Prato. Teresa Meroni, Sindacalista Italiana

Milano, 5 giugno 1885 – Como, 17 ottobre 1951

«La figura di Teresa Meroni, donna straordinaria, diversa dalle altre del suo tempo», così viene ricordata sul quotidiano toscano La Nazione.

Teresa Meroni nacque a Milano il 5 giugno del 1885, in una famiglia operaia. Nel 1905, a soli 20 anni, si iscrisse al Partito Socialista, che era stato fondato da poco a Genova e che aveva come obiettivo la lotta per i diritti di lavoratori e lavoratrici.
Nel 1910 fu processata a Vicenza per «incitamento all’odio di classe», a seguito di un ciclo di riunioni di propaganda per la Federazione Tessile, atto che si ripeté anche a Biella, dove venne detenuta per il medesimo motivo. A Como, Meroni incontra Giovanni Battista Tettamanti, considerato una guida nel movimento operaio. Da allora i due furono compagni di partito e di vita, con lo stesso obiettivo: impegnarsi nel documentare e divulgare i propri ideali, tramite periodici e materiali inediti d’archivio.
Nel 1914 iniziò la loro convivenza e successivamente, la coppia si trasferì nella Val di Bisenzio, in Toscana, in quanto Tettamanti fu nominato segretario della Lega Laniera di Vaiano, oggi nella provincia pratese, e divenne direttore del settimanale socialista Il Lavoro e dirigente del movimento cooperativistico della Val di Bisenzio. Quando venne chiamato al fronte nel settembre del 1915, Teresa Meroni prese la guida dell’associazione.

Dopo i primi anni di guerra, le condizioni di vita in quell’area erano drammatiche. All’inizio del 1917 il cibo scarseggiava, il costo delle merci trasportate era raddoppiato e si era sparsa la voce che tutto il raccolto di cereali dell’anno sarebbe stato requisito. La guerra continuava a mietere vittime e i giovani del 1899 erano stati chiamati al fronte: le fabbriche erano state militarizzate e l’assenza degli uomini fece sì che fossero le donne a trovarvi lavoro.
Mentre gli ultimi anni prima dello scoppio della guerra erano stati un punto di svolta, grazie al quale la classe operaia aveva ottenuto degli importanti risultati riguardo alle condizioni lavorative, dopo il 1915 le cose cambiarono ovunque. “Teresina”, nomignolo affettuoso che Meroni ricevette dalla cittadinanza della Val di Bisenzio, continuò a protestare contro l’intervento in guerra, e il 2 luglio 1917 guidò quattrocento donne, da Cantagallo alle porte di Prato, in una grande manifestazione che rivendicava non solo la fine del conflitto, ma anche i diritti della classe lavoratrice e delle donne. La marcia attraversò numerosi paesi: Mercatale di Vernio, Carmignanello, Vaiano, La Tignamica e La Briglia e lungo l’itinerario “Teresina” riuscì a coinvolgere oltre 1500 donne occupate nelle fabbriche, che lasciarono il proprio posto di lavoro per unirsi alle manifestanti. Il corteo fu bloccato dalle forze dell’ordine, che in segno di disprezzo lanciarono alcune monetine contro di loro: Teresa le raccolse e gridò: «Allora andremo a bere alla salute delle donne!».

Dopo questo episodio, Teresa Meroni venne considerata una vera e propria rivoluzionaria e giudicata in tribunale non solo per aver organizzato la marcia pacifica, ma soprattutto per aver offeso un ufficiale. Fu condannata a pagare sessanta lire di multa e a tre mesi di reclusione, ma la pena, che scontò in un campo di internamento a Castelnuovo Garfagnana, le venne protratta di oltre un anno per il suo irriducibile atteggiamento di ribellione.
Nel 1918 si rivolse nuovamente alle donne della Val di Bisenzio incitandole a essere sempre tenaci nella difesa dei loro diritti e, per questo, il 16 febbraio fu allontanata da Vaiano con un foglio di via obbligatorio per Livorno. Nell’ottobre dello stesso anno, confinata in Garfagnana, rischiò di morire probabilmente di febbre spagnola, che mieteva milioni di vittime, e malgrado l’isolamento, non si arrese e continuò clandestinamente a lottare.

