Giornata Internazionale per i diritti delle persone migranti

«Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola».
Khalil Gibran

Migrante: participio presente di migrare (dal latino migrare). In genere fenomeno biologico o sociale. Che migra, spostamento di popoli, animali, uccelli migranti, da un’area geografica a un’altra, determinato da mutamenti delle condizioni ambientali, demografiche, fisiologiche. (definizione del vocabolario Treccani).
L’uso distorto e discriminatorio di questa terminologia che la politica spesso strumentalizza nella narrazione delle numerose masse in fuga da molte zone del pianeta, rischia di essere eristica e di esercitare nelle scelte della popolazione al momento del voto un’azione determinante delle proprie posizioni.
Guerre, fame, cambiamenti climatici, spingono ogni anno milioni di persone a lasciare i loro Paesi d’origine in cerca di una vita migliore. Nel quadro ufficiale che riflette quello giuridico si dovrebbe fare una distinzione: coloro che richiedono la protezione internazionale essere riconosciuti/e come rifugiati/e, mentre chi cerca condizioni più vantaggiose resta nella posizione di migrante, infine, profughi/ghe sono coloro che, una volta ristabilite le circostanze di normalità, vogliono ritornare nella loro Terra.
I mutamenti ambientali e l’alternarsi dei periodi glaciali e interglaciali sono sempre stati i principali fattori dei movimenti migratori che, soprattutto, in questo periodo storico alimentano paura e odio, sentimenti che sovrastano la mente della popolazione motivata da una informazione amplificata e stereotipata basata su dati errati e incompleti, facendo credere che la migrazione sia l’origine dei problemi socio-economici e culturali. Per questa ragione necessita acquisire nozioni sulla complessità del fenomeno migratorio, in cui prendano parte a un confronto rappresentanti delle parti sociali e in particolare le diverse forze politiche per un’apertura di crescita e benessere civile.

Tra le ipotesi della scienza paleoantropologica viene enunciato che lo spostamento dell’essere umano si realizza principalmente via terra a partire proprio da un punto preciso del mondo individuato nell’Africa, attraverso un cammino che ha inizio circa due milioni di anni fa.
Dal punto di vista fotografico e artistico, il tema della migrazione è affrontato in diversi modi, voglio qui ricordare il libro fotografico di Iole Carollo, Out of Africa (2021), curato da Benedetta Donato, interessante perché attraverso le fotografie e le parole, di migranti intervistati dalla fotografa, i confini tra terra e mare appaiono inaspettatamente fluidi. D’altronde, non bisogna dimenticare la definizione che lo storico Braudel scrisse del Mediterraneo: «[…] non un mare ma un susseguirsi di mari […]».

Il 18 dicembre 1990 l’Onu ha riconosciuto ufficialmente The International Convention on the protection of the rights of all migrant workers and members of their families. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva istituito già dieci anni prima un gruppo di lavoro composto dagli Stati membri e da organizzazioni internazionali; per redigere un’apposita Convenzione che potesse far coesistere le posizioni dei Paesi di provenienza dei flussi migratori e quelle dei Paesi destinatari, per tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici migranti, con le loro famiglie. Il motivo che ha sollecitato le Nazioni Unite a occuparsi delle loro condizioni, derivò dalla notizia di un incidente avvenuto nel tunnel del Monte Bianco nel 1972, nel quale persero la vita 28 persone provenienti dalla Repubblica del Mali, Stato all’interno dell’Africa occidentale, nascoste in un camion e dirette verso la Francia in cerca di un lavoro che offrisse loro un’esistenza più favorevole; l’autocarro avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire.
Il 18 dicembre 2000 l’Onu ha istituito la Giornata mondiale delle persone migranti, votando che, da quel momento in poi, si celebrasse ogni anno qualunque fosse stata la motivazione del loro spostamento dal paese di nascita. Entrata in vigore il 1° luglio 2003 non appena raggiunse il numero minimo delle ratifiche, a oggi, difficile credere che la Convenzione annovera solamente 55 ratifiche principalmente da parte dei Paesi di provenienza dei flussi migratori: non l’hanno mai ratificata l’Italia, la Francia e tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. La presa d’atto dell’esistenza e della validità di questi aspetti complessi della realtà è molto lenta e ogni anno anziché migliorare vengono segnalate sempre più violazioni.

Da quell’incidente del 1972 a oggi, solo nel Mediterraneo centrale e orientale le persone morte o disperse sono decine di migliaia, oltre a un numero incalcolabile tra la rotta atlantica e balcanica, nel canale della Manica e lungo i confini tra Polonia e Bielorussia.
Tra gli eventi dolorosi si ricordano alcuni avvenuti in luoghi diversi, come quello avvenuto il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa, in cui persero la vita 368 migranti tra cui 83 donne e 9 bambini; nel Regno Unito il 22 ottobre 2019, vennero trovate 39 persone morte di origine vietnamita all’interno di un container frigorifero; in Messico il 9 dicembre 2021, alcuni migranti fra donne/uomini, bambine/i provenienti dal Guatemala, fuggivano dalla povertà e dalla violenza diretti negli Stati Uniti in cerca di lavoro, viaggiavano clandestinamente nascosti in un camion che si è rovesciato sulle tortuose strade del Chiapas, in cui morirono 55 giovani e 73 rimasero gravemente feriti nei pressi di Tuxtla Gutiérrez, capoluogo dello Stato messicano del Chiapas.

