Domenica 18 settembre, a Cambiano, si è svolta la XXXV edizione della manifestazione Cambiano come Montmartre – Arcobaleno, i colori che uniscono, dedicata alla pace, all’inclusione sociale, al rispetto delle diversità, alla non discriminazione, all’armonia della natura, alla gioiosità e ai colori di cui l’arcobaleno è simbolo ricco di significati.

Colori che hanno davvero riempito le strade della cittadina piemontese esaltando il forte senso di comunità e collaborazione delle e dei suoi abitanti. Tra gli stand e i cavalletti di artiste, artisti e aspiranti tali, anche Toponomastica femminile ha avuto il suo spazio riuscendo, in poche ore, in una buona azione di sensibilizzazione sul tema dell’urbanistica di genere.
L’associazione è stata affiancata dal gruppo di ricerca Territori e Comunità Digitali del Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Torino.
Insieme hanno presentato il progetto di mappatura digitale attraverso il social network civico FirstLife iniziato esattamente un anno fa in occasione della Notte della Ricerca 2021. La piattaforma riporta i luoghi urbani intitolati a figure femminili della città di Torino, associando a ciascuno una scheda con la biografia della donna protagonista dell’intitolazione; è uno strumento accessibile a tutte e a tutti e di facile utilizzo che in questi mesi sta crescendo e sta aiutando nel percorso di coinvolgimento e sensibilizzazione della cittadinanza, come dimostrato durante le attività nelle scuole (ne abbiamo parlato in questo articolo) e nel caso specifico, durante l’evento cambianese.


Toponomastica femminile ha rivolto alle visitatrici e ai visitatori due domande importanti: «Quali luoghi di Cambiano sono intitolati a figure femminili? A quale figura femminile intitoleresti una strada, una piazza, un giardino?».
Purtroppo le risposte alla prima domanda sono esaurite in fretta: al momento sono solo 3 anche se l’impegno dell’Amministrazione Comunale va chiaramente nella direzione di riservare intitolazioni femminili alle strade di nuova costruzione. Per dare spazio a tutte e tutti i visitatori si è estesa la mappatura anche al vicino territorio di Trofarello, nonostante anche in questo caso le vie si contino sulle dita di una mano. Al contrario la seconda domanda «A quale figura femminile intitoleresti una strada, una piazza, un giardino?» ha dato buoni frutti e animato vivacemente lo stand. Molte le persone, di tutte le età, che si sono soffermate a riflettere sulla questione e che hanno avanzato proposte, qualcuna/o è pure tornata/o più volte per suggerire intitolazioni e gruppi di ragazze e ragazzi hanno aperto sondaggi estemporanei davanti alla postazione.
Tra le proposte ricevute, la prima è quella che più di tutte merita di essere raccontata, perché sincera e poetica. Si tratta dell’intitolazione alle “Antiche contadine di Cambiano”, avanzata da Teresina, una dolce e anziana signora, cambianese di nascita, che ha colto l’occasione per ricordare ed elogiare il lavoro delle donne in campagna.

Teresina con commozione e gioia ci ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita tra i campi, da bambina e da ragazza, come quando faceva i compiti nel prato, mentre pascolava le mucche insieme al cane che «era molto bravo, conosceva le mucche per nome, io dovevo solo dirgli “Vai a prendere la Rosina che si sta allontanando” e lui ci andava, così io potevo continuare a leggere, scrivere e far di conto». (Per il racconto completo visitate la piattaforma a questo link). Teresina non si è limitata alla storie, ma si è proprio presa cura delle rappresentanti di Toponomastica femminile e FirstLife, offrendo loro il caffè, la crostata fatta in casa, qualche grappolo d’uva e pure un paio di melanzane dell’orto e del giardino e, dulcis in fundo, ci ha fatto leggere alcune pagine del suo quaderno delle elementari, che riportano il tema “Il mio Paese” dedicato proprio a Cambiano.

Nel frattempo, tra una coccola di Teresina e l’altra, le proposte di intitolazioni si accumulavano. Trascritte su fogli bianchi e fissate sulla strada hanno non solo rallegrato lo stand, ma simbolicamente hanno tracciato e indicato che la via del futuro è questa: fare spazio alle donne e rendere onore alla loro storia proprio a partire dai luoghi in cui muoviamo i nostri passi, quotidianamente.

Tra le figure femminili proposte ci sono donne molto note, come Carla Fracci, Raffaella Carrà, Coco Chanel, Madre Teresa di Calcutta, Alda Merini, Oriana Fallaci, Regina Elisabetta II, Anna Frank, Rita Levi Montalcini, Giovanna d’Arco, Nilde Iotti, e altre inusuali, proposte soprattutto dalle e dai giovanissimi, come Margaret Keane, Mary Jackson, Katherine Johnson, Dortohy Vaugan (tre scienziate afroamericane che negli anni ’60 – ‘70 hanno lavorato per la Nasa) un segnale confortante sull’interesse delle nuove generazioni nei confronti delle tematiche contemporanee.
La giornata è stata davvero ricca di incontri, chiacchiere e confronti; lo stand è sempre stato animato da un capannello di interessate e interessati che hanno chiesto informazioni dettagliate su come si possa proporre l’intitolazione, hanno navigato la mappa insieme a noi, letto attentamente i nomi fissati ai futuri cartelli, espresso opinioni importanti sul tema.


Tra questi molti uomini, soprattutto anziani che, a braccetto della moglie, hanno lodato, ringraziato e ammesso il ruolo fondamentale delle donne nella loro vita, reclamando che anche a loro sia riservato un riconoscimento nella storia; come ha detto un visitatore «avete ragione a fare quel che fate, se non ci fossero state le donne, qui tutto andava a rotoli, la campagna, la famiglia, tutta la comunità, ci sarebbe da intitolare tutta la città, non solo una via».
Che sia attraverso una mappa digitale o dei cartelli scritti a mano sparsi sulla strada, quello che è certo è che ancora una volta Toponomastica femminile scuote le coscienze e promuove una cultura urbana inclusiva, diffondendo l’idea che ciascuna/o di noi possa partecipare al disegno della città del futuro che, si sa, non è fatta solo di strade, anche se è proprio lì, tra le vie e i muri, che si può cominciare a seminare una visione della realtà inclusiva e riconoscente a tutte e tutti coloro che l’hanno resa possibile.
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Articolo di Chiara Sonzogni

Architetta e giornalista pubblicista, mi occupo di Architettura e Società studiando e sperimentando metodi, processi e dispositivi che esaltano lo spazio, sia pubblico che privato, come strumento di crescita per l’individuo e la collettività. Ho maturato esperienza in processi di partecipazione collettiva e co-progettazione. Sono a mio agio nelle intersezioni tra discipline da cui attingo spunti inaspettati e soluzioni inusuali.