Il primo giorno del mese di agosto, presso i villaggi delle Ande, si celebra la grande festa della Pachamama, la Madre Terra.
I figli e le figlie della Grande Dea ballano e cantano e offrono bocconi di cibo e sorsi di bevande. Tutto ciò che si mangia e si beve deve essere, in parte, donato, in un rituale di restituzione vecchio come vecchi sono i passi che danzano, le voci che intonano e le bocche che si nutrono e pregano.
Infine, si innalza un inno di perdono, per i tanti danni che questa Terra, avvelenata, saccheggiata e stuprata, è stata costretta a subire; e Le si chiede di non presentare il conto di questi crimini con siccità, inondazioni, gelate o terremoti.
Così i Maya Tojolabales salutano la Madre:
«Tu ci dai fagioli,
che sono così saporiti
col peperoncino, con la tortilla.
Ci dai mais e buon caffè,
Madre adorata,
abbi cura di noi.
Che non ci venga mai in mente
di venderti».
Questa dea non abita il cielo ma la terra; non la puoi trovare alzando gli occhi, ma abbassando lo sguardo su tutto ciò che l’universo ha ed è.
Perché la Madre non se ne sta sola dove non può essere né vista né ascoltata né percepita. Ella vive, respira e abbraccia ciò che ha creato, per insegnare, guidare, a volte, forse, anche punire.
Un mese, dunque, che ci piace molto, come molto ci piacciono i mesi che possono, in una qualche maniere, portare insieme a noi, la voce di donna, di donne e di dee laddove — ed è ovunque — ci sia bisogno di sentire finalmente il vento fresco del cambiamento.
Ed ecco quindi che anche ad agosto e settembre, che nell’immaginario collettivo sanno di bonaccia e fermo immagine e pausa imposta, noi di Toponomastica femminile abbiamo provato a portare le nostre declinazioni in giro per il Paese.
Martedì 2 agosto, nel comune di Joppolo Giancaxio, in provincia di Agrigento, Ester Rizzo ha preso parte all’evento Il Rosso si indossa, non si versa, una serata contro la violenza di genere, durante la quale l’autrice e toponomasta siciliana ha presentato il suo libro Donne disobbedienti.
Giovedì 25 agosto, poi, nel piccolo comune di Fabrica di Roma, nella Tuscia, si è inaugurata la mostra sulle Madri Costituenti. Hanno partecipato, per Tf, Sara Marsico e Sara Balzerano. L’allestimento, organizzato nei locali della biblioteca comunale, è stato fruibile fino al 25 settembre.
Ancora la mostra sulle Madri Costituenti è protagonista, questa volta nel novarese, nei comuni di Briona, Caltignaga e Fara Novarese, che si sono alternati nell’esposizione fino al 30 settembre, con la partecipazione di Giovanna Gado per Tf.
Il 17 Settembre si è svolta una biciclettata per scoprire l’urbanistica femminile ad Abbiategrasso (MI), con Nadia Boaretto a rappresentare Tf.
Sempre 17, e il 18 settembre, a Cambiano (TO), vi è stato l’evento Cambiano come Montmartre – spettacoli, musica, arte, concorso estemporaneo di pittura; presenti per Tf Loretta Junck, Chiara Sonzogni e Donatella Carpintieri.
Il nono mese dell’anno vede anche l’ultimo Salotto Casertano, un appuntamento che ci aveva accompagnate ogni secondo giovedì e che, già sappiamo, ci mancherà. In questa occasione, il 22 settembre, partendo dal libro di Daniela Brogi, si è parlato dello spazio delle donne: un viaggio attraverso luoghi comuni, recinti, mondi inabissati, interstizi, alla ricerca di ariosità nuove e vitali; alla ricerca di un nuovo modo di fare cultura. Sono intervenute Fosca Pizzaroni, Daniela Brogi, Sara Marsico e Olga Coleti (https://www.youtube.com/watch?v=mUWt5PZjWEs).
In ultimo, giovedì 29 settembre, presso il Castello Angioino di Gaeta si è tenuta la conferenza di apertura della mostra sulle Madri Costituenti alla presenza del rettore dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, Marco dell’Isola, e di Ivana Bruno, delegata del rettore alla Diffusione della cultura e della conoscenza dell’Unicas. Sono intervenute Florenza Taricone, prorettrice vicaria Unicas, e Sara Marsico, nostra preziosa referente.
Questo report si conclude così.
Prima di chiudere, però, mi piacerebbe ricordare un’altra data.
Il 12 agosto del 1928 si chiusero, ad Amsterdam, le Olimpiadi. Questi giochi furono i primi nei quali parteciparono le donne che mai, dall’antica Grecia in poi, poterono accedervi. Nel mondo antico era loro proibito competere e assistere, mentre, nell’epoca contemporanea, lo stesso Barone de Coubertin ebbe a dire: «Per lei, la grazia, la casa e i figli. Per lui, la competizione sportiva».
Ci faccia sorridere, caro Barone, dall’alto dei nostri podi. Almeno questo ce lo conceda. Lo faremo con grazia, pensando — perché no — alla casa e ai figli e alle figlie.
Al prossimo mese.
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Articolo di Sara Balzerano

Laureata in Scienze Umanistiche e laureata in Filologia Moderna, ha collaborato con articoli, racconti e recensioni a diverse pagine web. Ama i romanzi d’amore e i grandi cantautori italiani, la poesia, i gatti e la pizza. Il suo obiettivo principale è quello di continuare a chiedere Shomèr ma mi llailah (“sentinella, quanto [resta] della notte”)? Perché domandare e avere dubbi significa non fermarsi mai. Studia per sfida, legge per sopravvivenza, scrive per essere felice.