Nel 1964 i Giochi si spostano in Asia, più precisamente a Tokyo dove si presentano tante novità: arrivano infatti la pallavolo, il judo e il pentathlon in atletica leggera; le categorie sono aperte alle atlete, a eccezione del judo, ancora una specialità esclusivamente maschile. Su 5151 presenze 678 sono donne. La pallavolo femminile vede la vittoria della squadra giapponese, mentre il primo oro nel pentathlon femminile è di Irina Press (1939-2004) proveniente dall’Unione Sovietica e già oro a Roma negli 80 metri ad ostacoli.

Il 1968 è l’anno delle Olimpiadi di Città del Messico e le donne per la prima volta accedono alle gare di tiro a segno. La grande novità è tuttavia la presenza di una tedofora. Si tratta di Norma Enriqueta Basilio de Sotelo (1948-2019): è lei la prima donna ad accendere il fuoco olimpico. Norma è messicana, ha poco più di vent’anni e corre gli 80 metri a ostacoli, i 400 e la staffetta 4×100, non riuscendo, però, a qualificarsi per la finale in nessuna di queste categorie.
Monaco 1972 è, invece, l’edizione che vede la reintroduzione del tiro con l’arco femminile nelle competizioni. Le presenze delle donne superano per la prima volta quota mille con 1059 atlete su 7134 partecipanti totali. Nell’equitazione si iniziano a inserire nelle squadre uomini e donne: è il caso della Gran Bretagna che per la prima volta nel salto degli ostacoli schiera un team composto da 2 uomini e 2 donne: Richard Meade, Mary Gordon-Watson, Bridget Parker e Mark Phillips.
Nel dressage l’inglese Lorna Johnstone (1900-1990) all’età di 72 anni entra in rettangolo e, sebbene non conquisti nessuna medaglia, ha il merito di essere la donna più anziana nella storia ad aver partecipato ai Giochi.
Nella XXI edizione di Montreal nel 1976 le donne debuttano nella pallamano, nel basket e nel canottaggio. La grande novità è che per la prima volta una donna apre ufficialmente i Giochi; si tratta della regina Elisabetta II d’Inghilterra (1926-2022), l’unica pure ad aver inaugurato due diverse edizioni, sia Montreal, sia Londra nel 2012. Inoltre per la prima volta un uomo e una donna accendono insieme la fiaccola olimpica: si tratta dei canadesi Stéphane Préfontaine e Sandra Henderson (1960).
A Montreal anche la figlia della regina Elisabetta, la principessa Anna di Edimburgo (1950), partecipa alle gare di completo in equitazione: tuttavia un incidente di percorso non le permette di assicurarsi un posto tra le prime posizioni della classifica.
Le Olimpiadi di Montreal si ricordano poi per il famoso “dieci” alla giovanissima ginnasta Nadia Comăneci (1961) alle parallele. L’atleta rumena in Canada batte ogni record di punteggio e vince ben 3 ori, 1 argento e 1 bronzo (oltre ad altri “dieci”) in tutte le specialità.
Nel 1980 a Mosca si conferma una grande campionessa ottenendo 2 ori e 2 argenti. Il “dieci” non era mai stato assegnato prima d’allora nella storia della ginnastica: infatti il tabellone elettronico prevede solo tre cifre e all’uscita del punteggio di Nadia Comăneci segna 1.00. Solo dopo emerge che le è stato assegnato quel punteggio record per il suo strabiliante esercizio.

A Montreal Margaret Murdock (1942) fa invece la storia del tiro a segno: è la prima donna a ottenere una medaglia (d’argento) in questa specialità.
Quattro anni dopo, nel 1980, i Giochi arrivano a Mosca, dove la situazione si rivela piuttosto complessa, considerato il periodo storico della Guerra Fredda. Gli Stati Uniti infatti boicottano l’evento a causa dell’invasione sovietica dell’Afghanistan. Ciononostante la XII edizione porta con sé diverse novità, prima tra tutte l’introduzione dell’hockey su prato femminile. La prima medaglia in questa disciplina è vinta inaspettatamente dallo Zimbabwe, la squadra meno favorita.
A Mosca brillano numerose atlete che ottengono record su record, in particolare nell’atletica arrivano primati in quasi tutte le specialità. Ricordiamo ad esempio l’italiana Sara Simeoni (1953) nel salto in alto, la giavellottista cubana María Caridad Colón (1958), Evelin Jahl (1956), lanciatrice del disco tedesca e oro già a Montreal, e la sovietica Tatyana Kolpakova (1959) nel salto in lungo.

La XXIII edizione dei Giochi ha luogo a Los Angeles, nel 1984. A causa delle dinamiche della Guerra Fredda questa volta è l’Unione Sovietica (e l’intero Blocco sovietico con essa) a boicottare la competizione, decidendo di non partecipare. Sono 6829 le presenze e la crescita delle atlete risulta essere lenta ma costante: sono infatti 5263 gli uomini e 1566 le donne in gara. Tra le novità di Los Angeles sicuramente c’è l’inserimento in programma del nuoto sincronizzato e della ginnastica ritmica, discipline dedicate esclusivamente alle donne. Le atlete debuttano anche nel ciclismo su strada e nella maratona in categorie riservate.
La prima vincitrice della maratona è l’americana Joan Benoit (1957) che conquista l’oro in 2h.24’52”: un tempo assolutamente da ricordare perché non lontano dagli standard maschili di qualche edizione olimpica precedente. Joan segna un passaggio importante: in atletica infatti in un primo momento le lunghe distanze non sono considerate “femminili”, per questo le categorie olimpiche in programma per le atlete sono, almeno fino ad allora, tutte su 100, 200 e 400 metri. Tuttavia un grande gruppo di campionesse, prima tra tutte la stessa Benoit, ha dimostrato che le donne “fanno il tempo” anche nella maratona.

Accompagna Joan nella nuova sfida, questa volta nei 400 m. ad ostacoli, Nawal El Moutawakel (1962). Nawal viene dal Marocco e a Los Angeles diventa la prima campionessa olimpica di una nazione musulmana – e la prima del suo Paese.

Nel 1988 a Seoul, in Corea del Sud, le presenze femminili superano quota duemila: sono 2194 le donne in gara. Seoul si apre alle competizioni di vela, tennis da tavolo misto e ciclismo sprint. Tantissime le medaglie per le atlete, ma di grande interesse è l’impresa della statunitense Florence Griffith Joyner (1959-1998), conosciuta anche con il nome di “Flo-Jo”, che nella corsa ha stabilito un record olimpico (10.62) nei 100 metri e un record del mondo ancora imbattuto (21.34) nei 200 metri. A queste medaglie si aggiungono un oro nella staffetta 4×100 e un argento nella 4×400.
Un importante successo al femminile si ha nell’equitazione, nel dressage, specialità in cui uomini e donne competono tra loro senza categorie specifiche; per la prima volta nella storia della disciplina il podio individuale è interamente composto da donne: la tedesca Nicole Uphoff (1967), la francese Margit Otto-Crépin (1945-2020) e la svizzera Christine Stückelberger (1947); una autentica svolta.
In copertina: Norma Enriqueta Basilio de Sotelo.
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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!