On the road. Maria Albertina Loschi in Finlandia

Itinerarii Finlandesi è pubblicato nel 1935, in occasione del centenario del Kalevala, il poema fondante della cultura finlandese: la Prefazione di un esponente importante del Partito fascista ne evidenzia la funzione, che è soprattutto quella di celebrare, attraverso questo evento culturale, il recente rapporto di amicizia fra Italia e Finlandia. In quel periodo, infatti, soprattutto a causa della sua politica coloniale, l’Italia si trova sempre più isolata in campo internazionale (le sanzioni economiche saranno proprio deliberate dalla Società delle Nazioni alla fine del 1935) ed è quindi alla ricerca di nuovi partner e di nuove alleanze strategiche. Il discorso narrativo di Loschi intende perciò fornire innanzitutto una descrizione completa del Paese nordico, dalla sua storia passata a quella recente, fino al rapido sviluppo economico e commerciale; l’autrice desidera però anche mostrare, attraverso il suo percorso di viaggio, una natura gradevole e un popolo amichevole, pronto ad accogliere straniere e stranieri curiosi, sportivi, amanti della semplicità. Ecco, dunque, un Paese che brilla nella luce della modernità, una nuova nazione ricca di potenzialità e di energia, inserita in un paesaggio rilassante e pittoresco.

Vista dal mare, Helsinki ha un aspetto assai diverso da quello stereotipato della “città bianca del nord”: «Isole fitte di boschi con chiare parentesi di prati e villette solitarie e velieri candidi nelle insenature tranquille. Isolette civettuole, protuberanze scapigliate, impennacchiate di abeti contorti, gruppi di isolotti calvi come coriacee carcasse di enormi cetacei. Arabeschi di isolettine bizzarre, orgogliose di ospitare un piccolo faro bianco […] Grandi isole che pare vogliano illuderti […] di essere finalmente in vista della terra ferma. Isole audaci che avanzano improvvise, si protendono, si stringono». Questa «collana smeraldina […] delicata e lieta polifonia di colori sullo sfondo azzurrino del cielo» precede lentamente la città: attraverso gli aggettivi si attiva in chi legge un’immagine concreta, mentre i nomi alterati (isolette, isolettine, pietroni…) contribuiscono a creare un contatto affettivo; personificate, le isole audaci che «illudono» e «avanzano» comunicano energia vitale e concretezza prima che Helsinki appaia con tutto il fascino della città moderna e attiva.

La stazione di Viipuri, oggi in Russia

Loschi procede verso est, verso il capoluogo della storica Carelia, la «pittoresca» Viipuri (oggi la russa Viborg), in cui rivede le città italiane. Presto l’itinerario si sposta a nord, nella pittoresca wilderness di Imatra, dove «si ha la prima sensazione della potenza idrica di questo paese […] chilometri e chilometri di fiumi e laghi – ricca sorgente di prosperità – interminabili foreste di betulle e di abeti annosi […] cascate romantiche» che «danno vita a modernissime officine». Le attrattive naturali finlandesi sono sempre in relazione con lo sviluppo industriale del Paese e l’autrice mostra lo stesso apprezzamento sia per le opere di architettura industriale sia per le bellezze naturali.

