La donna tipo tre. Maria Albertina Loschi in Finlandia

Figlia del conte Lodovico, Maria Albertina Loschi nasce a Piacenza, nel 1890 o forse nel 1895; anche in questo caso la data non è certa, perché è lei stessa a non dichiarare sempre lo stesso anno. Benché di nobili origini, il padre non percepisce una rendita adeguata e deve impiegarsi nei trasporti; la figlia, diplomata in lingue e intenzionata a intraprendere una carriera professionale, si trasferisce a Roma dove, dal 1910 al 1925, insegna alla Scuola Commerciale Femminile di via dell’Olmata. Lo stipendio le consente di vivere autonomamente e di avviare la sua carriera giornalistica: amerà più tardi definirsi the working countess e difenderà sempre il diritto delle donne al lavoro, anche quando l’argomento desterà non poca diffidenza nell’opinione pubblica. Pur con limiti evidenti, Loschi cercherà di incarnare quel modello che la stampa del tempo definiva donna tipo tre: né madre e moglie esemplare, né amante dedita al partner, ma persona libera e autosufficiente, in grado di mettere in discussione il sistema sociale patriarcale.

Durante gli anni romani Loschi non solo partecipa a varie forme di associazionismo femminile, ma acquisisce anche alcuni incarichi di prestigio, che le consentono di entrare nell’ambiente della politica e dell’alta società: per un breve periodo è insegnante di francese delle principesse di casa Savoia, Giovanna, Jolanda e Mafalda; ha inoltre un ruolo attivo (probabilmente come traduttrice) nei contatti fra l’ufficio di propaganda degli Stati Uniti in Italia e il Governo italiano. Nello stesso periodo inizia la collaborazione con la stampa: il suo esordio nel giornalismo avviene nel 1914 su L’idea Nazionale, organo del Partito Nazionalista Italiano e sostenitore dell’intervento nella Prima guerra mondiale. Collabora in seguito con moltissime riviste: Epoca, Il giornale delle Puglie, Il giornale di Sicilia, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Chiosa, Vita femminile, Donne Italiane. È inoltre redattrice di La Donna Italiana, dove nel 1924-25 tiene la rubrica dal titolo “Movimento Sociale Femminile”. Cura la “Rassegna letteraria” dell’Almanacco della Donna Italiana, rivista che nel 1939, per decisione del regime, cambia il nome in Donne Italiane. Almanacco Annuario e Loschi ne diventa la direttrice, sostituendo Silvia Bemporad, esclusa a causa delle leggi razziali.

Come addetta all’ufficio stampa della Commissione Interalleata per il plebiscito nel territorio di Merienwerder nel 1920 prende parte ai lavori che, dopo il Trattato di Versailles, mettono fine alle ostilità della Prima guerra mondiale e istituiscono una Commissione fra le potenze vincitrici; sarebbe stato proprio il plebiscito dell’11 luglio 1920 a sancire l’appartenenza di questa regione alla Repubblica di Weimar.

Per le sue attività letterarie e artistiche riceve nel 1925 il diploma di Socia Ordinaria dell’Accademia Italiana di Scienze e Lettere; nel 1933 è corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno; nel 1940 l’Ente nazionale della Moda le conferisce il premio Massimo Piccinini.

Importante anche il suo ruolo di conferenziera, che le permette di sostenere le spese dei numerosi viaggi all’estero. La conoscenza di diverse lingue le consente infatti di affrontare con successo l’attività propagandistica su fronti diversi: la diffusione dell’immagine degli Stati Uniti in Italia, quella dell’Italia all’estero, nonché la posizione femminile a livello sia internazionale che nazionale. Rimane costante il suo impegno nelle organizzazioni femminili, sia durante la Prima guerra mondiale nelle associazioni nazionalistiche quali la Lega Patriottica Femminile e il Fascio Nazionale Femminile, sia in quelle professionali: dall’Unione Politico-Nazionale tra le Donne d’Italia alla Fildis (Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori). Infine, Loschi è presente in associazioni emancipazioniste: la Lega Abolizionista Italiana per l’abolizione del riconoscimento legale della prostituzione e il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, parte dell’Icw (International Council of Women), con cui avrà frequenti rapporti in patria e all’estero. Dal 1919 entra anche a far parte del National Woman’s Party americano, qualifica che rappresenta sia il riconoscimento alla sua assidua presenza nell’ambito culturale statunitense sia il suo impegno per l’emancipazione femminile.