Grazie alla determinazione e alla tenacia di Teresa Meroni, lavoratrici e lavoratori della Val di Bisenzio ottennero importanti traguardi: all’inizio del 1919, la prima conquista fu il riconoscimento delle otto ore lavorative. Attraverso un accordo che prevedeva tra l’altro il lavoro pomeridiano del sabato, i datori di lavoro in cambio dovevano versare alcune quote per la costruzione di due Case del Popolo, una a Prato e l’altra a Vaiano.
Con l’arrivo del fascismo, Tettamanti venne arrestato, costringendo Meroni ad abbandonare la città con quel poco che era riuscita a salvare dalla devastazione della loro casa; dovette affidare il loro unico figlio, nato nel 1920, a una compagna che spesso le faceva da balia. I fascisti approfittarono della situazione e il piccolo Vladimiro fu preso in ostaggio, con lo scopo di arrivare a scovare la madre, ma Teresa riuscì a riavere il bambino e a nascondersi.
Quando Tettamanti uscì dal carcere delle Murate di Firenze la coppia si trasferì a Milano, ma fu presto individuata e costretta alla clandestinità fino al 1926, quando Battista venne di nuovo catturato e condannato a sedici anni, e Teresa, sola con il bambino, fu costretta a darsi da fare per sopravvivere.
Nel 1930, Teresa e Battista si unirono in matrimonio civile. Qualche anno più tardi fu lei stessa a essere arrestata e condannata a cinque anni di confino all’isola di Ponza. Tornò a Milano nel 1937, sperando di poter finalmente vivere in pace e in tranquillità con la sua famiglia, ma dopo un breve periodo rimase di nuovo sola, poiché Battista venne arrestato e confinato per altri cinque anni a Ventotene.
Scoppiò la Seconda guerra mondiale e Vladimiro fu mandato in Tunisia, dove il 23 aprile del 1943 morì a causa dell’esplosione di una bomba aerea. Anche la casa milanese cadde sotto i bombardamenti.

Teresa Meroni si spense a Como il 17 ottobre del 1951, lasciando un vivo e commosso rimpianto tra tutti coloro che l’avevano conosciuta come una donna coraggiosa, intraprendente, forte e determinata.
Nel 1986 a Prato le venne intitolata una via, a sud della città, e nel 2011 la Scuola Primaria di Carmignanello. Anche il Comune di Vaiano, nel 2016, ha deciso di dedicarle una via.
Nello stesso anno, Alessandro Affortunati ha pubblicato Due vite, un ideale. Battista Tettamanti e Teresa Meroni, raccontando la storia travagliata di una coppia unita dagli stessi ideali, impegnata a combattere per i diritti della classe operaia
L’anno successivo è uscito anche un libro di Annalisa Marchi e Alessandro Cintelli, dal titolo Teresa Meroni e la marcia delle donne, che ricorda la grande protesta intrapresa dalla sindacalista a Vaiano. Di questa marcia aveva già riferito Alessia Cecconi nel suo testo del 2011. Nel 2017 esce il saggio Donne in marcia contro la guerra di Luisa Ciardi e Marco Perna. Sul numero 69 di Vitamine vaganti la figura di Teresa Meroni è stata ricordata in un articolo di Diana Lenzi.

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Articolo di Sara Benesperi

Nata a Prato e laureata in Scienze umanistiche per la comunicazione all’Università di Firenze, sono laureanda in Media, Comunicazione e Giornalismo all’Università di Roma La Sapienza. Sono una ragazza solare, a cui piace passare il tempo libero nei più svariati modi e fare nuove esperienze, ma soprattutto guardare film, ascoltare la musica, di ogni genere, e leggere.

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