Con le donne dell’Iran

La redazione di Vitamine vaganti esprime solidarietà alle donne dell’Iran, duramente colpite nei diritti fondamentali – in primis la vita e la libertà di espressione – sia andando al loro fianco nelle manifestazioni di protesta qui in Italia, sia facendo conoscere il più possibile la loro situazione.
Oggi riportiamo il documento della Società Italiana delle Storiche, che Lea Nocera, componente del direttivo Sis, ci presenta con le parole che seguono.

«La Società Italiana delle Storiche – Sis si schiera pubblicamente a sostegno delle proteste scoppiate in Iran dopo la morte di Mahsa Amini, che si sono sviluppate in reazione alla violenza esercitata in modo mirato nei confronti delle donne. La Sis da molti anni è attenta a quanto accade – non solo in ambito storiografico – nelle aree extra-europee: grazie alla presenza di molte socie specializzate su contesti specifici, in particolare sul Medio Oriente, e all’interesse della Società nel suo complesso, vuole contribuire a costruire una conoscenza approfondita dei processi storici e sociali di queste regioni, a consolidare relazioni virtuose con ricercatrici, studiose e attiviste dell’area e a fornire spunti di riflessione e analisi articolate che possano superare le visioni stereotipate e categoriche spesso diffuse dai media italiani.

Prendendo posizione a favore delle donne in Iran, la Sis ricorda anche la sua socia Anna Vanzan, importante studiosa dell’Iran, che ha dedicato la sua purtroppo breve esistenza a far conoscere meglio il paese in Italia. Tra i suoi libri più recenti Diario Persiano. Viaggio sentimentale in Iran (2017); Donne d’Iran tra storia, politica e cultura (2019). A Anna Vanzan è dedicato il Premio Sis per tesi magistrali in studi di genere con prospettiva storica areale, che è stato consegnato il 29 settembre a Venezia, nella sede di Ca’ Dolfin dell’Università di Venezia Ca’ Foscari. Lo ha vinto Martina Biondi per la tesi I romanzi di Layla Abū Zayd nel Marocco della lotta anti-francese e del post-indipendenza. Percorsi di resistenza anticoloniale, linguistica e di genere; Sara Chatiri ha ricevuto una menzione speciale per la tesi I diritti delle donne in Marocco. Società, religione e giurisprudenza.

Questo il comunicato integrale, ricevuto da Raffaella Sarti, Presidente della Società Italiana delle Storiche:

«La Società Italiana delle Storiche segue con ammirazione e pari preoccupazione i recenti avvenimenti in Iran. Ammirazione per il coraggio delle donne, di ogni età, che sfidano in prima linea un regime che non esita a rispondere con brutalità. Preoccupazione per la violenta repressione in atto. La cruenta uccisione della ventiduenne Mahsa (Zhina) Amini, curdo-iraniana, da parte della polizia morale (Gasht-e Ershad, la pattuglia della morte), lo scorso 16 settembre perché non rispettava il severo codice di abbigliamento della Repubblica islamica, ha reso particolarmente visibile, a livello internazionale, l’oppressione delle donne nel sistema patriarcale iraniano.
Se la Repubblica islamica viola sistematicamente i diritti umani, nel caso delle donne il sistema giuridico concede loro un valore che è della metà rispetto a quello di un uomo nella testimonianza in tribunale, nel risarcimento in caso di ferimento e morte violenta, nell’eredità. Al tempo stesso, per le iraniane è difficile ottenere il divorzio e ancor più la custodia dei figli minori. E sono discriminate nell’accesso ad alcune facoltà universitarie a causa delle “quote azzurre” che garantiscono maggiori opportunità ai loro coetanei di sesso maschile.
L’uccisione di Mahsa Amini ha scatenato proteste dapprima nella provincia del Kurdistan iraniano e poi in 80 località sparse nel paese. Scandendo lo slogan ‘donne, vita, libertà’ (zan, zendeghi, azadi), molte donne hanno sfilato senza indossare il velo, occupando lo spazio pubblico per rivendicare la libertà di scelta. Si tratta delle manifestazioni più importanti dalla rivoluzione del 1979, ben più rilevanti di quelle del 2009 e del 2019, perché questa volta partono dalla provincia per estendersi in tutto l’Iran; inoltre, questa volta le istanze di libertà della borghesia si uniscono alle rimostranze economiche dei ceti popolari.
La morte di Mahsa Amini è diventata la miccia per denunciare un regime che viola costantemente i diritti umani, la libertà di espressione, i diritti delle donne, dei soggetti lgbtqi+, delle minoranze etnico e religiose, ma anche di una leadership incapace di gestire la cosa pubblica.
Dopo un momento iniziale in cui alcuni deputati hanno proposto la revisione e persino l’abolizione della polizia morale, la macchina repressiva si è messa in moto: sono 1200 le persone arrestate, 76 i morti tra i dimostranti, Internet è stato rallentato, Instagram e Whatsapp hanno smesso di funzionare. Malgrado la ferocia della repressione, le proteste non sembrano diminuire di intensità e, con un effetto domino, stanno coinvolgendo anche diverse capitali europee.
La Società Italiana delle Storiche dichiara piena solidarietà a tutte e tutti coloro che, nonostante la dura repressione di questi giorni, continuano a chiedere, in Iran, il rispetto delle libertà fondamentali, l’uguaglianza, la giustizia sociale e la fine di un sistema patriarcale oppressivo. In particolare, la Sis è solidale con le donne e gli uomini che non hanno esitato a sollevarsi unite contro la morte di Mahsa Amini. La capacità di resistenza delle donne è emersa in più occasioni nella storia del paese e la tenacia dimostrata ora testimonia una consapevolezza e una strenua volontà di cambiamento che oggi bisogna sostenere a livello internazionale, seguendo le indicazioni che arrivano dalle piazze iraniane e da quelle che si stanno costruendo in tutto il mondo sotto la guida delle comunità in diaspora».

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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.

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