San Bernardino domenica 17 settembre e proseguirà nell’Auditorium di San Bernardino fino al 25 settembre.
Ce n’è tanto per ricordare Paola, a venti anni dalla sua morte. E con lei tutte le altre donne uccise dalla mano di un uomo che deve imparare a rispettarla prima di amarla e mai a possederla.
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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti; Siamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.