Il torneo dei romanzi italiani usciti nel 2021 si è concluso il 1° ottobre, facendo segnalare esclusioni clamorose di settimana in settimana: dal premio Strega 2022 Mario Desiati con Spatriati a scrittori e scrittrici di fama come Cognetti, De Cataldo, De Giovanni, Piera Ventre (vincitrice lo scorso anno nella sfida fra romanzi), Cotroneo, Lucarelli, Vichi, Giuseppina Torregrossa, Bianca Pitzorno, Edith Bruck, Vitali (partito con tre titoli), Chiara Valerio, Alessia Gazzola, ma qualche tempo fa al nostro ristretto gruppo di lettura erano toccati in sorte due libri, fra i 32 rimasti ai sedicesimi della sfida, messi a confronto diretto.
Si tratta di Un gelido inverno in viale Bligny, di Arianna Destito Maffeo (Morellini), e La sponda oltre l’inferno, di Younis Tawfik (Oligo). E per noi non c’è stata gara, con la netta vittoria del secondo (Robinson, 3 settembre), promosso agli ottavi con 11 voti a 4.

Da notare che, a questo punto del torneo, si è verificata una perfetta parità di genere: otto autrici, otto autori stavano procedendo verso la finale.
Ma le sorprese non sono mancate: il libro che a noi è tanto piaciuto, scritto da un iracheno che vive a Torino, ha scalato infatti la classifica, fino a essere uno dei due finalisti, insieme a Italiana di Giuseppe Catozzella (Mondadori). Ora finalmente, con i risultati già diffusi, possiamo dare la notizia: ha vinto di stretta misura (9 a 6) Italiana, bellissimo romanzo storico ambientato a cavallo fra il periodo preunitario, denso di illusioni e speranze, e quello successivo, intriso di scontento e nuove ribellioni, in cui si inseriscono vicende umane e la storia d’amore fra Maria e Pietro.

Ma facciamo un passo indietro. Il romanzo di Destito Maffeo è un giallo ambientato a Milano in cui vengono uccisi due uomini legati al mondo dell’arte, amici di una pittrice, Sophie, che sta lavorando alla riproduzione di icone, materia assai affascinante. Il rapporto con il marito, Marco, è molto particolare perché l’uomo è totalmente preso da lei, dalla sua bellezza, dal suo corpo perfetto, ne è geloso e ne spia ogni gesto, ogni pensiero, fino a rendere il sentimento malato, morboso. Chi si trova a investigare è il vicequestore Andrea De Curtis («Era un guerriero») che, a dispetto del nome e della qualifica, è una giovane donna, proveniente da Sarzana; «Sono un poliziotto», afferma decisa.
Francamente è un modo di utilizzare la nostra bella lingua italiana che non ci piace per nulla e che non ci aspetteremmo in un libro uscito nel 2021, e specialmente da una scrittrice.
Al massimo Destito Maffeo si spinge a farla chiamare «capa» dai sottoposti (uomini), oppure «dottoressa», lo stesso accade per il medico incaricato delle autopsie, una professionista qualificata; ma quanto ci vuole ancora per leggere quello che tutte/i vogliamo leggere da anni, dando alle donne impegnate in lavori prestigiosi, di responsabilità il nome che semplicemente spetta loro (vedi articolo di G.Priulla, Vv n.178).
Da aggiungere poi che (come afferma l’amica Caione) «la trama è esile e confusa e anche l’editing è molto approssimativo sia per la presenza di diversi refusi che per un mancato controllo della coerenza dei tempi verbali usati.[…] L’investigatrice [è] un personaggio che non esce dalle pagine del libro, non si riesce a visualizzare, incoerente (sembra voler mettere a posto il suo sottoposto ma poi lascia che lui la derida). E che non fa praticamente niente per risolvere il caso, poichè persone e fatti le piovono addosso».
Un ruolo di un certo rilievo è rivestito dalla stagione e dal luogo indicati nel titolo; è inverno, dunque, con le sue nebbie e il suo vento frizzante che spazza le strade, compreso quel viale Bligny che ospita al numero 42 un palazzo molto particolare, un microcosmo pieno di gente e di vita. Qui fra famiglie perbene e personaggi discutibili abita una figura interessante, forse proprio la più interessante del romanzo, Marlene, amica, consigliera, aiutante della poliziotta che cela sotto il trucco, gli ornamenti vistosi, le parrucche di ogni foggia una personalità affascinante e un passato professionale di tutto rispetto.