La tappa successiva, che si raggiunge attraverso una zona agricola ordinata e prosperosa, è Punkkaharju, gradevole località di villeggiatura, «consigliabilissima per sposini di buon gusto, turisti affaticati di moto e di visioni, gente desiderosa di godersi in pace una villeggiatura signorile e tranquilla […] ovunque un bel verde, vivo, ridente […] ci si sente come fasciati da un ‘divino silenzio verde’ […] sembra di essere in un mondo nuovo diverso, materiato di grandi silenzi, di magici riflessi, di luminosità improvvise o di infinite ombre verdi». Fra Savonlinna e Kuopio scorre una via fluviale in un paesaggio «altrettanto pittoresco. No! per chi sa osservare e capire la Finlandia – malgrado una certa uniformità – non è un paese monotono». Lo scenario «è quasi ininterrottamente dei più belli, sia nella luce d’oro del mattino, sia nella magica chiarità notturna […] piccoli approdi, che richiedono all’equipaggio abilissime manovre», fra campi, ville isolate, paesini, boschi; durante tutto il percorso il battello carica e scarica merci, saluta passeggeri abituali, in un «labirinto di isole […] una specie di gigantesco sistema venoso che dà ad una gran parte della Finlandia l’aspetto di un fantastico arcipelago». Mentre le croceriste avevano percepito lungo i fiordi norvegesi tutta l’ostilità di una natura minacciosa, navigando i fiumi e i laghi finlandesi Loschi avverte invece la serenità dell’ambiente e l’operosità degli agricoltori. L’«irresistibile suggestività» del paesaggio, la sua «bellezza tramata di sfumature misteriose e liriche» permette inoltre «di meglio intuire lo stretto legame tra la natura e l’arte finnica»: perfino il modo di accatastare la legna stimola l’immaginazione a creare «fantasiose visioni» di «castelli, grattacieli, villaggi razionali».

A volte la navigazione fluviale diventa avventurosa: si attraversa il fiume Oulu su barche «rosso lacca, vivaci sul verde dell’acqua veloce, snelle come piroghe» e una corrente impetuosa conduce «nei gorghi della prima rapida […] pare che la barca venga inghiottita in una voragine […] la prora riappare tra i vortici rumoreggianti» e la pericolosa velocità di navigazione si intuisce guardando le rive: «i particolari sfuggono, si ha solo una visione d’insieme». A tratti il fiume è impraticabile ed è necessario proseguire a piedi, su sentieri scoscesi nella foresta, infestati da noiosi moscerini; la difficoltà però ha anche un aspetto positivo: emoziona e rende i rapporti fra chi viaggia più amichevoli. Sull’ultimo tratto, il più pericoloso, «le rive si restringono, la massa d’acqua si fa irruenta, rombante, tumultuosa». Per un attimo la natura selvaggia richiama alla memoria le esplorazioni tropicali, ma è prossimo il ritorno alla normalità, fatta di «acque chiare, dolci declivi erbosi, torrentelli pettegoli che hanno chissà quali notizie urgenti da recare al mare, sùbite lucentezze, ponticelli graziosi, campi di cereali, fattorie, pescatori solitari, bagnanti nudisti in un’insenatura tranquilla».

La regione storica di Petsamo

Il viaggio prosegue sull’autobus giallo-arancione che percorre «la grande autostrada dell’Artico» fino a Petsamo: il Lappland Express, come familiarmente viene chiamato. In Lapponia meridionale «i colori del paesaggio sono vivaci e lieti, la popolazione è qua e là abbastanza numerosa, la regione appare prospera»; proseguendo verso nord, si notano solo costruzioni in legno, tutte provviste dell’indispensabile sauna. L’intervento umano nel paesaggio non è mai invasivo, ma sempre gestito in armonia con la natura: «Questa è tuttora una regione di pionieri, una terra di conquista […] i coloni norvegesi si sono ritirati. Soltanto la perseveranza e la sobrietà dei Finni poteva compiere il miracolo». Grazie a loro la Lapponia ora produce rape, patate e barbabietole in quantità sufficiente agli abitanti. Il viaggio non riserva più forti emozioni: si attraversa Sodankylä, «una delle località più fredde della Lapponia […] che in una giornata di sole fa un’impressione abbastanza piacevole, ma che col cattivo tempo deve essere piuttosto malinconica», destinata però a un sicuro sviluppo turistico, come dimostrano l’insegna di un parrucchiere e «l’alberghetto», pur modesto, fiorito e accogliente.