Ma la professione cui Loschi ambisce è quella di giornalista. L’occasione si presenta nel 1918, quando Charles E. Merriam, capo dell’Ufficio Propaganda americano a Roma, la assume tra i membri del News Department del Cpi (Committee of Public Information). Lo stipendio di 750 lire è inferiore a quello medio americano, che ammonta a 1000 lire, ma assai superiore a quello medio italiano di 250–300 lire e le consente una discreta autonomia e un certo benessere economico. Nello stesso tempo inizia la sua relazione sentimentale con Merriam, che seguirà sempre più spesso negli Stati Uniti, dove avrà l’opportunità di conoscere direttamente una realtà assai diversa da quella italiana, concentrandosi soprattutto sulla posizione della donna e riportando nei suoi articoli quanto osservato.

La sua esperienza internazionale qualifica Loschi come figura di un certo rilievo: durante la sua prima visita negli Stati Uniti, dal novembre 1918 al gennaio 1919, viene accolta calorosamente dallo staff del Cpi sia a New York che a Washington; per lei vengono organizzate feste di benvenuto e, nei viaggi interni, viene sempre accompagnata da personalità importanti. È lei stessa, dunque, a rappresentare in America il tipo di donna emancipata che descrive nei suoi articoli per le riviste italiane anche se, proprio per il contenuto dei suoi scritti, una volta rientrata in patria deve subire una forma di ostracismo che le rende difficile la pubblicazione e deve tornare all’insegnamento e alle traduzioni per sostentarsi.

Il secondo viaggio negli Stati Uniti, da fine estate a dicembre 1919, vede Loschi impegnata soprattutto con le associazioni femminili: partecipa infatti a due congressi internazionali: l’International Conference of Women Doctors e il First International Congress of Working Women, con più di duecento rappresentanti provenienti da diciotto Paesi diversi.

I viaggi continuano negli anni seguenti in Europa e nel Mediterraneo: visita la Germania nel 1921, poi la Norvegia nel 1924; nel 1925 la Scandinavia, i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia; nel 1926 ancora l’Olanda; nel 1930 l’Olanda e la Norvegia; nel 1932 la Scozia e la Tripolitania. Durante i suoi frequenti spostamenti lavora anche come corrispondente di alcune testate straniere, dagli Stati Uniti al Giappone, fino alla Tripolitania. Il suo viaggio più importante è però il giro del mondo del 1928–29. Le prime tappe sono negli Stati Uniti e in Canada, dove tiene una serie di conferenze; si ferma poi un mese alle Hawaii e un mese in Giappone (marzo 1929). Culturalmente, i suoi spostamenti hanno un doppio valore: con le conferenze diffonde l’idea di un’Italia rinnovata dal fascismo, mentre nel frattempo osserva il mondo e scrive articoli sui vari Paesi che visita, pubblicati sul Messaggero fra gennaio e giugno. Rientrata in Italia, chiede e ottiene un colloquio con Mussolini, che avviene il 24 giugno. Anche se non prenderà la tessera del partito fino al 1933, questo incontro segna il momento in cui aderisce apertamente al fascismo, senza tuttavia cessare di criticarne l’antifemminismo e l’esclusione delle donne dalla vita politica e dal voto. Proprio per questo atteggiamento, considerato ambiguo dal regime, Loschi è oggetto di sorveglianza speciale nel periodo 1929–32 e nel 1941.

Per quanto riguarda la vita privata, dopo la relazione con Merriam, Loschi sposa nel 1932 il commendatore torinese Guido Colla, membro anch’egli del Partito fascista, ma questo rapporto, disturbato da liti frequenti anche pubbliche, termina con la separazione nel 1940–41. Come la sua data di nascita pure quella di morte è controversa, poiché uno studio indica il 1963 mentre un altro il 1981.

Durante la sua vita movimentata Loschi pubblica numerosi articoli sulle località visitate, ma il volume Itinerari Finlandesi, dove descrive il viaggio in Finlandia, è il suo unico resoconto di viaggio completo. Pubblicato nel 1935, il libro è costituito da dodici capitoli di argomento e stile alquanto diversi. Il primo delinea un quadro storico della Finlandia, a partire da una non meglio definita antichità tribale fino alla recente indipendenza, seguito da alcuni episodi della guerra civile. I capitoli successivi rappresentano il vero e proprio resoconto del viaggio, da Helsinki fino alla Lapponia, mentre gli ultimi tre sono concentrati su argomenti specifici.