Sull’altra opera così si è pronunciata Donatella Caione: «La sponda oltrel’inferno di Younis Tawfik è tante cose insieme: un romanzo, un saggio, un’inchiesta. Il tema è più che mai attuale e necessario: il viaggio per mare delle persone che fuggono da guerre, povertà, epidemie, prigionia, torture. Tawkif dà voce a diversi personaggi che raccontano le ragioni della loro fuga, che li porta ad andare incontro a una morte possibile per sfuggire a una morte certa e che, nel raccontare la loro storia privata, danno voce anche alle vicende dei loro Paesi ed è così che il racconto diventa saggio e inchiesta, un tema al quale non ci dobbiamo abituare». «Romanzo che travolge e immerge nel mare, amico/nemico dell’essere migrante. L’uso morbido del linguaggio anche nella descrizione di situazioni estreme addita l’incognita della morte contro la certezza della morte. Persone, universi, la storia dell’umanità che da sempre si sposta, migra, cerca pace e speranza in un mondo che offre prepotenza e guerra. Un libro che interroga la nostra umanità, le nostre coscienze e i princìpi del diritto delle genti», sottolinea Fosca Pizzaroni.
Per noi occidentali risultano molto interessanti i flash-back dedicati agli eventi di vari Paesi africani e, nel dettaglio, ai moti della Primavera araba del 2011, in Libia soprattutto, grazie ai ricordi di una delle voci narranti che entra nei particolari della sua situazione personale e in quella del suo popolo martoriato e diviso: «Un poeta tunisino [Abu’l-Qasim Ash-Shabbi], un secolo fa, aveva scritto: “Se il popolo vuole vivere, anche il destino deve acconsentire”.
E il destino aveva dato la sua risposta: il popolo voleva abbattere il regime. Il 21 febbraio la rivolta si era allargata trascinando anche Tripoli, centro nevralgico del potere del dittatore. La scossa fu violentissima e fece perdere l’equilibrio al regime». Ma la situazione, come sappiamo, degenerò: la rivolta divenne massacro, la giustizia si trasformò in vendetta, molte teste (metaforicamente e non) rotolarono, tribù e clan opposti si fecero guerra e la popolazione non era al sicuro.
Era l’inferno e non c’era altra soluzione che la fuga. Hamid ricorda: «Nulla di quei lunghi anni di dolore più conta, né merita racconto. Dirò solo che siamo stati rapiti da bande criminali, rinchiusi in prigioni disumane, venduti per farci lavorare come schiavi, picchiati e torturati. Siham non mi ha mai voluto dire se avesse subito violenza. Glielo chiedevo, ossessivamente, vedendo i lividi sulle sue braccia, sul collo». E poi la barca accalcata di corpi, il naufragio, l’orrore infinito, la perdita, il dolore eterno.
Diversa e simile la storia del giovanissimo Muhammad, fuggito dall’epidemia di Ebola dalla Guinea insieme al cugino Abu Bakr, figli di due donne coraggiose non sopravvissute alla terribile malattia. Dopo le incredibili peripezie, arriverà a dire che almeno in mare si muore una volta sola, mentre nei campi libici si muore ogni giorno, di fame, sete, torture, violenze.
Ci sono poi le voci e le testimonianze di Marwan, contadino siriano, sopravvissuto ma senza più famiglia, e dell’adolescente Hassan, reduce dal Darfur, che ha visto il padre ucciso davanti ai suoi occhi, senza nessuna motivazione, ed è rimasto traumatizzato.
Incontriamo anche una creatura magnifica, una donna che riesce ancora a sorridere e punta lo sguardo solo in avanti. «Il suo nome significa “orgoglio”. Fnan è bellissima, viene dall’Eritrea. Ha occhi grandi, neri come la notte stellata sul deserto, acuti e penetranti da mettere in imbarazzo». La sua lunga storia inizia dal servizio militare, obbligatorio per ragazze e ragazzi, che non finisce mai; sì, avete letto bene; le persone sono libere solo a 60 anni, quando possono ottenere finalmente il passaporto, ma sono talmente misere che non sanno cosa farsene.
È riuscita a fuggire, da sola, senza lasciarsi una famiglia alle spalle (per fortuna, perché le ritorsioni sono spaventose); ha pagato, è stata venduta, è stata ripetutamente violentata e picchiata: «Uno stupro è, in realtà, una confessione di palese inferiorità da parte di chi lo esegue». Ma all’orrore non c’è limite: la piccola Sophia, di otto anni, muore per le sevizie e la madre impazzisce dal dolore. Eppure Fnan ce la fa, scappa, torna indietro, va avanti, finché arriva in Libia, «in un campo di sterminio, dove entrare è d’obbligo, ma uscire è una botta di fortuna»; un giorno si ritrova sulla barca con gli altri, e poi il naufragio, la strage di creature innocenti.
Ma ora, insieme ai compagni, progetta una nuova vita: chi partirà per Torino, chi per Bologna o per Roma, chi per la Puglia, chi vuole arrivare in Svezia, o in Francia, e poi si vedrà… Eppure, nonostante tutto, fra delusioni e speranze, c’è chi decide di ritornare a casa e chi deve affrontare in Italia la recente pandemia, ma il libro ci lascia con uno sguardo fiducioso al futuro, lo sguardo di chi ha visto mille volte la morte, e ora non ha più paura. Insomma, si sarà capito, un’opera toccante, di grande spessore, che vale la pena leggere.
Il nostro compito al momento si è concluso e con esso la nostra serie di articoli dedicati al torneo, ma, come sempre, chi volesse curiosare, approfondire, saperne di più può andare sul sito: https://torneoletterariodirobinson.blogautore.repubblica.it e continuare ad acquistare ogni sabato Robinson, allegato al quotidiano la Repubblica, per avere tante proposte di lettura, interviste, approfondimenti su autori o autrici da riscoprire. Intanto stanno procedendo le eliminazioni del nuovo torneo, dedicato alla saggistica: chi desidera partecipare può proporsi singolarmente e attendere con curiosità l’arrivo di due testi a sorpresa.
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.
Italiana è un romanzo bellissimo, felicissima che abbia vinto
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