Nell’ultimo tratto del suo itinerario anche Loschi, come chiunque viaggi nell’estremo nord, è colpita dalla «chiarità che perdura così a lungo nel cielo, che si perde la nozione del tempo» ma, a differenza di altre viaggiatrici, la considera un fatto positivo, perché «la vita è più intensa in questa stagione – par che nessuno senta il bisogno di dormire», mentre l’inverno lungo e buio costringerà all’inattività. «Come siamo fortunati noi popoli mediterranei! Basta guardare il sole per credere in Dio» conclude, paragonando il mite clima italiano a quello rigido del nord. Il viaggio prosegue, utilizzando numerosi traghetti, attraverso minuscoli villaggi, tutti lindi e ordinati, forniti di ufficio postale e di edifici scolastici, finché le abitazioni scompaiono: «Aperta da poco al turismo e tuttora poco nota, la Lapponia conserva un fascino singolare – fascino tessuto di silenzio e solitudine – ed esercita un’attrazione quasi direi misteriosa». In solitudine assoluta si attraversa la zona che un tempo conobbe la “febbre dell’oro”, dove «il silenzio ha qualcosa di solenne, di sinistro. L’aria è fredda. […] le conifere scompaiono per lasciare posto a betulle nane e queste a licheni, eriche, muschi […] colline brulle, desolate […] orizzonte senza limiti; solitudine immensa, primordiale. […] Com’è lontano ogni frastuono, ogni richiamo di civiltà e di lotta». Lo sgomento è presto superato, perché la tappa successiva, Ivalo, è «una località quanto mai pittoresca […] in una cornice di colline sinuose e ricche di abetaie – la fine sabbia delle rive, il verde intenso e variegato dei boschi, il rosso vivido del cielo quando il sole volge al tramonto, formano un quadro bellissimo, indimenticabile. […] Nel silenzio della notte chiara il tempo trascorre in una contemplazione tranquilla, serenamente riposante». La natura ha ripreso l’aspetto sereno e familiare della Finlandia del sud, «e l’indomani si riprende il cammino, nella luminosità mattutina» verso Virtaniemi, località famosa per la pesca del salmone, e Pitkäjärvi, dove «la manducatoria è eccellente: carne, pesci, legumi e un certo prosciutto di renna affumicato e senz’osso saporitissimo e una confettura un po’ aspretta di mirtilli rossi»; piatti tradizionali del nord, senz’altro sconosciuti a chi legge. L’autrice alloggia nell’alberghetto «comodo e civettuolo» di Kolttaköngäs, popolare anche d’inverno quando, il sabato e la domenica, «[le persone] vengono dai vicini centri norvegesi a divertirsi, approfittando del cambio favorevole». Alcuni dettagli evidenziano la particolarità della natura: «a un centinaio di chilometri dal mare Artico» la vegetazione diminuisce, «tuttavia c’è ancora tanto verde da stupirne e punteggiato di fiorellini purpurei, viola, bianchi simili a quelli che noi chiamiamo ‘seta delle alpi’»; qui si trovano le «fragole dell’artico, le famose muurain, specie di more dolciastre lievemente profumate, di cui i Finni sono assai ghiotti». Un motoscafo conduce turiste e turisti alle cascate di Saarikoski e infine a Kirkenes, «una punta in Norvegia, arrampicato su un promontorio di pietra nuda […] ciminiere fumose […] cornice di colline brulle […] navi di modesto tonnellaggio, velieri, motoscafi. Alla banchina è attraccata una piccola nave tutta bianca, dagli ottoni lucenti, odorosa di vernice» che porterà l’autrice a Liinahamari, oggi in Russia, da dove inizierà il viaggio di ritorno «attraverso le nebbie dell’Artico» e terminerà la sua avventura.

In copertina: panorama di Heinävesi, in Finlandia.

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Articolo di Rossella Perugi

Laureata in lingue a Genova e in studi umanistici a Turku (FI), è stata docente di inglese in Italia e di italiano in Iran, Finlandia, Egitto, dove ha curato mostre e attività culturali. Collabora con diverse riviste e ha contribuito al volume Gender, Companionship, and Travel-Discourses in Pre-Modern and Modern Travel Literature. Fa parte di DARIAH-Women Writers in History. Ama leggere, scrivere, camminare, ballare, coltivare amicizie e piante.

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