L’intento principale è quello di perseguire nelle generazioni italiane ed europee una cultura incentrata sull’accoglienza e il dialogo nel rispetto dei diritti umani, creando servizi sociali, infrastrutture sanitarie e mediche; salvare le vite in mare, rafforzare la capacità di ricerca e di soccorso perché chi muore nelle migrazioni spesso non ha volto e storia; soprattutto chi è minore non accompagnata/o, sopravvissute/i alla violenza di genere, vittime di tratta, in prevalenza donne e minori reclutate/i nei loro Paesi di origine e destinate/i ai Paesi ricchi. Occorre una responsabilità condivisa tra tutti gli Stati membri dell’Unione Europea come ha detto Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre, organizzazione non profit fondata il giorno successivo al naufragio, rivolgendosi alle istituzioni europee insieme al Comune di Lampedusa e Linosa, Medici senza frontiere, Arsing Africans, Festival divercity, Unire, che il 3 ottobre diventi “Giornata europea della memoria e dell’accoglienza”.

La Convenzione è composta da 93 articoli, si divide in nove parti applicabili senza alcuna distinzione in correlazione a sesso, colore, lingua religione o convinzioni, opinioni politica, origine nazionale, età, condizione economica, stato civile, stato giuridico; tutto ciò si può consultare nel testo di Antonio Papisca: Il diritto della dignità umana. Riflessioni sulla globalizzazione dei diritti umani, Marsilio 2010. L’attenzione della Convenzione è focalizzata soprattutto sui soggetti più vulnerabili lavoratrici/lavoratori migranti costretti a lavorare in condizioni irregolari, sottoposti a ricatti, sfruttamento o spinti a violare le regole che causano parecchi morti sul lavoro (nero).
Questa giornata è ritenuta un evento periodico di memoria e solidarietà per tutte le/gli abitanti del pianeta, che rimarranno con la propria storia e geografia in almeno due spazi temporali; perfino coloro che non hanno mai lasciato il loro luogo di origine hanno traccia genetica, biologica e culturale di passate migrazioni molto antiche. La libertà è una scelta degli esseri umani, ogni azione che compiono non dovrebbe essere influenzata da nessuna volontà esterna, è fondamentale garantire la libertà di lasciare il luogo di origine ovvero il diritto a rimanere, mediante il rispetto dei diritti umani, vita, cibo, istruzione, salute ambiente. Purtroppo, oggi, consideriamo la migrazione meritevole di sanzione e il 18 dicembre è “celebrato” con ritrosia e imbarazzo.

Se facciamo il bilancio netto tra lavoratori e lavoratrici in entrata e in uscita, ci rendiamo conto che è in antitesi a quanto avviene in Germania, Francia, Regno Unito, per non parlare dei Paesi scandinavi o di Austria e Olanda; sono molte più le persone italiane che nel 2015 sono andate a lavorare all’estero che quelle straniere venute in Italia, quindi, più un paese di emigrazione che di immigrazione; nell’area Oecd eravamo all’ottavo posto dopo Cina, Romania, Polonia, Siria, India, Filippine, Messico. Secondo la Banca Mondiale 143 milioni di persone che vivono nell’Africa sub sahariana, America latina e Asia meridionale, entro il 2050, potrebbero fuggire all’interno dei loro paesi dalle aree con minore disponibilità idrica e produttività delle colture, o da quelle zone che saranno colpite dall’innalzamento del livello del mare. Inoltre, sempre la Banca nel suo rapporto Groundswell. Preparing for internal climate migration, identifica dei punti focali in cui moltissime persone fuggiranno per concentrarsi in altre città, affrontando sempre più percorsi pericolosi in cerca di salvezza. In Europa il flusso costante di esseri umani in alcuni Stati crea problemi logistici con ricadute per la mancanza di alloggi, infrastrutture di trasporto, servizi sociali e opportunità di lavoro.
Per i prossimi anni, dunque, è necessario un cambio sistemico più profondo per le sfide che la società civile dovrà affrontare, per garantire un’assistenza specifica a 360° nelle situazioni di emergenze. Nella nostra società sempre più multiculturale è fondamentale fornire alle giovani generazioni orientamenti pedagogici e spunti di riflessione sui problemi socio-culturali per una migliore integrazione tra le diverse culture. 

Per approfondire:
Iole Carollo, Out of Africa, 2021 (Autoprodotto).
Antonio Papisca, Il diritto della dignità umana. Riflessioni sulla globalizzazione dei diritti umani, Marsilio 2010

***

Articolo di Giovanna Martorana

PXFiheft

Vive a Palermo e lavora nell’ambito dell’arte contemporanea, collaborando con alcuni spazi espositivi della sua città e promuovendo progetti culturali. Le sue passioni sono la lettura, l’archeologia e il podismo.

2 commenti

  1. Molto bella la citazione di Gibran. Articolo molto interessante, dove ho scoperto che l’Italia non ha ratificato la “giornata del migrante”. Ottimo approfondimento con il libro Out of Africa, di Jole Caroll. Che mi pregio di avere.

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