In apertura compare la dedica a Liisi Karttunen, la studiosa finlandese che viene definita «grande patriota e sincera amica dell’Italia»; segue la Prefazione di Alessandro Pavolini, allora deputato del Partito fascista, il quale si concentra appunto sul Kalevala e sull’elogio dell’eroismo dimostrato dal popolo finlandese nel respingere le forze russe, «enormemente soverchianti», dopo la dichiarazione di indipendenza del 1917. Soltanto nelle ultime righe, con un tono bonariamente paternalistico, nomina l’autrice, dicendosi «lieto di presentare ai lettori italiani» una donna che «gentilmente» riporta i ricordi del suo recente viaggio.

La Prefazione è seguita da una descrizione generale della Finlandia, indicata con il termine originale di Suomi. Vengono illustrati i rapporti con la Germania e la Svezia, l’evoluzione religiosa, il tormentato rapporto con la Russia zarista, fino alle imprese che hanno condotto all’indipendenza e determinato la definitiva cacciata dell’esercito russo da parte delle truppe finlandesi, sotto la guida del generale Mannerheim.

Quando Loschi visita la Finlandia è già un’affermata giornalista intorno ai quarant’anni. Sicura del suo stile, alterna parti colloquiali, in cui coinvolge l’attenzione di lettrici e lettori sul suo itinerario, a segmenti descrittivi, che illustrano con intenzioni realistiche la nazione che visita. Ammiratrice del Paese dai mille laghi non esita a usare «gentilmente», come sottolinea Pavolini, le sue capacità espositive per far sentire chiunque a proprio agio negli ambienti descritti e influenzarne l’opinione.

La città di Savonlinna, in Norvegia

Il viaggio vero e proprio inizia nel secondo capitolo, nell’estate del 1934, con l’arrivo nel porto di Helsinki. In città l’autrice visita i luoghi monumentali, nota la presenza di molte lavoratrici, apprezza lo stile «giovane» della capitale. Il resoconto procede con il viaggio verso est, nella zona storica della Carelia, a Viipuri; proseguendo quindi verso nord si raggiungono Imatra e Punkkaharju. La tappa successiva prevede la visita al castello di Olavinlinna e alla città di Savonlinna, quindi il viaggio continua per via fluviale verso Kuopio; Loschi apprezza molte scene di semplice vita contadina e, durante una sosta, prova la famosa sauna, esperienza che la mette a disagio. Da Kuopio il gruppo di turisti prosegue in treno, quindi nuovamente in battello, attraverso pericolose rapide affrontate con coraggio, nonostante la «debolezza» della sua natura femminile.

La seconda parte del libro si apre con la prosecuzione del viaggio verso la Lapponia; il percorso viene rappresentato graficamente in una doppia pagina che illustra «l’autostrada dell’Artico», che da Rovaniemi porterà i turisti verso nord, fino all’imbarco che porrà termine all’itinerario. Rovaniemi è la prima città incontrata, anch’essa moderna e pulita. Avanzando verso nord il giorno perenne confonde la nozione del tempo; in Lapponia Loschi fa conoscenza con il popolo Sami e il viaggio termina in Norvegia, a Kirkenes, dove i turisti si imbarcheranno per il ritorno attraverso le nebbie dell’Artico. A questo punto il resoconto si conclude, ma la narrazione continua con i tre capitoli finali su argomenti diversi: il primo riguarda il rapido sviluppo dell’economia finlandese (documentato attraverso fonti ufficiali); il secondo descrive il contributo delle donne alla crescita del Paese, illustrandone la partecipazione attiva al mondo del lavoro. Infine, l’ultimo si concentra sul centenario del Kalevala, celebrato dall’associazione culturale Kalevalaseura, con un’esposizione e altre manifestazioni, cui partecipano molte personalità della cultura internazionale. Viene infine citata la fiera dell’industria che si svolgerà in autunno, a ricordare la modernità della nazione finlandese e auspicare la possibilità di nuovi rapporti economici fra Finlandia e Italia.

In copertina: fotografia di un tratto dell’autostrada dell’Artico.

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Articolo di Rossella Perugi

Laureata in lingue a Genova e in studi umanistici a Turku (FI), è stata docente di inglese in Italia e di italiano in Iran, Finlandia, Egitto, dove ha curato mostre e attività culturali. Collabora con diverse riviste e ha contribuito al volume Gender, Companionship, and Travel-Discourses in Pre-Modern and Modern Travel Literature. Fa parte di DARIAH-Women Writers in History. Ama leggere, scrivere, camminare, ballare, coltivare amicizie e piante.

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